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Niente dinosauri, i bambini ci ascoltano
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1. Niente dinosauri, i bambini ci ascoltano
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da Il Corriere della Sera
7 maggio 2003

Il politicamente corretto nelle scuole americane: progressisti e fondamentalisti si alleano
Niente dinosauri, i bambini ci ascoltano

I libri di lettura per gli scolari americani sono un’insulsa pappetta, in compenso il libro che spiega perché è divertentissimo. Non che l’autrice avesse quest’intento. La sua è una severa (e più che motivata) reprimenda, ma l’ha corredata con ben trentadue pagine di parole ed espressioni proibite per fiabe e racconti a uso infantile-adolescenziale. La prima cosa che si nota è che ci sono tutte, ma proprio tutte, le cose che piacciono di più ai bambini: maghi, orchi, patatine fritte, ragazzi disobbedienti,mostri, ketchup, dinosauri, fate, scorpioni, topi (Topolino rientrerà nel bando?) e l’elenco va avanti di stupore in stupore.
Dove sta il male, ci si chiede? E subito dopo: ma con queste proibizioni, come si fa a scrivere fiabe emozionanti e storie avventurose per bimbi e ragazzini? Non le si scrive, puntualizza a muso duro Diane Ravitch: si mettono insieme solo «insulse sbobbe», tanto che l’editoria statunitense per i ragazzi è un vero «impero della noia».
E’ ora di spiegare da dove vengono questi strambi diktat e soprattutto (questa è la parte più divertente) da che cosa sono motivati. L’indignata signora Ravitch è stata dirigente governativa nel settore istruzione. E da quell’osservatorio ha colto man mano nel Paese le assurdità che poi, in tre anni di lavoro, ha voluto riunire in un libro per una corposa denuncia, polemica già nel titolo: The Language Police, la polizia della lingua. Il sottotitolo spiega: «Come i gruppi di pressione limitano quel che gli studenti imparano».
Il primo gruppo di pressione colpevole è di sinistra: la mania del politically correc t non dà tregua, fino a livelli davvero esilaranti. E li vedremo. Ma la destra fondamentalista non è da meno: per esempio, perché guai a parlare di dinosauri? Perché il dinosauro evoca la teoria evoluzionistica che non da tutti è accettata e può indisporre alcuni spiriti religiosi.
Ora, gli uni e gli altri gruppi, dai posti di comando nella politica scolastica dei vari stati, fanno capire alle case editrici le proprie linee guida: non obbligano, no, quasi mai, però se vuoi che il tuo libro di narrativa sia adottato nelle nostre scuole...
E così, o ti adegui o non vendi. Le case editrici, ovviamente, si adeguano. Non si è adeguata un’autrice di storie per ragazzi che s’è licenziata alla richiesta di cambiare «l’esile vecchina» (stereotipo contro l’età) con una pensionata (si potrà dire?) che non passa giorno senza fare jogging. Contro lo stereotipo sessista, no alla mamma che guarda il papà riparare il tetto: è la mamma che smartella lassù in cima, e che lui guardi o no è secondario.
Altri esempi: bocciato Un delfino per amico per non discriminare i ragazzi che vivono lontani dal mare; mai e poi mai nominare una civetta, per non turbare un eventuale scolaro navajo: per la sua gente quell’uccello è tabù; orfani, morti, divorzi: via via via, i bambini hanno anime tenere (ma in televisione vedono tremila ammazzamenti, veri o finti, ogni giorno...). Dei ciechi, se proprio li si deve nominare, non si faccia capire che stanno peggio di uno che ci vede. Ci va di mezzo anche Huckleberry Finn di Mark Twain: troppi riferimenti razziali. La «sbobba insulsa», senza la vita vera e senza sogni, caccia dai banchi anche Dickens, Jane Austen, Poe, Stevenson. Poi i ragazzi sciamano fuori da scuola e si buttano su Harry Potter . Dove ci sono la magia, i cattivi, gli orfani (Harry stesso). E c’è anche la civetta.

Serena Zoli


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Date: 07 May, 2003 on 09:32
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