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Università, via ai fondi per i giovani
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1. Università, via ai fondi per i giovani
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da Il Corriere della Sera
3 maggio 2003

Università, via ai fondi per i giovani
Stanziati 75 milioni di euro: 8.500 nuove borse di studio, potenziato Erasmus

ROMA - Al ministero dell’università lo chiamano «pacchetto giovani». Perché il decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri contiene una serie di misure che proprio ai ragazzi sono indirizzate. Quelli che all’università studiano ancora. E quelli che, come ricercatori, muovono i primi passi dall’altra parte della cattedra. In tutto vengono create 8.500 nuove borse di studio. Saranno incentivate le iscrizioni ai corsi di laurea scientifici. Via libera, non solo per gli atenei ma anche per gli enti di ricerca, ai contratti a termine purché non pesino sul bilancio dello Stato.

BORSE DI STUDIO - Il provvedimento istituisce il fondo per il sostegno dei giovani: 75 milioni di euro da utilizzare per vari scopi. La mobilità internazionale, prima di tutto. Puntando su Erasmus, il progetto dell’Unione europea che in 15 anni ha fatto studiare all’estero un milione di ragazzi, oltre 100 mila gli italiani. Alle 14 mila borse di studio esistenti se ne aggiungeranno altre 3.500. Anche la somma crescerà: da 126 a più di 180 euro al mese, oltre all’integrazione decisa dai singoli istituti.

MATEMATICA E SCIENZE - La formula utilizzata nel decreto è un po’ vaga: il nuovo fondo sarà utilizzato anche per «incentivare le iscrizioni a corsi di studio di particolare interesse nazionale e comunitario». La matematica, spiegano al ministero, oltre all’area scientifica e tecnologica. Perché qui l’Italia è in ritardo rispetto al resto d’Europa. Brucia ancora uno studio realizzato un anno fa dall’Ocse: fra i 32 Paesi più sviluppati, l’Italia è solo al ventiseiesimo posto per la preparazione in matematica. Non è stato ancora deciso, però, quali saranno gli incentivi.

DOTTORATI - Altre 5 mila borse di studio saranno create per i dottorati e gli assegni di ricerca, i primi gradini verso la carriera da professore. Oggi in tutto sono 3 mila, meno della metà rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna. Dice Augusto Palombini, segretario dell’Adi, l’associazione dei dottorandi e dottori di ricerca: «L’aumento delle risorse è una buona notizia. Ma in altri Paesi utilizzano un contratto a termine. Con la borsa di studio siamo noi a dover pagare i contributi e se hai bisogno di un mutuo nessuno te lo fa. Considerato che abbiamo tutti tra i 25 e i 35 anni non è una differenza da poco».

CONTRATTI - Qualche novità c’è anche sui contratti. E qui bisogna fare un passo indietro. Fino alla legge Finanziaria che alla fine del 2002 ha bloccato le assunzioni in tutta la pubblica amministrazione, università ed enti di ricerca compresi. Il testo approvato ieri precisa che sono esclusi i contratti a termine. Non tutti. Ma quelli «finalizzati a progetti di ricerca» i cui oneri «ricadono su fondi derivanti da contratti con le istituzioni comunitarie e internazionali o con le imprese». Gli atenei possono assumere, insomma. Purché provvedano da soli e non battano cassa allo Stato.

Lorenzo Salvia


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Date: 03 May, 2003 on 08:36
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