da Il Corriere della Sera
17 marzo 2003Nostalgia preventiva per il vecchio banco
A volte la nostra aula ci sembra piccola e opprimente. Guardiamo i professori: sempre gli stessi da tre anni. E i compagni? Da cinque anni gli stessi in classe la mattina, gli stessi nei pomeriggi di studio, gli stessi anche durante le uscite serali. Allora coi pensieri corriamo al futuro e pensiamo che tra qualche mese saremo all'università. Novità e freschezza, ci immaginiamo. Ma poi parliamo con amici che all'università ci sono già. Con brutalità ridimensionano i nostri sogni: ci dicono che rimpiangeremo il liceo. All'università finalmente riesci a dedicarti agli studi che hai sempre amato, ti liberi delle materie che non hai mai sopportato, riesci a gestire il tuo tempo. Ma al tempo stesso negli atenei milanesi si perde la dimensione del gruppo, sfuma l’occasione di condividere un percorso di formazione culturale in senso lato, si dissolve il piacere di discutere e di consolarsi a vicenda. Tutto questo al liceo ancora sopravvive. Hai dei professori, dei compagni, un’aula, un contenitore dentro al quale si litiga, si è complici, si condivide la fatica. Insieme: circondati da pareti che conosciamo. All’università i riferimenti si sgretolano: le lezioni sono sparse in aule o edifici diversi; i professori non li vedi più, nemmeno all'esame perché con la nuova riforma prevalgono i test scritti; il gruppo di sostegno ti viene a mancare. Non ci resterà che ritrovarci nei chiostri della Statale magari a ricordare i bei tempi del liceo. Esercizi di nostalgia preventiva. liceale
Caterina Croce
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