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Ritorna padre Zanotelli, l’«ubbidiente ribelle»
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da La Stampa
Lunedì 6 Agosto 2001

Ritorna padre Zanotelli, l’«ubbidiente ribelle»

A FINE ANNO LASCERA’ L’AFRICA, IN FUTURO LAVORERA’ PER LA COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE

Uomo simbolo del terzomondismo: dall’Africa alle periferie di Napoli e Palermo

Giacomo Galeazzi


ROMA Torna dal Kenya l’«ubbidiente ribelle», leader e personaggio simbolo del progressismo cattolico e del terzomondismo. Il missionario comboniano padre Alex Zanotelli rientra in Italia dopo aver trascorso 13 anni nella baraccopoli di Korogocho, alle porte di Nairobi. Lavorerà per la Commissione Giustizia e Pace dei Comboniani, collegata con analoghi organismi degli istituti missionari e con il dicastero vaticano degli Affari Sociali. Una coalizione di queste commissioni, guidata da suor Patrizia Pasini, ha coordinato l’iniziativa di preghiera e digiuno a Genova nei giorni del G8. «Ho accettato con entusiasmo l’incarico in un’istituzione impegnata a favore del Terzo Mondo e della solidarietà - spiega l'autore del leggendario L’era Wojtyla , pamphlet critico nei confronti del centralismo curiale - ma non intendo ridurmi solo a mandare comunicati via Internet. In realtà, sulle mie prospettive future, quello che sta dietro ogni mia scelta è l’esperienza della straziante povertà africana». Un ruolo di grande prestigio, ma residenza rigorosamente a contatto con il degrado metropolitano. «Ritengo fondamentale vivere, con uno stile semplice - precisa - in una zona d’Italia a rischio ed impoverita come la periferia di Napoli». Padre Zanotelli si era trasferito in Kenya dopo le polemiche sollevate dall’allora ministro della Difesa, Giovanni Spadolini che, nel 1980, come confermato dall’ex sottosegretario democristiano Gilberto Bonalumi, aveva avvicinato il Pontefice sul Monte Rosa, dopo aver sollecitato contro il «prete scomodo» pure l’interessamento dei vertici della congregazione vaticana Propaganda Fide. Padre Zanotelli aveva preoccupato Spadolini per il suo pacifismo militante.
Zanotelli, storico direttore del mensile comboniano Nigrizia dal !978 al 1987, è stato il primo a denunciare i traffici di armi e gli scandali della cooperazione italiana allo sviluppo. Aveva suscitato clamore il suo tempestivo pronunciamento a favore del nascente movimento «Beati i costruttori di pace» e dell’ obiezione di coscienza fiscale alle spese militari. «Wojtyla - commenta - ha rimesso la Chiesa al centro del mondo ed è stato non solo l’artefice delle principali svolte politiche planetarie come la caduta del muro di Berlino, ma anche il protagonista dei maggiori eventi mediatici del secolo, come ha dimostrato il Giubileo. Ma quanto dista di fatto, questa Chiesa dalla parte esclusa del pianeta, ossia dai poveri!». Zanotelli ha posto al centro del dibattito ecclesiale interrogativi divenuti epocali. Quanto i «segni dei tempi» hanno scalfito la rigida struttura della Curia? Quali progressi ha fatto la domanda di collegialità interna alla gerarchia ecclesiastica. «Per cercare di rispondere alle domande - precisa padre Alex - ho analizzato lo stato delle teologie nate all’esterno dell’Occidente. Il mio obiettivo resta capire quanto la Chiesa attuale sia maestra e compagna dell’umanità nella faticosa ricerca della verità. Nel Terzo Mondo, i missionari, ossia i testimoni della profezia, non smettono di sospingere la comunità ecclesiale ufficiale verso l’eresia del Vangelo».
Dal suo esilio in Kenya, Zanotelli non ha mai smesso di osservare la realtà politica italiana, come dimostra il recente incontro con il neo-sindaco di Roma. «Se davvero Veltroni ha scoperto l’Africa ed è stato toccato dalla sofferenza della gente - sottolinea Zanotelli - adesso che è al Campidoglio può usare la sua carica per promuovere qualcosa di nuovo. Può dimostrare che parlando dei poveri e impegnandosi per loro, si può fare politica seria». Ora che dal nostro paese, dove è atteso per gli inizi del prossimo anno, si occuperà anche delle periferie urbane dell’Occidente, dice: «Il primo grande ruolo dell’Italia è nei confronti dell’Africa del Nord - sottolinea - che vive sotto la minaccia del fondamentalismo islamico. Se vogliamo fare una politica seria, non solo italiana ma europea, dobbiamo incoraggiare il mondo moderato nel Nord Africa, che è molto timoroso ma in fondo è la maggioranza. Deve sentire che su questa sponda dell’Europa non c’è un muro, ma una mano tesa».
Confinato nella baraccopoli di Korogocho, il direttore di Mosaico di pace , la rivista di Pax Christi, non ha mai fatto mancare i suoi celebri strali. «Ci hanno tradito anche tutte le sinistre - puntualizza - io non ho un buon giudizio di Berlusconi, perché per me è un emblema, ma c’è bisogno di una politica popolare, che vada a favore di tutti, non solo di alcuni. Solo guardando al resto del mondo, soprattutto all’Africa, si può sperare di avere in Italia i leader in grado di fare qualcosa di nuovo».


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Date: 06 Aug, 2001 on 08:46
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