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Italiano di Stato, i linguisti dicono no
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1. Italiano di Stato, i linguisti dicono no
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da Il Corriere della Sera
13 febbraio 2003

I dubbi degli studiosi sul disegno di legge che prevede la nascita di una grammatica ufficiale

Italiano di Stato, i linguisti dicono no

Possono esistere una grammatica e un dizionario «ufficiali» dell’italiano? Il disegno di legge 993 sull’istituzione del Consiglio superiore della lingua italiana - presentato nel 2001 e ora in discussione alla prima Commissione affari costituzionali del Senato - prevede proprio (al punto b dell’articolo 5) che il nuovo ente si occupi, fra l’altro, dell’«elaborazione di una grammatica "ufficiale" della lingua italiana» e della «compilazione di un dizionario dell’"uso", da mantenere in costante aggiornamento». Ma i linguisti - entusiasti sostenitori del Consiglio - su questo punto, unanimi, dissentono. E chiederanno, pacati ma decisi, la modifica del provvedimento che, entro un paio di mesi, dovrebbe approdare in aula. Spiega il senatore Andrea Pastore, Forza Italia, che ha presentato il testo: «Qualche formulazione infelice andrà rivista. Ovviamente, sempre che si decida di farli, una grammatica o un dizionario "ufficiali", non avrebbero valore d’imposizione, ci mancherebbe, ma di sostegno». Ma non esistono già strumenti scientificamente validi? «Sì, ma nessuno viene da un soggetto pubblico - spiega Pastore -. Un dizionario nato in un luogo ufficiale come il nuovo Consiglio sarebbe, forse, più autorevole». Come potrebbe, però, un organismo neonato essere più prestigioso dell’Accademia della Crusca, dal 1583 massima istituzione della nostra lingua? «L’essere un ente pubblico per la cura dell’italiano - sostiene il senatore - fornirebbe l’autorevolezza. La presenza di rappresentanti del governo, servirebbe poi da veicolo, senza interferire, ovvio». Il Consiglio superiore della lingua sarebbe infatti presieduto dallo stesso presidente del Consiglio dei ministri. Ne farebbero parte inoltre i titolari di Istruzione e Beni culturali. E, accanto a un segretario con compiti d’indirizzo, un rappresentante della Crusca e uno della Società Dante Alighieri.
Ma, allora, chi li realizzerebbe materialmente i testi «ufficiali»? «Nessuno - conclude Pastore - sarà obbligato a fare una grammatica piuttosto che un dizionario. Ma, se riterranno questi strumenti opportuni, i linguisti potranno trovare sostegno, anche economico per farli. Ripeto, il provvedimento è ancora tutto da vedere. In realtà il Consiglio nasce per la tutela della nostra buona lingua».
Ma che cosa ne pensano gli interessati? Spiega Francesco Sabatini, presidente dell’Accademia della Crusca: «Ritengo, e lo farò presente al Senato che mi ha convocato per oggi, che sia fuori luogo l’idea stessa di una grammatica "ufficiale". Sarebbe come se lo Stato imponesse ai medici una precisa cura per una certa malattia. La nostra non è una polemica politica, ma sosteniamo che un intervento dall’alto sulla lingua, per sua natura così varia e fluida, sia improduttivo: incontrerebbe mille resistenze. Con contraccolpi negativi nella scuola, ad esempio: un conflitto insanabile di opinioni fra studenti, docenti e famiglie. Se lo immagina che cosa succederebbe davanti a un passo, e ce ne sono, in cui Dante usa l’indicativo laddove la regola vorrebbe il congiuntivo? Gran parte delle disposizioni resterebbe poi inascoltata: il lessico è refrattario alla nazionalizzazione». Prosegue Sabatini: «Chiederemo che il nuovo Consiglio si occupi piuttosto di potenziare gli interventi indiretti per migliorare la padronanza dell’italiano. E, cioè, una seria formazione linguistica di insegnanti e operatori della comunicazione».
Simile è la posizione della Società Dante Alighieri. Spiega il presidente, Bruno Bottai (anche lui sarà sentito al Senato): «La grammatica ufficiale è inutile. Il Consiglio dovrebbe piuttosto vigilare sull’uso eccessivo di parole straniere».
Ma come sarebbe fatta un’eventuale grammatica «di Stato»? «Non riesco proprio a immaginarmela. E poi non avrebbe nessun effetto» sostiene Luca Serianni, docente di Storia della lingua italiana alla Sapienza e autore per Utet e Garzanti di una grammatica, non ufficiale ma autorevolissima. «L’unico settore - prosegue - in cui un organismo statale potrebbe intervenire con efficacia, sarebbe quello della burocrazia. Cominciando a eliminare termini come ticket ».
«Nessuno Stato del mondo ha una grammatica "ufficiale", neppure Francia e Spagna che pure, linguisticamente, sono sulle difensive - sostiene poi Gianluigi Beccaria, presidente dell’Asli, l’Associazione degli storici della lingua italiana -. Siamo contrari: come si fa a fissare l’italiano, con la sua vitalità e le sue varianti regionali? E ancora, ce ne sono già tanti di dizionari e grammatiche, realizzati con criteri scientifici e con impostazioni diverse, come è giusto che sia».
Infine, un parere da chi, di grammatiche, ne produce in grande quantità: gli editori di testi scolastici. Spiega Roberto Gulli, responsabile del settore scuola dell’Associazione italiana editori: «Che cosa dovremmo fare noi di fronte a un testo ufficiale? Non si rischia un doppione di strumenti già esistenti? E poi, ma è solo una battuta: chi non ci si attiene, cosa fa? Commette reato?».

Damiano Fedeli


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Date: 13 Feb, 2003 on 07:48
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