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Turchia, 30 bambini sotto le macerie
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1. Turchia, 30 bambini sotto le macerie
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da Il Messaggero
3 Maggio 2003

Crolla una scuola nel Sud-Est del Paese. Violente proteste contro il governo, accusato di inefficienza negli aiuti

Turchia, 30 bambini sotto le macerie
Devastante sisma, 127 vittime. Corsa contro il tempo per salvare gli alunni

ANKARA - Le cifre del terremoto di Bingol, nella Turchia sud-orientale, sono poche e terribili. Una scossa di 17 secondi, uno sciame sismico con oltre 200 movimenti tellurici di assestamento, almeno 127 morti e oltre 500 feriti e, come nel paese molisano di San Giuliano di Puglia, una scuola. Sì, una scuola distrutta al cui interno una trentina di studenti, ancora intrappolati sotto le macerie, sono probabilmente morti. Una scuola, come a San Giuliano di Puglia il 31 ottobre dell'anno scorso, quando oltre trenta bambini perirono sotto il tetto abbattuto dalle scosse. Anche a Bingol la popolazione protesta per la scarsa qualità dei materiali con i quali la povera scuola di Bingol venne edificata. E il premier Recep Tayyp Erdogan promette l'apertura di un'inchiesta.
La terra trema e tremano i responsabili dell'edilizia scolastica, come già a San Giuliano, e il terremoto diventa politico e il capo della polizia di Bingol viene silurato, ultimo anello, e forse capro espiatorio, di una catena di proteste inscenate dalla popolazione colpita dal sisma per la lentezza nelle operazioni di soccorso. Nei drammatici momenti della protesta, la folla si è fatta minacciosa e la polizia ha sparato ripetutamente in aria per disperdere i dimostranti. Secondo l’Ufficio informazione del Kurdistan in Italia, le forze di polizia avrebbero invece sparato sulla folla, uccidendo almeno una persona e ferendone altre due. Nessuna conferma da parte di altre fonti.
Immediata la destituzione del capo della polizia locale, Nuri Ozdemir. Ma Erdogan ha voluto spezzare una lancia anche in favore delle forze dell'ordine quando ha accusato non meglio identificati «provocatori» - molto probabilmente attivisti curdi, che lottano per l’autonomia del loro popolo - per le manifestazioni di protesta, trasformatesi in una vera e propria rivolta. Nessuna critica dunque per la polizia come corpo (in un Paese in cui l'esercito è garante della Costituzione, neanche l'islamico Erdogan ha osato tanto, limitandosi a far silurare il locale funzionario delle forze dell'ordine dal suo ministro degli Interni). È lotta contro il tempo nella povera cittadina di Bingol, già duramente colpita da un altro sisma che nel 1971 provocò la morte di circa 900 persone. Ieri i soccorritori lavoravano a ritmo serrato, dopo che nella notte erano stati estratti vivi dalle macerie cinque ragazzi, ma le possibilità di salvare gli altri scolari intrappolati sotto le macerie si facevano sempre più deboli. «Abbiamo ancora speranze di riuscire a trovare altri superstiti. Rimarremo tutto il tempo necessario ma ogni ora che passa riduce le possibilità di sopravvivenza», ha detto un soccorritore.
«Scioccante», questo il commento da Ginevra dei responsabili dell'Unicef sul disastro della scuola e sulla tragedia dei bambini sepolti nel suo dormitorio. Dure le accuse di inefficienza. Questi edifici non corrispondevano alle norme antisismiche previste anche dalle leggi tuche, accusa l'Unicef.
Ma il momento più drammatico del dopo terremoto, mentre già scattava l'allarme sciacalli e si diffondevano timori per eventuali epidemie, si è avuto quando la polizia, accorsa in gran numero per assistere la popolazione colpita, è diventata incolpevole bersaglio della rabbia dei manifestanti che urlavano slogan contro il governo accusato di scarsa efficienza nell'organizzazione dei soccorsi. Molti giovani agenti, probabilmente colti dal panico, hanno cominciato a sparare in aria fino ad esaurire i caricatori. Un dramma nel dramma.


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Date: 03 May, 2003 on 19:21
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