Pioggia di avvisi dai gestori dei cellulari. Offrono di tutto: giochi, musica, perfino un po’ d’amore

Display senza difese: invasi dai messaggini pubblicitari

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

Vorrei rapidamente raccontare una mia personale guerra incruenta ma assillante. Più che una guerra è un’invasione subìta, a suon di messaggini inviati direttamente da gestori della mia privacy e delle mie comunicazioni. Credo di essere uno dei mille, anzi dei milioni di territori umani invasi. Non parlo degli Sms del quotidiano incrocio elettronico postale dell’italiano medio, genitori-figli, mogli-mariti, innamorati vari. No è proprio un’occupazione di tipo ufficiale. Pigola il cellulare e m’impone di fermarmi mentre guido come milioni di altri italiani sulle autostrade delle vacanze pasquali, può essere qualcosa di importante, di lavoro o di famiglia. No, è un invito a entrare anch’io in battaglia, in questa stagione già così odiosamente bellica. Ecco il testo: «Tim info. Combatti a colpi di Sms con il gioco PICCHIADURO (la parola è scritta in carattere maiuscolo sul piccolo schermo, n.d.r. ) e divertiti senza spargimenti di sangue! Come? Invia P al 44626-info e costi su www.i.tim.it ».
Passano brevi secondi e non ho neppure il tempo di cedere alla tentazione di indagare sui costi chiamando il numero indicato, ed ecco incalza un secondo messaggio: «Il meglio non si offre a tutti... noi abbiamo scelto te». Quale nomina illustre, quale laurea ad honorem, quale laticlavio a vita? L’ambizione non ha confini nell’italiano medio e così smanetto per passare sul display alla seconda parte dell’Sms che si limita, venale traditore, a offrirmi «le migliori suonerie».
Prima di poter zittire la suoneria che già ho, ecco un terzo avviso: «Hai un messaggio d’amore...». Un momento, prima di continuare a far scorrere le righe ho bisogno di un po’ di spazio, devo appartarmi, figli e moglie non gradirebbero il rimbambimento. Ecco il seguito: «Se non chiami entro 24 ore non saprai mai...». Non saprò mai. Ho lasciato passare, per pudicizia o per viltà, non credo per avarizia, il tempo concessomi per richiamare. Mi posso consolare con la musica: «Grande festa di primavera - mi promette un altro messaggio - con il gruppo jazz...».
Spengo il telefono. Ma non mi accorgo che è rimasto aperto il secondo cellulare, quello estero che ritengo protetto da questa invasione. Ogni italiano ha il suo santuario segreto, come un innocente terrorista telefonico. Ma si mette a trillare anche lui: « Wind welcomes you to Italy, for any information please call 155 », ma non si dimentica di entrare anche lui in confidenza: « Enjoy your stay ».
Ci si può ridere sopra. O si può anche non ridere. Ciascuno di noi, milioni di terminali, avrà annotato che cosa accetta con allegria e che cosa accetta con fastidio. Il computer che sceglie i nostri numeri a caso non sa che cosa facciamo, pensiamo, amiamo, forse patiamo, forse detestiamo in quel secondo, non conosce il grado di tollerabilità o di intollerabilità della sua intrusione. Non faccio moralismi di tipo luddista, la macchina telematica è utile, utilissima, talvolta anche dolce, dopo cento milioni di Sms d’amore per il giorno di San Valentino le si può perdonare il centounesimo milione giunto al momento sbagliato. Ma si dovrà pur mettere un confine, fosse soltanto un confine semantico. Per esempio io quel «Picchiaduro» con l’aria che tira nel mondo e con i teppisti che girano fra noi, lo trovo davvero imperdonabile.

Gaspare Barbiellini Amidei