I sindacati bocciano la carriera per i prof
ELENA ROMANAZZI

È muro contro muro tra i sindacati della scuola e l’Aran per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. La trattativa, pur essendo ancora alle battute iniziali, già presenta grossi ostacoli. La bozza proposta dall’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni contiene degli elementi che sono stati in linea di principio bocciati ieri dai sindacati. Si parte proprio dalla proposta, anticipata da Il Mattino, di utilizzare per la carriera dei docenti anche la valutazione del rendimento scolastico degli alunni. Un modello, quello proposto, che ricorda il sistema utilizzato in Francia. L’articolo in questione, il numero 9, con molta probabilità verrà cancellato dalla bozza. Almeno questo chiederà il coordinatore nazionale della Gilda, Alessandro Ameli. Critici anche i confederali che in questa trattativa non si trovano, però, sulle stesse posizioni. Dice no alla carriera Daniela Culturani della Cisl scuola. E sulla stessa linea si esprime Massimo Di Menna della Uil, il quale però vuole superare in fretta tutti gli ostacoli per chiudere il contratto.
Il confronto all’Aran procederà oggi per poi riprendere il prossimo 28 aprile. Sono diverse le questioni che non vengono digerite dai sindacati e che inducono a ritenere che la trattativa andrà molto per le lunghe. Oltre la carriera, la cui introduzione si temeva tempo fa fosse inserita direttamente nella riforma dei cicli, ci sono perplessità su molti altri aspetti. Intanto le relazioni sindacali all’interno delle scuole. La filosofia del contratto accentra i poteri nelle mani del dirigente scolastico. E questo si ripercuote anche nelle relazioni interne. Così i sindacati, secondo la bozza, devono essere informati, ma senza poter interferire con il dirigente, ad esempio sulla formazione della classi e sulla determinazione degli organici, sui progetti retribuiti con il fondo dell’istituto, sull’utilizzazione del personale impegnato in attività aggiuntive. Sono moltissime le questioni sulle quali nessuno potrà mettere bocca riducendo, per i sindacati, la funzione dei docenti.
Nella bozza dell’Aran si conferma e si rafforza il concetto di mobilità territoriale del personale docente. Una idea questa che non vuole penalizzare nessuno, almeno questa è la tesi dell’Aran, ma che invece tende a valorizzare le esperienze acquisite dal personale anche attraverso lo scambio di professionalità «nel sistema scolastico e del lavoro pubblico». Tutte le forze in campo in attesa di destinazione di insegnamento potranno rimettersi in gioco attraverso corsi di riqualificazione e riconversione professionale mirati però all’assegnazione di posti di lavoro vacanti. La mobilità, si aggiunge nella bozza, si attua sulla base della previsione del fabbisogno di risorse professionali attraverso la programmazione delle iniziative di formazione in ambito provinciale o regionale.

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Panini: occorre una consultazione

La trattativa all’Aran è appena iniziata e il leader della Cgil Scuola Enrico Panini è fortemente critico sull’ipotesi di introdurre tra i parametri di riferimento per gli scatti di carriera anche il rendimento degli alunni. «Non coglie - ha detto - l’obiettivo di riconoscere e valorizzare l’attività di insegnamento nelle sue diverse modalità di effettuazione in classe e nella vita della scuol. La proposta dell’Aran non è stata ancora oggetto di discussione. Però qualsiasi proposta di carriera deve misurarsi non con questo contratto, ma eventualmente nel prossimo biennio. Si deve prevedere una consultazione formale degli insegnanti sulle proposte da presentare nelle prossima trattativa».