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«Gli immigrati sono 2.395.000» Ciampi: bisogna aprire le scuole
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da Il Corriere della Sera
11 marzo 2003

Rapporto Caritas. Il capo dello Stato: la nostra identità non è minacciata
«Gli immigrati sono 2.395.000» Ciampi: bisogna aprire le scuole

Rappresentano il 4,2% della popolazione I lavoratori sono raddoppiati. Il presidente della Repubblica: un futuro multietnico

ROMA - L’Italia del «futuro prossimo» sarà «multietnica e multireligiosa». «Questa nuova prospettiva può apparire ed è sconvolgente» e le «nostre virtù civiche affrontano una prova non facile», ma deve essere chiaro che «non è in pericolo l’italianità». Parla di immigrazione il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi. Lo fa a Modena, una delle città dove gli extracomunitari sono più numerosi. E nel giorno in cui la Caritas aggiorna i dati sul fenomeno: in Italia gli immigrati sono 2.395.000. «Anche quelle che erano fino a tempi recenti terre di emigrazione - dice il presidente della Repubblica - sono diventate una meta sognata. L’Inghilterra, la Germania o la Francia hanno sostenuto ondate molto più massicce di quelle con cui oggi si confronta l’Italia. Non per questo la Francia è diventata meno francese, la Germania meno tedesca, la Gran Bretagna meno british». Poi il passaggio più significativo. Meglio, il più politico: «Il succedersi delle generazioni, specie se si farà una impegnativa politica di apertura delle scuole di ogni tipo ai nuovi arrivati, attenuerà e addirittura risolverà molti problemi». Un riferimento non casuale. La scuola è proprio uno dei tre pilastri, insieme alla sanità e alle forze di polizia, su cui la Lega punta per la devolution. Un altolà al Carroccio, insomma. Pur riconoscendo che l’aumento del flusso dal Sud del mondo non sarà indolore.
I 2,4 milioni di extracomunitari indicati nel rapporto Caritas-Migrantes, illustrato ieri a Roma, rappresentano il 4,2 per cento della popolazione italiana. Numeri che, secondo i Ds, «smentiscono la presunta invasione di cui parla la maggioranza e riportano il fenomeno nelle giuste dimensioni». Quelli che lavorano sono 1,6 milioni, quasi raddoppiati nell’ultimo anno con i 700 mila che hanno fatto domanda di regolarizzazione. Ed è proprio la sanatoria a preoccupare la Caritas. Specie per la lentezza nello smaltimento delle pratiche. Riconosce Rocco Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie: «Il problema esiste ed è grave in dieci città, quelle più grandi» che raccolgono oltre la metà delle domande. «In tutte le altre finiremo entro l’anno».
Con la guerra in Iraq, la situazione potrebbe peggiorare. Al momento, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur), ha programmato interventi per 600 mila profughi. «Ma di questi solo una minima parte potrebbe arrivare fino in Italia. Gli altri - osserva Augustine Mahiga, delegato dell’Acnur per l’Italia - rimarranno in zona: Iran, Turchia e Giordania». Analisi condivisa dallo stesso Buttiglione.
Una certezza c’è già: i soldi per gli aiuti non basteranno. Spiega Laura Boldrini, portavoce dell’agenzia Onu: «Per queste 600 mila persone, servono 60 milioni di dollari. Ne abbiamo spesi 20 e raccolti solo 16,5, di cui 15 arrivano dagli Stati Uniti».
Anche in vista della possibile guerra, il governo ha deciso di accelerare sulle nuove regole per il diritto d’asilo. Domani proprio Buttiglione porterà in consiglio dei ministri il disegno di legge che recepisce le nuove regole europee emanate all’inizio dell’anno. Norme di carattere generale che dovranno essere specificate dal disegno di legge già in discussione alla Camera. La Caritas chiede che agli iracheni sia comunque rilasciato un permesso di soggiorno temporaneo.
Ma ci potrebbero essere anche altre novità. E’ ancora Buttiglione a proporre di trasferire ai presidenti delle Regioni la competenza sulle quote di arrivi da decidere ogni anno: «Chi meglio di loro conosce l’effettiva domanda e le capacità di accoglienza del territorio? Siamo uno Stato federale, facciamo una scelta coraggiosa».
Parole che strappano un «bravo» al presidente del Veneto, Giancarlo Galan: «Sono anni che dico e ridico che nessuno meglio di noi può fare una cosa del genere. Finalmente c’è un ministro che si dichiara d’accordo». Oggi le Regioni si limitano a formulare le proprie richieste al governo. Al ministero del Welfare spetta il compito di mettere tutti d’accordo.

Lorenzo Salvia


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Date: 11 Mar, 2003 on 07:02
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