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Nella Casa dei libri
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1. Nella Casa dei libri
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da La Stampa
15 maggio 2003

DAL FESTIVAL DI SANREMO AL GRANDE FRATELLO, TUTTE LE STRADE PORTANO ALLA FIERA DI TORINO

Nella Casa dei libri
comici, feste e gara alla nomination Scrittori e ospiti vari vengono al Lingotto sperando di essere i più citati Come ogni anno, prima ancora di cominciare, sono Inge Feltrinelli e Sgarbi i vincitori annunciati: senza di loro la kermesse non sarebbe la stessa

TORINO FIN qui, è andata. La sottostimata Floriana è uscita dalla Casa del Grande Fratello e, con disinvolta consapevolezza mediatica, ha passato (oddio, forse lanciato...) la staffetta al Salone del Libro: «Mo’ vojo farme ‘na cultura: noi siamo i libri che abbiamo letto», ha detto. Accipicchia, è così che funziona: si spengono i riflettori sul Festival di Sanremo, si accendono al Grande Fratello. Si spengono le luci al Grande Fratello e... sì, lì per lì sembrava difficile, soprattutto quest’anno, un passaggio di testimone diretto con la Fiera del Libro (che già, invitando gli scrittori canadesi quando la Sars era di là da venire, aveva centrato l’aggancio con la Cronaca): dalla coatta Flo, trionfatrice del primo, alla raffinata editrice Rosellina Archinto, madrina del secondo... no, sembrava impossibile. Ci voleva una forzatura, un’idea o, purtroppo, uno stacco. Invece: «Mo’ vojo farme ‘na cultura». LA CASA. Per tutti quelli che una cultura se la sono già fatta (e «sono», in effetti, «i libri che hanno letto», qualcuno purtroppo anche i libri che ha pubblicato), insomma per la grande famiglia ristretta degli addetti ai lavori dell’editoria italiana, è tempo di entrare nella Casa: da oggi, al Lingotto, quattro stanze (sala Gialla, sala Rossa, sala Azzurra, sala Blu) e niente cucina perché i pasti si saltano (al massimo un panino al bar, una fetta di pizza-spizzico). Proprio come quella del Grande Fratello, la Casa dei Ragazzi dell’editoria è vicina ma separata dagli studi veri e propri, ossia gli stand, gli spazi autori, i caffè letterari, in una parola: il mercato. Proprio come quella del Grande Fratello, la Casa degli editori è dotata di una Suite: il vicino hotel Méridien (dove quasi tutti, compreso il patron Ernesto Ferrero, torinese, hanno una camera), nella quale rifugiarsi di tanto in tanto e fare, se non un idromassaggio, del sesso o un po’ di esercizio alla Playstation, almeno una doccia e un pasto decente. Telecamere anche lì, comunque. LANCIO DI COMICI. Ricordate quando la Melandri, allora ministro per i Beni Culturali, fece lanciare dei libri all’interno della Casa del Grande Fratello dove, da regolamento, era assolutamente proibito portarsi da leggere? Con analogo gusto della provocazione, Ernesto Ferrero, da quando ne ha assunto la direzione, lancia sulla Fiera - ora sul cortile del Lingotto dov’è stato allestito una specie di «Palatrussardi» - personaggi dello spettacolo e della televisione. Quest’anno, comici: la banda di Zelig, Bisio, Guzzanti, Littizzetto (alcuni anche in veste di autori, comunque). Non sappiamo se Taricone abbia poi letto Il giovane Holden, ma d’altronde anche alla Fiera del Libro la relazione pericolosa è più che altro ideale, dal momento che i comici si esibiranno la sera, quando i Ragazzi (direttori editoriali, editor, uffici stampa) avranno già lasciato la Casa, diretti alle feste più o meno esclusive, più o meno ristrette (che ci sono: il punto è riuscire ad arrivarci). LE PROVE. Una delle prove più estreme cui verranno sottoposti i Ragazzi consiste, appunto, nel provare a uscire dal parcheggio del Lingotto, immettersi in via Nizza, invertire la direzione di marcia, puntare verso il centro, passare il ponte di corso Vittorio e arrivare alla cena Einaudi (venerdì sera, in collina) prima che la festa appena cominciata sia già finita. Un anno Paolo Villaggio, accompagnato da Carla, la moglie di Ferrero, non ci riuscì, tale era l’ingorgo automobilistico nelle strade intorno al Salone: quando i due arrivarono alla festa, avevano già portato via anche l’ultima bottiglia d’acqua, altro che Dolcetto di Dogliani. In attesa che i vigili compiano il miracolo, quest’anno è stata tolta una penalità, e la festa Einaudi, da «merenda sinoira» che era, è stata trasformata in cena in piedi, con inizio alle 20. Acqua minerale fino a mezzanotte, e dislocazione strategica, a Vigna Chinet, proprio sopra casa Ferrero, dove il frigorifero è sempre pieno. Uscendo dalla Fiera intorno alle 17, comunque, i più allenati ce la possono fare. NOMINATION. Il meccanismo è lo stesso, solo capovolto. Se nella casa del Grande Fratello vince chi ottiene meno nomination, qui alla Fiera si viene con la speranza di essere nominati. Alcune nomination sono già certe: la coppia Ammaniti-Baricco riceverà i voti del pubblico più giovane (tra l’altro, per il torinese Baricco si tratta d’una rara apparizione al Salone); per la coppia Claudio Bisio-Corrado Guzzanti si prevede il bagno di folla; idem per quella formata da Enzo Bianchi e Barbara Spinelli. Saranno sicuramente nominati Rosellina Archinto, madrina presente in carne e ossa a differenza di quella dell’anno scorso; Massimo Gramellini, Giovanna Zucconi (che condurrà molte presentazioni), Luciana Littizzetto, Giorgio Faletti. E Silvio Berlusconi, argomento di molti libri, editore di quasi tutti. Nominatissimi (ma nel confessionale, eccezionalmente a telecamere spente) tutti coloro che, alle prime notizie dell’epidemia di polmonite atipica, hanno declinato l’invito a presenziare o partecipare agli incontri con gli scrittori canadesi: fuori i cognomi. VINCITORI ANNUNCIATI. Alla fine, a contendersi la vittoria finale, resteranno come sempre in due: Inge Feltrinelli, molto più allegra di Victoria, e Vittorio Sgarbi, persino più reattivo di Pasquale. Senza di loro la Fiera del Libro non sarebbe la stessa. Come ogni anno, prima ancora di cominciare, hanno già bell’e che vinto. La solita combine.

Stefania Miretti

OGGI SI APRE LA FIERA DEL LIBRO. INTERVISTA A ROMILDA BOLLATI CHE RACCONTA TORINO, L’EDITORIA E IL MONDO DEGLI SCRITTORI
OGGI SI APRE LA FIERA DEL LIBRO. INTERVISTA A ROMILDA BOLLATI CHE RACCONTA TORINO, L’EDITORIA E IL MONDO DEGLI SCRITTORI

TORINO HA scritto WIlliam Saroyan che gli uomini passano ma i libri restano, custodi delle memorie e delle emozioni dei lettori. Celebre è la riflessione di Jean-Paul Sartre sui libri che in realtà non esistono finché non vengono letti, finché non si travasano in esperienza esistenziale. Così sono i libri anche per Romilda Bollati, signora dell’editoria che ha l’eleganza di parlare degli autori che hanno accompagnato le stagioni della sua vita, invece che dei titoli (belli) che pubblica la sua casa editrice (Bollati Boringhieri).

La Fiera del Libro si riapre in una Torino che attraversa una fase di crisi e di trasformazione, rispetto alla storica identità industriale: qual è il suo giudizio su questa fase di cambiamento. Bisogna essere ottimisti o pessimisti?

«Sono convinta che dobbiamo essere ottimisti. Ci sono le possibilità e le motivazioni. Le mie suore - le brave Orsoline della mia adolescenza - avrebbero detto che dobbiamo essere “pazientemente operosi”. Due anni fa sembrava che la trasformazione potesse avvenire senza traumi. Poi il quadro nazionale e mondiale è cambiato di colpo; è fuori di dubbio che il caso Fiat ha dato una scossa. Ma ricordo benissimo l’Avvocato che diceva: Torino ha tante risorse...»

Si parla con insistenza di Torino della Cultura, capace di investire e produrre nel campo degli eventi artistici, con ricadute positive sulle attività turistiche: quanto è concreta questa prospettiva?

«Guardi, Torino non abbandonerà la sua vocazione industriale, perché qui c’è un patrimonio di imprenditoria e di artigianato; però è una città, così bella per conto suo, con le strade dritte, con il fiume e la collina, che in questi anni si è davvero ringiovanita: sono stati rinfrescati i palazzi, sono state restaurate le regge. E si pensi alla ricchezza di sedi museali: il Museo del Cinema, l’Auditorium del Lingotto sono esempi di eccellenza europea. Dispiace nominare una cosa e non tutte. Mio fratello Giulio vedeva sempre Torino come una Oxford italiana, con i college in collina, una città di studi, sognava anche questa utopia. E lo Slow Food, non nasce in Piemonte? Cuochi da tutto il mondo al Salone del Gusto; per me, Carlin Petrini è un benefattore».

A proposito della Fiera, come va l'editoria italiana: è in crescita o arranca?

«Si può parlare anche qui di un periodo di transizione. Noi piccoli e medi editori siamo di fronte a grandi concentrazioni che contribuiscono ad aumentare le nostre difficoltà: siamo molto penalizzati nella distribuzione. Tuttavia c’è un certo fervore di librai intelligenti, che hanno capito che un libro ben fatto può avere una vendita lenta ma sicura. Seguono con passione non il best-seller ma il long-seller, sapendo che può dare ossigeno, perché ha un certo margine».

Torino è stata una delle capitali dell'Italia dei libri, con una straordinaria fioritura di case editrici: oggi che cosa rappresenta nell'editoria italiana?

«In questo momento diciamo che non è nel suo fulgore massimo. Abbiamo una Einaudi che fa capo a Milano, anche la Utet, che dire? Non si possono mica raccontare favole. Però di teste fini, di buoni collaboratori, ne abbiamo, anche nella mia casa editrice. Le potenzialità ci sono. Ma lei ha visto, per caso, l’Alfabeto einaudiano di Davico Bonino? Lui è sovente così irruento, invece in queste pagine è delicato, molto preciso, vagamente scaramantico in certi punti. Mi ha divertita e commossa. Lì ci sono tanti personaggi che ho conosciuto e ci si rende conto di che quantità di cervelli, di intelligenze, vantava la Torino dell’editoria. Sembra ieri, però, ahimè, è passato. Santo cielo, c’era talmente una sovrabbondanza. Adesso si sono sparpagliati, o scoraggiati. Qualcosa è successo».

La Torino della cultura è stata dominata, per una lunga stagione, dalla casa editrice di Giulio Einaudi e di Giulio Bollati: che cosa resta di quella eredità?

«Oltre a un catalogo straordinario hanno lasciato un modo di fare i libri secondo un progetto culturale che era condiviso dagli autori, nel quadro di un contributo che tutti insieme dovevano dare alla società e alla politica. Oggi si è perso questo scambio. Alla Bollati Boringhieri stiamo cercando di ricrearlo in una situazione molto cambiata».

Chi sono gli scrittori e gli intellettuali di quell’epoca d’oro che lei ha frequentato e cui si sente più legata?

«Dio mio, era tutto così diverso. C’era un’idea diversa del tempo. Quando veniva Delio Cantimori, il grande storico, ci scriveva due settimane prima. Lo ricordo col suo pizzetto bianco, giacche abbastanza lunghe e grige, vestiva un po’ come Carducci. Era di una tale simpatia... Non essendo un’intellettuale, mi sentivo sempre un po’ un’intrusa. Una volta scendevamo da Pino a Torino, per la vecchia strada, coi bambini, la schwester, io sempre coi guanti da guidatrice, allora non si usava assolutamente non portarli, e gli dissi che mi dispiaceva non aver studiato di più, non avere più cultura. Al che lui, guardando le curve con una certa apprensione, mi rispose: “Ma lei sa guidare. Non è cultura, questa?”. Si ricorda come morì, poveretto? Aveva 62 anni e cadde dalla scaletta della sua biblioteca, pigliando un libro».

Immagino che lei abbia conosciuto Italo Calvino...

«L’ho conosciuto ancora molto giovane, era da poco in casa editrice. Erano i tempi in cui Bollati, Boringhieri, Calvino stavano sotto lo scudiscio di Cesare Pavese, uomo peraltro buonissimo, anche se brontolone, che gli ha insegnato il mestiere. Calvino era piuttosto esile, molto magro, abbronzatissimo, nero, nero, nero di capelli, di occhi, di pelle. Era estremamente spiritoso e divertente»

E Pavese, com’era?

«Con me è stato dolcissimo. Ho dato al Fondo manoscritti di Maria Corti due lettere bellissime che mi scrisse poco prima di suicidarsi, sono un po’ il suo testamento. Casualmente indirizzate a me. In verità una persona arrivata a quel punto non scrive nemmeno per gli altri, scrive per se stesso, per capire quello che gli sta succedendo. Per gli altri scrisse: “Non fate troppi pettegolezzi”. Poi conobbi Carlo Levi. Mi faceva un grande effetto perché riusciva a mangiare i polpi vivi. Li metteva in bocca e li mangiava così. Erano i tempi della colonia einaudiana a Bocca di Magra. Giulio Einaudi affittava metà della villetta dei carabinieri. Si faceva il bagno di notte, adesso non si usa più. Evidentemente è cambiato il clima o sono cambiati gli organismi».

In via Biancamano, se non sbaglio, Giulio Bollati incontra Paolo Boringhieri, il fondatore della sua casa editrice. L’annuncio di un destino?

«Ma certo! Io ricordo ancora la Birreria Boringhieri che tappava corso Vittorio Emanuele. Perché i Boringhieri erano birrai. E in quella società intellettuale si usava lavorare anche quando andavi in trattoria, o nelle osterie fuori porta. Mio fratello, non mi stanco mai di raccontarlo, si trovò a fare il correttore di bozze e imparare il mestiere della casa editrice nella stessa stanza con Paolo Boringhieri. Quando Einaudi, afflitto perennemente da problemi di liquidità, si mise in testa di vendere le Edizioni Scientifiche Einaudi, mio fratello, che era convinto che la cultura fosse tutt’uno, fosse interdisciplinare, disse a Paolo: se avessi i soldi della tua famiglia comprerei la ESE al volo. Pensaci. Poi Giulio andò a Milano e tornò con l’immagine di un cielo stellato che divenne il logo della Boringhieri e lo è tuttora. Fu Giulio che lo portò a Paolo».

Come ricorda il ruolo che suo fratello Giulio ha avuto nell'editoria e nella cultura italiane?

«Per lui, la funzione dell’editore era che in fondo la cultura dovesse essere messa anche al servizio della politica. Alfredo Salsano, coordinatore editoriale della Bollati Boringhieri, sta tirando fuori tutta una serie di articoli di mio fratello, anche lettere private e non private, degli ultimi anni, per farne un libro che dia conto della sua visione preveggente dell’editoria. Detto questo, mi fermo qui, perché io, essendo stata molto coinvolta come sorella, più giovane di lui di sei anni, che viveva le sue soddisfazioni, o i suoi cattivi umori, più come una mancanza di riconoscimenti per il suo valore che per ciò che significavano nella realtà, non sono una buona testimone».

La domanda classica: il libro sopravviverà ai nuovi media, alla Tv e al Web?

«Notona cosa: mentre fino a due anni fa dire che non si era capaci di usare il computer, o il telefonino, era quasi confessare una colpa, vedo che adesso c’è gente che se ne fa un vanto. Per l’amor di Dio, ci sarà uno sviluppo della tecnologia straordinario, questo nessuno lo mette in dubbio, ma niente potrà sostituire il piacere di aprire un libro, e lasciarsi andare. Il libro è un modo di recuperare tempo».

Lei è stata forte lettrice?

«Oh sì, fortissima. Fra i 13 e i 16 anni ho letto di tutto: Hemingway, Melville, Scott Fitzgerald, gli adorati russi. Non avevi, allora, altre distrazioni. Io poi, stando tutto l’anno dalle Orsoline, a casa mi buttavo sui libri di mio fratello con una vera fame».

Parliamo della sua casa editrice, la Bollati Boringhieri, che ha alle spalle una grande tradizione nel campo del sapere scientifico: quali sono oggi le linee portanti e gli obiettivi?

«Oltre all’aggiornamento del catalogo tradizionale, stiamo facendo un grosso sforzo per trovare l’intreccio fra discipline umanistiche, studi filosofici, scienze sociali, scienze antropologiche e discipline scientifiche, secondo il progetto di Giulio Bollati. Quindi coraggio, guardiamo avanti. Gli anni difficili sono alle spalle».

Quale libro vorrebbe assolutamente pubblicare?

«Quello che lei vorrebbe assolutamente leggere».

Alberto Papuzzi

L’INAUGURAZIONE UFFICIALE
Assenti ministri

A tagliare il nastro inaugurale della Fiera internazionale del Libro stamane interverranno quattro governatori regionali (Piemonte, Veneto, Puglia, Emilia), ma il Palazzo con la maiuscola non ci sarà. Nessun ministro, né i presidenti di Camera e Senato, parteciperanno alla festa, interrompendo una tradizione consolidata negli anni, e da sempre letta come segno d’attenzione delle massime autorità dello Stato al territorio piemontese, ma soprattutto al pianeta letterario e editoriale riunito nell’evento del Lingotto. L’assenza spiace agli organizzatori, anche se Rolando Picchioni smorza i toni: «Mi sono adoperato, attivando ogni canale, perché accettassero il nostro invito, che ho allargato al presidente della Camera: purtroppo ho avuto solo risposte negative. Saremo lieti di ospitare i rappresentanti del governo da domani, e sono comunque molto contento dei crescenti riconoscimenti alla manifestazione, che mai come quest’anno intercetta più vocazioni, aprendosi ai paesi dell’Est, divenendo forum politico mondiale e intrecciando più saloni, come quello sulle riviste specializzate o sulla compravendita di diritti anche nel settore dello spettacolo». Nei prossimi giorni sono attesi i ministri Letizia Moratti e Roberto Maroni, oltre a Walter Veltroni, Luciano Violante, Oliviero Diliberto e Armando Cossutta. Ieri, intanto, per la serata d’avvio della Fiera sono risuonate nell’Auditorium del Lingotto le note del concerto di Luca Cascioli. Ospiti d’onore l’ambasciatore canadese Robert Fowler e lo scrittore John Ralston Saul, consorte del governatore Adrienne Clarkson.

GLI APPUNTAMENTI

Presentazione del libro «Prima persone. Le nostre ragioni contro questa globalizzazione» di Vittorio Agnoletto
Ore 12, Sala Rossa
Con M. Bresso, P. Ceri, L. Ciotti, F. Perini, C. Petrini, G. Laterza
Presentazione del libro «La legge sono io. Cronaca di vita quotidiana nell'Italia di Berlusconi. L'anno dei girotondi» di Nando Dalla Chiesa
Ore 13, Sala Gialla
Con G. Caselli, F. Cordero, N. Dalla Chiesa, A. Mastropaolo, N. Tranfaglia. N. Dalla Chiesa
Il colore rosa: la posta del cuore
Ore 14, Sala Azzurra
Con I. Bossi Fedrigotti, M. Gramellini
Presentazione del libro «Il disco del mondo: Luca Flores» di Walter Veltroni
Ore 15, Sala Blu
Con F. Mannoia, M. Serra
La città che parla. I Torinesi e il loro sindaco. Presentazione del libro di Sergio Chiamparino
Ore 15, Sala Gialla
Con M. Gramellini
Quattro lezioni sul colore
Ore 16, Sala Blu
Con M. Belpoliti (blu), A. Castoldi (bianco), G. Ruozzi (nero), N. Silvestrini (porpora)
Guido Ceronetti presenta. Il Teatro dei Sensibili in I colori del tragico Pantomima e collage di testi
Ore 17, Palalibro Piemonte
Con Astrov, Baruch, Egeria, Nastasia, Nicolas e la
partecipazione di Dante Costamagna
La mia America. Incontro con Gianni Riotta
Ore 17, Sala Azzurra
Con G. Zucconi
Lo straniero. Dialogo tra Enzo Bianchi e Barbara Spinelli
Ore 17, Sala Gialla
Alla scoperta del Canada. Alistar McLeod incontra Dario Voltolini
Ore 18:30, Sala Azzurra
I colori dei giardini
Ore 18, Sala Blu
Con F. Marzotto Caotorta, P. Pejrone
Il colore nell'arte Lectio magistralis di Vittorio Sgarbi
Ore 18,30, Sala Gialla
Presentazione del libro «La lunga estate» di Alain Elkann
Ore 19, Sala Blu
Con A. Colasanti, G. Ficara, M. Sorgi, G. Soria
Giorgio Gaber fra parole e canzoni
Ore 20,30, Sala Gialla
Con P. Ferrero, R. Vecchioni, M. Bernardini
Buone maniere. Incontro con Cristina Parodi
Ore 21, Caffè Letterario
Con A. Elkann (nella foto)
Come essere qualcuno con il rock Incontro con Mikael Niemi autore di Musica Rock da Vittula
Ore 21, Spazio Giovani
Con M. Agnelli degli Afterhours
Il ventriloquo di Larry Tremblay. Mise en espace
Ore 21, Sala Blu
Con E. Lalli, A. P. Mossetto
Sono stata spiegata? Incontro con Anna Maria Barbera
Ore 21, Sala Azzurra

LUNEDI’
I colori del bosco. Incontro con Mario Rigoni Stern
Ore 11, Sala Gialla
Con E. Affinati
Il ritorno di Enrico Brizzi
Ore 11, Sala Azzurra
Incontro con Roberto Bolano, un Borges dalla storia ferita
Ore 16, Sala Rossa
Con A. Morino, L. Pariani, S. Ronchey, G. Scaraffia
Alla scoperta del Canada. Nancy Richler incontra Giorgio Pressburger
Ore 18, Sala Azzurra
I suonatori di piffero. Intellettuali e conformismo ieri ed oggi in Italia
Ore 18, Caffè Letterario
Con P. L. Battista, G. Oliva , J. Gavronski, P. F. Quaglieni, A. Ricotti
Mussolini in cartolina. Documento o simbolo? Presentazione del libro «Le cartoline del duce» di Enrico Sturani
Ore 18, Spazio autori B
Con A. Mignemi, N. Tranfaglia, A. Schwarz, W. Martiny
La storia della musica. Lezioni semiserie tenute dalla Banda Osiris
Ore 20,30, Palalibro Piemonte
I colori della musica. Azzurro Incontro con Paolo Conte
Ore 21, Sala Azzurra
Con E. Ferrero, N. Orengo


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Date: 15 May, 2003 on 08:58
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