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FATTI di CRONACA
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1. FATTI di CRONACA
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da La Stampa
20 marzo 2003

INCHIESTA SULL´EDITORIA / 9. POLITICA, CORRUZIONE, GUERRE, TERRORISMI: COME SI FANNO VOLUMI A COLPI DI INDAGINI PER CAPIRE I TEMPI CHE VIVIAMO

FATTI di CRONACA

inviato a MILANO

«IL mondo è fatto per finire in un libro», dice Mallarmé. Il mondo com'è. Non come ci piacerebbe che fosse, come potrebbe essere, come forse non sarà mai. Raccontato nelle sue rughe, nei suoi piccoli grandi segreti, nei suoi grandi piccoli misteri. In fondo, è il fascino dell'inchiesta, anche la sua seduzione. Vero che il Talmud asserisce che «una parola vale un denaro, il silenzio ne vale due»: ma forse tre valgono un patrimonio. Raccontarlo, questo mondo, è una vocazione, ma non soltanto, anche una necessità, per uno come Giorgio Bocca o Giampaolo Pansa, oppure per Naomi Klein. E tutti paiono considerarlo irrimediabilmente a rischio. La cronaca come filo conduttore, i grandi fatti che diventano grandi temi: e pure quelli che hanno calamitato meno l'attenzione ma che celano in sé segreti che si rivelano tesori. Il tarlo subdolo e instancabile chiamato corruzione, le mani poco pulite di una classe politica che si considerava razza padrona. Eppoi l'utopia di una rivoluzione rotolata lungo la china di un terrorismo senza ritorno, o quella di una guerra chiamata santa e che di santo non ha nulla, come tutte le guerre. Vedere, osservare, spiegare: anche a questo serve un libro. Editori che vantano successi letterari non comuni hanno scelto tale impegno chiamiamolo divulgativo, ne hanno fatto un segno inconfondibile, il marchio. La soddisfazione di andare «fino in fondo dentro ai fatti» (come diceva uno slogan della Stampa): parliamo dunque di Sperling & Krupfer e Baldini & Castoldi, ovvero il gusto per il grande reportage. Ma quale molla scatta per scegliere di andare «dentro ai fatti»? Nessun dubbio per Carla Tanzi, una «beata cinquantenne» in editoria da 30, direttore editoriale della «S&K»: «La curiosità per tutto quello che si svolge intorno a noi. L'attenzione e la voglia di approfondire sono molto importanti in chi svolge il mestiere dell´editore, che è traslato su una direzione editoriale, e sugli editor. Un esempio: l´11 settembre credo abbia fatto nascere in tutti noi la voglia di approfondire, leggendo informazioni anche al di là di quello che pubblicava la stampa quotidiana. Ed è stata immediata non la caccia a fare titoli che, in quel momento, potevano essere di maggior interesse, ma proprio il desiderio di saperne di più. Siamo quindi usciti con La rete del terrore di Guido Olimpio, giornalista del Corriere fra i maggiori esperti di terrorismo internazionale, un libro molto ben fatto, e con Nel nome di Osama bin Laden di Yossef Bodansky, grandissimo esperto di storia mediorientale contemporanea, su trent´anni di sviluppo di terrorismo nell´area islamica, già pubblicato dagli americani col titolo Bin Laden, guarda caso, due anni prima. In realtà è un testo di grande approfondimento su tutto quello che era avvenuto precedentemente, quindi aiutava a capire ciò che stava avvenendo». Come nasce l'idea di stampare grandi inchieste, di pubblicare un libro come L'apocalisse Saddam di Mimmo Càndito? Alessandro Dalai, presidente della Baldini & Castoldi, 55 anni, una vocazione di famiglia per l'editoria, risponde che «viene dall´analisi del panorama sociale e del momento storico di riferimento: adesso la guerra e la globalizzazione, per dare due temi di grande importanza. Eppoi, dai rapporti con gli autori, con i giornalisti, gli scrittori che ti riconoscono come casa editrice attiva in quest´area. Cerchiamo, innanzitutto, di costruire gruppi di amici, che sono autori, scout quasi involontari oppure volontari nel senso del volontariato: ci segnalano titoli, ci suggeriscono temi e, a volte, colleghi dei quali hanno fiducia. Per esempio, siamo arrivati a Klein casualmente, ma lei ci ha segnalato Walden Bello. Ogni casa editrice ha un suo gruppo di autori di riferimento che sono una fonte importante e inesauribile. E poi, naturalmente, i nostri editor. Alcune case editrici danno più attenzione alla contemporaneità, altre ne danno meno: noi nasciamo con questa vocazione, quindi abbiamo un radicamento su temi di saggistica contemporea sia politica sia d'inchiesta, abbastanza forte, per almeno un 30% della produzione».
C'è chi sostiene che il lettore sia un animale pigro, aduso a indugiare sulle ali dell'altrui fantasia, poco disponibile a impegnarsi su percorsi scabrosi, come a volte promettono di essere quelli che ti conducono nel cuore dell'attualità. Vero? Falso? Ma poi, chi è pigro e chi disposto a correre sulle sudate carte? I giovani, certo non tutti, ma molti per fortuna, rappresentano un terreno fertile, curiosi e inquieti. Dice Dalai: «Non pensavamo che ci fosse un pubblico così attento, che vuole capire i misteri di casa nostra. C´è una fortissima curiosità per gli anni Settanta e Ottanta come se il pubblico più giovane si volesse documentare su quel periodo storico che comincia, in qualche modo, a tornare di grande attualità. Un vero successo sono stati l´ultimo libro di De Felice e il Rosso e nero di Pasquale Chessa, che ha venduto circa centomila copie, qualche anno fa. Appena ieri, l´Italia delle stragi, l´Italia dei misteri irrisolti e che, purtroppo, determinano l´attualità di oggi: quindi, oltre a Br imputazione banda armata, abbiamo ripubblicato Brigate rosse, una storia italiana di Mario Moretti, A mano armata di Giovanni Bianconi. Tutte cose che continuiamo a ristampare al di là delle nostre aspettative. Altra parte molto importante, della nostra saggistica quantomeno, si rivolge a quello che è lo scenario del movimento antiglobalizzazione, dunque della globalizzazione. E il mondo del femminile che sta conoscendo un nuovo movimento, non femminista ma di ripresa dei valori propri del mondo della donna oggi».
Per un libro che tessa la complessa tela di quella che s'intende inchiesta approfondita, un rischio non collaterale è che il vento della cronaca finisca per travolgerlo. Una possibilità da neppure prendere in considerazione, osserva Carla Tanzi. Perché, dovesse accadere, significherebbe che qualcosa è stato sbagliato, nella scelta, nella programmazione, nel lavoro dell'autore. «Una casa editrice che si avvicini alla saggistica di attualità tiene presente che deve stare molto attenta a non essere superata in continuazione dagli avvenimenti. Però, questo è un falso problema perché se viene superata in continuazione dagli avvenimenti vuol dire che sta facendo dei libri sbagliati. La differenza tra "instant" e una saggistica d´attualità come intendiamo noi, è anche di lasciare una traccia per chiunque voglia documentarsi, quindi avere una durata maggiore. Sperling ha pubblicato libri su Bossi e di Bossi e libri di Bertinotti. Dunque, pure una vocazione totalmente sopra le parti, di trattare tutti gli argomenti che possano essere d´interesse, senza preclusioni. Per informare, affiancarci al giornalismo senza sovrapporci, dando quella cosa in più che il libro può dare e quella traccia che può lasciare. E' stato molto interessante toccare il tema della pubblicità, e al femminile, dell´uso che della donna si è fatto nella pubblicità, è il libro di Elena Brancati, che si accosta al libro di Annamaria Mori sulla disoccupazione e sugli esclusi; quello sulla situazione della salute in Italia, con la trasmissione televisiva Reporter. I libri di saggistica, di attualità come li chiamiamo noi, i libri-inchiesta, ancora oggi seguono gli stessi criteri di una volta, ci avviciniamo a loro sempre con il medesimo intento, che è quello di dare al nostro pubblico, al lettore che noi ci immaginiamo, un approfondimento che vada al di là degli articoli o anche dei dossier pubblicati da quotidiani e settimanali, la possibilità di tirar le fila. Ripeto, il libro è qualcosa di più. E´ un modo anche per non sovrapporsi». Con L'anno dei barbari, I bugiardi, Il regime, L'intrigo, Lo sfascio Pansa ci dette l'immagine di un Paese diverso da quello che avevamo pensato. Naturalmente, c'è sempre chi si adombra perché il suo riverito nome è finito in mezzo a una pagina. Ricorda Dalai: «Abbiamo una causa con il Presidente del Consiglio per Le toghe rosse di Elio Veltri. Alcuni si mostrano molto attenti alla tutela della loro immagine, anche se indifendibile: con tutta l´attenzione che mettiamo nel verificare le fonti e nel far leggere i manoscritti anche dai legali, ci ha fatto causa un signore, citato come fascista, con trenta condanne per reati legati all'apologia del fascismo: abbiamo vinto». Si dice che di buone intenzioni siano lastricate le vie del mondo ma poche risultano utili per i bilanci, che rimangono gli autentici dittatori di qualsivoglia industria, quella della cultura compresa. Per dire: quante copie è necessario vendere, per evitare che i conti prendano un fastidioso e preoccupante colore rosso? Secondo Dalai «per una tiratura medio-bassa, di assaggio, 3-4 mila copie, il costo si aggira sui 15 e i 20 mila euro. Una vendita di 6 o 7 mila copie garantisce un ottimo bilancio». Al quesito: quanto costa produrre un libro con il segno della grande inchiesta? Carla Tanzi risponde: «Tanto sforzo e tanta buona volontà da parte dell'autore». E in euro? «E' una domanda curiosa, non me la sono mai posta. La velocità è qualcosa che poggia molto sulle sue conoscenze e sulla sua voglia di fare velocemente un libro di questo tipo. Ma è più una cosa di passione. Ecco, più che di euro parlerei di passione». In ogni modo «da un libro di questo genere, ci aspettiamo di stare attorno alle 5 mila copie, minimo». Dunque, forse è vero: il mondo è fatto per finire in un libro.

Vincenzo Tessandori


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Date: 20 Mar, 2003 on 09:14
FATTI di CRONACA
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