PRONTO IL DECRETO ATTUATIVO. SINDACATI ALL’ATTACCO

Scuola, scontro sulla riforma Moratti
L’Udc accusa: stravolto il «modulo» alle elementari

ELENA ROMANAZZI

IL ministro della Pubblica Istruzione torna a dividere la maggioranza sulla riforma della scuola. Letizia Moratti ha presentato ieri nel corso di una riunione di preconsiglio l’atteso decreto legislativo (il primo) di attuazione della riforma relativo alla scuola dell’infanzia, alle elementari e alle medie. Doveva essere questo il decreto di contenuto, dai programmi alla nuova funzione docente. E invece i tecnici dei partiti di maggioranza si sono trovati un documento dove alla fine non ci sono grosse novità rispetto a quanto si è discusso nei mesi scorsi.
Le riserve maggiori sono giunte dall’Udc in relazione alla nuova formulazione della scuola elementare. L’introduzione del tutor, secondo i centristi, farebbe perdere senso all’attuale «modulo» e questo perché creerebbe forti conflitti all’interno del corpo docente dove c’è un maestro prevalente e altri che fanno solo da contorno senza avere poteri decisionali. Non basta: per quanto riguarda i programmi ci sono solo le linee generali ed ancora non si parla della quota che diventerà di competenza delle regioni a partire dalla scuola elementare. Terzo punto: i docenti di inglese e informatica. La filosofia della Moratti è che tutti - attraverso i corsi di aggiornamento professionale - devono saper fare tutto e quindi anche insegnare le basi dell’inglese e del francese (a partire dalle medie) e dell’informatica. Ma i corsi - hanno sottolineato i tecnici - non sono obbligatori. Chi insegnerà queste materie? Il ministro nel decreto parla di nuovi docenti per l’inglese e l’informatica. E i fondi? Non ci sono. La bozza di decreto legislativo verrà oggi affrontata dai diversi gruppi politici, ma è certo che venerdì in Consiglio dei ministri ci sarà battaglia. Oltre ai centristi le riserve maggiori riguardano le risorse. Tremonti avrebbe parlato chiaro alla Moratti: ai fondi già stanziati non verrà aggiunto altro.
Il decreto di attuazione aggiunge altro fuoco alle polemiche in corso tra l’Aran e i sindacati di categoria per il rinnovo del contratto scolastico scaduto da 17 mesi. All’Aran sperano di chiudere entro domenica. Una possibilità questa molto lontana per il leader della Cgil, Enrico Panini. Più ottimista Massimo Di Menna della Uil, secondo il quale c’è la possibilità di chiudere, anche se la situazione economica non è chiara. Daniela Culturani della Cisl lancia un ultimatum: o si farà chiarezza sulle questioni chiave o sarà scontro. Critica anche la posizione di Alessandro Ameli della Gilda: «La strada è tutta in salita per l’indisponibilità al dialogo del Ministero».