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Addio al sussidiario: «Fate sparire le vecchie materie»
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1. Addio al sussidiario: «Fate sparire le vecchie materie»
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da Il Corriere della Sera
24 maggio 2003

Richiesta del ministero agli editori. Modello interdisciplinare e meno nozioni per il libro-base delle elementari

Addio al sussidiario: «Fate sparire le vecchie materie»

Dopo più di un secolo il vecchio sussidiario per le scuole elementari andrà in pensione. Al suo posto arriveranno dei testi in grado di collegare le diverse materie in un intreccio didattico. Il ministero dell’Istruzione ha chiesto agli editori di libri scolastici di produrre nuovi testi più semplici: non più un contenitore di singole materie ma un insieme di unità di apprendimento. L’obiettivo è quello di non fornire più nozioni ma di insegnare ai bambini di collegarle tra di loro.

Il pedagogista: «I bambini imparano attraverso tv, Internet, viaggi: le nozioni non bastano più». Preoccupati gli editori scolastici

Elementari, il sussidiario va in pensione

Cambia il libro di testo sul quale si sono formate generazioni di italiani. Spariranno le materie tradizionali

ROMA - Il vecchio sussidiario, dopo più di un secolo di onorata carriera, dopo aver introdotto alle conoscenza delle discipline decine di generazioni di studenti tra gli 8 e i 10 anni, andrà in pensione. Va al macero una sorta di monumento dell’istruzione elementare, un testo - spesso l’unico disponibile nelle famiglie - sul quale si è sviluppata la cultura del nostro Paese. E viene sostituito da un altro tipo di testo. Nell’era della comunicazione globale il sussidiario era diventato uno strumento obsoleto. «Il problema maggiore oggi - spiega il pedagogista Benedetto Vertecchi - non è tanto fornire le conoscenze, quanto organizzarle». Il ministero dell’Istruzione, unico committente e acquirente dei libri scolastici per le elementari, pochi giorni fa ha chiesto agli editori di produrre un nuovo tipo di testo per le terze, quarte e quinte classi. Non più un contenitore di singole materie - storia, geografia, scienze e grammatica - ma un insieme di unità di apprendimento realizzate attraverso un intreccio di discipline. L’obiettivo principale non sarà quello di fornire nozioni, piuttosto di insegnare ai bambini a collegarle tra loro. Si tratterà di testi meno complicati, più a misura di fanciullo, sostengono gli esperti: le ultime generazioni di sussidiari hanno finito col dare un’eccessiva importanza alle discipline a scapito della semplicità.
Gli editori scolastici, presi alla sprovvista - è tutto da inventare o quasi - sono piuttosto preoccupati e si sono riservati una risposta. Le redazioni dovrebbero completare il lavoro entro gennaio, affinché i nuovi libri possano essere adottati per l’anno scolastico 2004-05, quando la riforma coinvolgerà gli ultimi tre anni delle primarie, come si chiamano oggi le ex elementari. Sempre che i tempi annunciati siano rispettati. L’impresa non si annuncia facile. Per quanto riguarda invece la prima, ma soprattutto la seconda classe, lo studio dell’inglese, che costituisce una delle principali novità della riforma la cui partenza è prevista dal mese di settembre, sarà supportato dalla produzione parascolastica a carico delle famiglie. I libri non sono ancora pronti. Per le nuove tecnologie, altra novità in vigore dal prossimo anno scolastico, il ministero potrebbe ricorrere alla tv e produrre in proprio dei moduli.
«Credo che il sussidiario, nella sua forma tradizionale - continua Vertecchi - abbia risposto alle esigenze di un Paese culturalmente deprivato, al primo livello di alfabetizzazione. Era spesso l’unico libro che entrava nelle case». «Si deve tenere conto - osserva il pedagogista - che oggi i bambini dispongono di una quantità di mezzi di informazione e quindi la funzione enciclopedica del sussidiario è superata. Conta molto di più, invece - conclude il docente - la capacità di un libro di uso didattico di produrre una rete organizzativa delle conoscenze: un bambino oggi apprende attraverso internet, la tv, ha esperienze formative con i genitori, viaggia. Insomma lo spazio delle materie tradizionali non è più solo uno spazio di documentazione ma diventa uno spazio concettuale di organizzazione».

Giulio Benedetti

L’INTERVISTA
«Ma docenti e famiglie rischiano di disorientarsi»

Luciano Corradini, docente di Pedagogia: dare agli insegnanti la possibilità di intervenire

ROMA - Esprime un giudizio cauto, di attesa, il professor Luciano Corradini, ordinario di Pedagogia generale all’Università di Roma Tre e sottosegretario all’Istruzione con l’ex ministro Lombardi. La novità della soppressione del vecchio e glorioso sussidiario, spiega il docente, può rappresentare un’occasione importante di rinnovamento della didattica, oppure può diventare un’occasione di disorientamento per i docenti, le famiglie e i bambini: non ci sono più i vecchi programmi e le nuove indicazioni non sono ancora sperimentate. Il sussidiario è l’ultima innovazione in un quadro in movimento, di cui resta difficile immaginare come andrà esattamente a finire.
«Per chi guardi dall’esterno la riforma Moratti, non cambia quasi nulla dal punto di vista dello schema generale della scuola. Abbiano infatti 5 anni di scuola primaria, 3 anni di secondaria di primo grado e 5 anni di secondaria superiore. Di fatto, però, il contenuto di questi periodi di studio è profondamente mutato: c’è una nuova Costituzione e la legge sull’autonomia. In questo contesto anche gli strumenti su cui si è lavorato finora: le antologie, i libri di lettura, i sussidiari e via dicendo possono cambiare attraverso una revisione delle norme per la redazione dei libri di testo. Che cosa emergerà da un’iniziativa ministeriale in proposito e dall’esercizio della libertà dei docenti è ancora difficile stabilirlo per un osservatore che non si trovi all’interno di una commissione ministeriale».
I rischi?
«I rischi sono di abbandonare una strada vecchia e di non avviarsi con chiarezza su una strada nuova: io spero che sia possibile valutare la consistenza e la qualità delle proposte alternative che per ora non sono note. Che ci debba essere un’innovazione appare comprensibile, anche negli strumenti con cui si realizza il lavoro scolastico. Bisogna vedere se verrà riconosciuta ai docenti la possibilità di intervenire nella messa a punto degli strumenti del loro lavoro».

G. Ben.


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Date: 24 May, 2003 on 09:52
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