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Riforma del Cnr, i due fronti degli scienziati
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1. Riforma del Cnr, i due fronti degli scienziati
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da Il Corriere della Sera
12 febbraio 2003

Riforma del Cnr, i due fronti degli scienziati
Oggi a Montecitorio la «protesta delle provette». Zichichi: scendere in piazza non serve

ROMA - Il mondo della ricerca scientifica si è spaccato in due. Da una parte i sostenitori dei decreti di riforma presentati dal ministro dell’Istruzione Moratti, dall’altra quelli che ne chiedono la revoca. Entrambi gli schieramenti ricorrono a conferenze stampa, manifestazioni pubbliche e nomi di spicco per diffondere le proprie ragioni. Una situazione senza precedenti in Italia, dove la politica della ricerca scientifica è sempre rimasta sullo sfondo, senza suscitare grandi emozioni. FRONTE DEL SI - Bruciando le tappe e anticipando di un giorno l’annunciata manifestazione in piazza Montecitorio degli «scienziati contro», ieri il «fronte del sì» ha fatto la sua prima uscita pubblica con una conferenza stampa presso la modernissima sede dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), alla periferia di Roma. A fare gli onori di casa il presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, che nei giorni scorsi aveva già manifestato, fra i primi, il suo appoggio alla riforma Moratti.
TANTI PRESIDENTI - Ieri si è palesato un ampio schieramento che qualcuno ha definito «l’alleanza dei presidenti». C’erano, infatti, Antonino Zichichi, presidente del Centro Ettore Maiorana di Erice e del Centro Enrico Fermi di Roma; Enzo Iarocci, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn); Sergio Vetrella, presidente dell’Agenzia spaziale Italiana (Asi); Carlo Rizzuto, presidente del Sincrotrone di Trieste; Fabio Pistella, presidente dell’Istituto nazionale di ottica applicata; e numerosi altri titolati della ricerca scientifica. «Non è con la protesta in piazza che si migliora il sistema della ricerca in Italia - ha esordito Zichichi -. Sono altre le vie da seguire per recuperare il gap con gli altri Paesi: risiedono, innanzitutto, nella collaborazione di tutta la comunità scientifica per migliorare la proposta di riforma».
Il fronte pro Moratti ha affidato a Zichichi una nuova presidenza, quella del «Gruppo per la riforma e il potenziamento del sistema scientifico nazionale»; e a un documento in sei punti le richieste. Si sottolinea la necessità di integrare le tre reti di ricerca nazionale rappresentate da università, enti e industrie, e di elaborare proposte migliorative dei decreti Moratti, raccogliendo l’invito formulato dallo stesso ministro.
A MONTECITORIO - «Voi avete suonato le vostre trombe...», sembra replicare l’altro schieramento, che contesta una «riforma verticistica», elaborata «senza consultare la comunità scientifica» e che «trascura la ricerca fondamentale». Lo schieramento scende in piazza oggi forte del sostegno dell’Anpri, una consistente associazione di scienziati e ricercatori . «Sono oltre ottomila le adesioni pervenute da tutta Italia al nostro "Osservatorio della ricerca" - sottolinea il cooordinatore del movimento Rino Falcone -. Mi auguro che la sortita dei presidenti degli enti non sia solo strumentale al mantenimento di una poltrona. E tuttavia la valutiamo positivamente perché è il segno che finalmente si è aperto un ampio dibattito».
Alla protesta in piazza non parteciperà il premio Nobel Rita Levi Montalcini, che si è ritirata all’ultimo momento, forse perché imbarazzata dagli aspetti più teatrali, come la consegna simbolica di provette e altri strumenti. «Ma sono amica di quasi tutti coloro che vi prenderanno parte, li stimo e penso che il loro atteggiamento sia propositivo e non ostile», ha voluto precisare. In compenso a Montecitorio un presidente ci sarà: quello del Cnr Lucio Bianco, mantenuto ancora al suo posto dal Tar del lazio che l’altro ieri ha sospeso il commissariamento dell’ente.

Franco Foresta Martin

IL FRONTE DEL SI’

CHI NE FA PARTE Numerosi responsabili di istituti di ricerca tra cui Antonio Zichichi, presidente del Maiorana di Erice e del Fermi di Roma ed Enzo Boschi, presidente dell’Ingv.

IL FRONTE DEL NO

CHI NE FA PARTE Margherita Hack, il presidente del Cnr Lucio Bianco, «dimissionato» dal Consiglio dei ministri, Carlo Bernardini, Giorgio Salvini, Franco Pacini e Giuliano Toraldo di Francia

L’ACCORPAMENTO

Le reti di ricerca andranno riformate, integrandole fra loro e con il mondo della produzione e dell’industria . Il nuovo modello organizzativo prevede innanzitutto la fusione o l'accorpamento di vari istituti

Il progetto di riforma degli enti di ricerca presentato dal ministro Letizia Moratti ridisegna assetti e linee guida del Cnr e degli altri istituti: l’obiettivo è quello di creare centri
di eccellenza competitivi a livello internazionale

L’ITER

Dopo numerose bozze e discussioni, i tre decreti di riforma predisposti dal ministero di viale Trastevere sono stati approvati lo scorso 31 gennaio dal Consiglio dei ministri. Dovranno ora superare l’esame del Parlamento

La manifestazione
«E noi restituiamo un satellite»

GENOVA - Al ministro oggi verrà restituito perfino un modello sperimentale di satellite. Lo porteranno alla manifestazione i ricercatori dei tre istituti di studi dello spazio (astronomia, astrofisica e fisica dello spazio) che secondo il decreto saranno staccati dal Cnr e accorpati nell’Istituto nazionale di Astrofisica. A protestare ci saranno anche i ricercatori dell’Istituto di fisica della materia di Genova. «Vogliamo mantenere l’autonomia e i rapporti con le università che rappresentano la nostra forza», spiega Maria Carla Garbarino.

Il progetto presentato a Casini
Montalcini: la tutela dell’ecosistema entri nella Costituzione

Il deputato Giulio Schmidt (Forza Italia) ha firmato la proposta di modifica

ROMA - Cambiare l’articolo 9 della Costituzione. Perché il testo in vigore è generico, limitato: «La Repubblica tutela il paesaggio». E va rafforzato. Aggiungendo che lo Stato «riconosce l’ecosistema come bene inviolabile della Nazione e del pianeta e ne incentiva la protezione dalle alterazioni», oltre a garantire «il rispetto degli animali e della biodiversità». La proposta di modifica porta la firma di Giulio Schmidt, deputato di Forza Italia. E fa affidamento su uno sponsor illustre: Rita Levi Montalcini. Tutto nasce, infatti, dalla Magna charta dei doveri umani, un documento messo a punto dieci anni fa proprio dal premio Nobel. Dodici regole per assicurare un futuro al nostro pianeta: dal «controllo dell’applicazione delle tecnologie genetiche» alla lotta «contro gli sprechi di energia», fino al «ripristino dell’ambiente compromesso dall'azione indiscriminata dell’uomo». Ieri la senatrice a vita ha presentato la Magna Charta al presidente della Camera, Pierferdinando Casini. E durante l’incontro, una quindicina di minuti in tutto, si è parlato anche della sua applicazione pratica, cioè della modifica costituzionale. Una proposta di legge, ha riferito Schmidt, «accolta con grande favore da Casini che ha auspicato un larghissimo consenso di tutte le forze politiche».
«La nostra iniziativa - ha spiegato il deputato azzurro - ha l’obiettivo ambizioso di salvare il pianeta. Del resto le Costituzioni italiana e francese sono le uniche, nell’Ue, che non menzionano esplicitamente la tutela dell’ambiente tra i principi generali». Montalcini: «Il mondo occidentale, per tradizione, ha sempre messo l’accento sui diritti dell’uomo. Ma, se vogliamo davvero garantire un futuro alla Terra, è arrivato il momento di rovesciare il discorso, e parlare soprattutto di quello che dobbiamo fare. Come diceva Ghandi, sul fiume Gange dei diritti umani, si erge l’Himalaya dei doveri umani».

Lorenzo Salvia

«Le piccole università imparino a lavorare per le imprese locali»

L’iniziativa della Fondazione Di Vittorio presieduta da Sergio Cofferati


ROMA - Per rilanciare la ricerca made in Italy occorre puntare sul sistema «conto terzi». La Fondazione Di Vittorio, presieduta da Sergio Cofferati, sta muovendo i primi passi e ha tutta l’intenzione di non limitarsi a organizzare tavole rotonde ed eventi. Da qui la presentazione, avvenuta ieri a Roma, di un pacchetto di elaborazioni programmatiche - frutto del lavoro di un pool di economisti come Marcello Messori, Paolo Onofri, Cristiano Antonelli, Patrizio Bianchi e altri - che da oggi sarà disponibile in Rete sul sito della Fondazione. Il contributo più innovativo è sicuramente quello dedicato alla ricerca. Ma che vuole dire «conto terzi»? Lo Stato, secondo gli esperti della Di Vittorio, deve incentivare i legami tra imprese e sistema universitario e deve favorire la cooperazione tra enti di ricerca pubblici e privati per la partecipazione a programmi europei. «Ciò potrebbe dare un ruolo ai troppi atenei decentrati - sostiene Messori, che insegna all’università romana di Tor Vergata - chiamati a svolgere una ricerca per conto terzi, ovvero a favore delle piccole-medie imprese del loro territorio». Le piccole aziende, anche se aggregate in sistemi distrettuali, non hanno le dimensioni e le risorse necessarie per sviluppare una ricerca autonoma. Le università, dal canto loro, boccheggiano «stremate da un’autonomia a senso unico che le priva di risorse e da una compiaciuta autostima che non trova riscontro negli indicatori internazionali di produttività scientifica». I centri pubblici di ricerca sono in condizioni ancora peggiori. «In questa situazione l’unica soluzione - dichiara Antonelli, dell’università di Torino - consiste nello stimolare forme moderne di outsourcing della ricerca. I sistemi di piccolo-media impresa devono imparare a rivolgersi alle università limitrofe».
La ricerca conto terzi dovrebbe aggiungersi «e non sostituirsi» a quella accademica. Potrebbe così diventare un vivaio e un laboratorio di sperimentazione da cui la ricerca accademica potrebbe trarre spunti per ricerche più sistematiche ed eventualmente anche selezionare risorse umane. Il tutto, ovviamente, necessita di incentivi statali allo scopo sia di aumentare gli introiti dei dipartimenti universitari sia di ridurre i costi delle imprese. «E’ chiaro che il supporto pubblico ci vuole - commenta Messori - ma il problema è come utilizzarlo. Non crediamo a mega-piani per la ricerca decisi dall’alto, preferiremmo che si partisse da ciò che esiste e va aiutato a produrre il meglio».
La proposta di far ripartire la ricerca italiana dal territorio si abbina, nell’elaborazione della Fondazione Di Vittorio, a un giudizio drastico sull’operato del governo Berlusconi. «In un anno e mezzo non ha fatto segnare nessuna svolta, non ha dimostrato di capire l’urgenza di ripensare un nuovo sistema nazionale della ricerca». E’ prevalso, come nelle iniziative di politica economica, «il pressapochismo». L’inadeguatezza delle politiche pubbliche va ad aggiungersi alla crisi della grande impresa privata, che ha causato una vistosa contrazione delle risorse investite in ricerca & sviluppo. Per di più le privatizzazioni, invece di dar luogo a un grande salto tecnologico, hanno fatto segnare una frenata. Tanto che qualcuno potrebbe, almeno sotto questo aspetto, rimpiangere le vecchie Partecipazioni Statali che - non avendo stretti vincoli di bilancio - potevano largheggiare anche nella ricerca.

Dario Di Vico

La Fondazione

COS’E’
E’ stata fondata nel 1992 dalla Cgil. Attuale presidente è l’ex segretario Sergio Cofferati

LE FINALITÀ
Sono innanzitutto la divulgazione e l’approfondimento della storia della Cgil, ma anche lo studio dell’evoluzione della ricerca economica e istituzionale, le problematiche della ricerca scientifica e il confronto tra i modelli di integrazione economica e sociale europea

IN RETE
La ricerca è da oggi online al sito http://www.fondazionedivittorio.it


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 12 Feb, 2003 on 11:20
Riforma del Cnr, i due fronti degli scienziati
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