A maggio la kermesse internazionale. All’insegna del bianco divino e del rosa passionale
Torino, un salone del libro in multicolor

DAL NOSTRO INVIATO

TORINO - «Il logo della Fiera, con le sette barre colorate che rappresentano i dorsi dei libri, assume oggi un nuovo significato: è il vero logo della pace. Con i proclami si produce poco, la pace si costruisce con la conoscenza dell'altro, degli altri, con i libri, dunque. Grazie ad essi comprendiamo i mille colori di un mondo, che non è quello in bianco e nero pensato da Bush e Saddam». Così, Ernesto Ferrero, il direttore editoriale della Fiera del libro di Torino, ha rivendicato il ruolo centrale della cultura per la costruzione di un mondo migliore, ponendo la Fiera stessa come interlocutrice e attrice di questo processo.
Il motivo conduttore della kermesse internazionale che si svolgerà al Lingotto dal 15 al 19 maggio, è proprio il colore. Introdotto da una lectio magistralis di Sgarbi, verrà declinato in tutti gli ambiti: letteratura, arte, scienza, semiologia. Qualche esempio: Gianfranco Ravasi terrà una conversazione sui colori dei simboli della liturgia cristiana mentre Kaled Fouad Allam e Malek Chebel introdurranno alle forme, ai simboli, ai colori dell'islam; nero o noir è il colore emotivo del nuovo giallo all'italiana, che sarà raccontato da De Cataldo, De Silva, Faletti e Fois; il rosa spetta di diritto a Maria Venturi, mentre ai colori delle passioni espresse nella posta del cuore saranno dedicati gli incontri con Isabella Bossi Fedrigotti e Massimo Gramellini. Fra le numerose star della nostra narrativa si annuncia poi il ritorno di Baricco e del giovane Ammaniti, divenuto bestsellerista internazionale.
Ma l'elenco dei nomi è lungo, quasi quanto il cartellone degli appuntamenti della XVI Fiera del libro di Torino, tanto che la conferenza stampa di presentazione tenuta ieri è durata due ore. Tra gli ospiti stranieri al Lingotto, sono stati ricordati: Dahrendorf, Banville, Esterházy, Lessing, Yehoshua, Richard Powers alle prese con le moderne mitologie di massa negli States e Wendy Doniger, studiosa dell'antica mitologia induista. Si mescoleranno con i tanti autori canadesi, che saranno a Torino per rappresentare il loro Paese, ospite d'onore della Fiera 2003. Il melting pot, che sembra essere il segreto della grande creatività letteraria della nazione nord americana, si riprodurrà negli incontri. Yann Martel e lo scrittore d'origine indiana Rohinton Mistry, dopo aver provocato un'accesa discussione nella giuria del Booker Prize 2002 per la scelta tra i due del vincitore, si ritroveranno a Torino, orgogliosi che a contendersi il più importante premio di letteratura contemporanea in lingua inglese siano stati proprio due canadesi. La vittoria è andata a Martel e, oltre a lui, in Fiera arriveranno, tra gli altri, gli italo-canadesi Nino Ricci e Joe Fiorito, i giovani Steven Heighton e Duglas Cooper, Alistair McLeod e Nancy Richler, che in veste di scrittrice e nipote di Mordechai Richler, ricorderà il celebre autore scomparso.
L'orgoglio di Rolando Picchioni, segretario generale al Lingotto, per una «Fiera che non ha paragoni al mondo nel numero di iniziative» si può misurare sul sito www.fieralibro.it. Qui si segnala la nascita di «The World Political Forum», un'istituzione permanente con sede a Borgo Marengo (Alessandria), presieduta da Mikhail Gorbaciov. Il Nobel per la Pace sarà in Fiera il 19 maggio, insieme a molti alti esponenti della politica internazionale, per la sessione costitutiva di questo organismo che, con il contributo di personalità come Bill Clinton, Enrique Cardoso e Li Peng, lavorerà sulla governance del pianeta «Per una nuova civiltà» e sulla globalizzazione in un'ottica più varia culturalmente e più aperta al mondo rispetto a quella del Forum di Davos, preso da tutti, ieri, come raffronto.

Cinzia Fiori