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E-mail, l’errore della tassazione
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1. E-mail, l’errore della tassazione
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da Il Corriere della Sera
24 maggio 2003

E-mail, l’errore della tassazione
di FRANCO CARLINI

C’è un modo sensato di fermare lo «spamming», ovvero l’invio di messaggi di posta elettronica molesti e non desiderati? In genere per governare un fenomeno sociale esistono quattro sistemi, variamente mischiabili. Intanto la pressione sociale di una comunità. Oppure si può ricorrere alle tecnologie, e qui il successo è alterno: i provider già ora bloccano una certa quota di «spam», ma talora fermano anche e-mail legittime. Poi ci sono le leggi, già emanate da alcuni Stati e discusse anche al Congresso americano; anche la nostra Autorità per la Privacy è molto impegnata al riguardo, ma ci si scontra con il fatto che le leggi sono nazionali, mentre lo «spamming» può arrivare dai Paesi più remoti, fuori giurisdizione. Il quarto sistema è il mercato. Se le cassette postali fisiche non sono così stracolme di posta spazzatura quanto quelle elettroniche, la spiegazione sta nel costo: ogni invio paga in Italia da 0,26 a 0,31 euro, cui vanno aggiunti carta, stampa e busta; perciò chi fa del «direct mailing» cerca di mirare con cura gli indirizzi e di non buttare via troppi soldi. Viceversa la posta elettronica ha un costo marginale prossimo allo zero e ciò sollecita ogni abuso. Alcuni studiosi dunque vanno proponendo dei sistemi per disincentivare lo «spamming» basati appunto sul costo. La proposta non è nuova: se ne parla almeno dal 1995, e potrebbe avere un senso. Ma è decisivo il «come» verrà applicata (con quali regole, prezzi e tecnologie). Una strada, apparentemente tortuosa, ma tecnicamente fattibile, prevede che chi vuole «entrare» nella mia casella senza essere uno degli indirizzi da me abilitati (la cosiddetta «white list») debba versare una piccola somma, che mi verrà accreditata; se però la corrispondenza è interessante e io rispondo, allora quella cifra torna al mittente, perché ho accettato di entrare in relazione. Infine, un altro sistema, ben più pernicioso ma allettante per i provider e i gestori della rete, è di introdurre il famoso francobollo elettronico, per tutti. In questo caso l’effetto di dissuasione dello «spamming» ci sarebbe comunque, avendolo reso costoso. Ma ogni e-mail verrebbe tassata e tutti risulterebbero penalizzati, anche coloro che non molestano nessuno.

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Date: 24 May, 2003 on 09:47
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