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Addio al maestro dell’informatica italiana
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1. Addio al maestro dell’informatica italiana
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da Il Corriere della Sera
19 febbraio 2003

Scomparso a 82 anni Enzo Aparo. Fu tra i pionieri della scienza dei computer
Addio al maestro dell’informatica italiana

Enzo Aparo, uno dei maestri dell’informatica italiana è scomparso sull’Isola di Guadalupe. Era in vacanza, e tra poco avrebbe festeggiato con la moglie Matilde l’ottantaduesimo compleanno. Aparo, di origine catanese, era uno dei cervelli eccellenti dell’Italia rinascente degli anni Cinquanta. Grande teorico dell’analisi numerica, era però altrettanto affascinato dalle applicazioni che la matematica prospettava. E prima fra tutte, nel clima del dopoguerra, c’era la scienza dei computer ai suoi primi vagiti. A Roma, in quegli anni, l’illustre matematico Mauro Picone aveva fondato l’Istituto nazionale per le applicazioni del calcolo. Per sperimentare nel concreto c’era però bisogno di un calcolatore elettronico e Picone ne acquistò uno dei primi disponibili in Europa, costruito dalla Ferranti britannica. Era il dicembre 1954 e sui suoi circuiti incominciarono a farsi le ossa tre allievi di Picone. Roberto Vacca, Paolo Ercoli e Enzo Aparo, considerato il più brillante.
Con il computer inglese nasceva così a Roma l’informatica italiana e la scuola che poi genererà altri centri importanti come Pisa. Fu da quelle esperienze che si trovò anche il coraggio di costruire il primo elaboratore tutto italiano come aveva suggerito Enrico Fermi.
Gli scienziati, dopo la realizzazione della bomba atomica e dei primi razzi, avevano capito che senza computer era difficile progredire: qualsiasi campo aveva bisogno di macinare sempre più impetuosi fiumi di numeri che solo le macchine potevano affrontare con la necessaria velocità. E con il calcolatore romano, ribattezzato Finac, Aparo soddisfò per un decennio le richieste dei vari ministeri, dal Bilancio alla Difesa, e quelle dei ricercatori del Cnr e dell’Istituto di fisica nucleare.
«Ma Aparo era anche un bravo maestro», dice Nicola Cabibbo, grande fisico ora a capo del progetto Ape per il computer più potente d’Europa e negli anni lontani allievo di Aparo. «I docenti erano allora irraggiungibili - nota Cabibbo - invece lui ci aiutava a superare i primi scogli della scienza. Ricordo che andavamo in pellegrinaggio a vedere il computer arrivato dall’Inghilterra che appariva come una meraviglia. Era una macchina enorme fatta di tanti armadi che occupavano un’intera stanza. Tra quelle pareti nasceva anche da noi la computer science».

Giovanni Caprara


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Date: 19 Feb, 2003 on 09:33
Addio al maestro dell’informatica italiana
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