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LA TRADIZIONE DELLA NARRATIVA DA BOMPIANI A LONGANESI
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1. LA TRADIZIONE DELLA NARRATIVA DA BOMPIANI A LONGANESI
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da La Stampa
6 febbraio 2003

INCHIESTA SULL´EDITORIA/3.
LA TRADIZIONE DELLA NARRATIVA DA BOMPIANI A LONGANESI:
STRATEGIA, SCOMMESSE E SORPRESE

inviato a MILANO

LEO Longanesi oltre a essere uno spiritaccio, ironico e dissacratore, moralista quel tanto che basta e grande giornalista, soleva definire l´intellettuale come «un signore che fa rilegare i libri che non ha letto». Valentino Bompiani, che fondò la sua casa editrice nel `29 dopo essere stato primo segretario generale alla Mondadori, era famoso per le inenarrabili scenate che riusciva a somministrare ai suoi collaboratori se solo dimostravano poco rispetto per i libri (per esempio, come raccontò Umberto Eco) scrivendo sulla copertina accanto al cognome la sola iniziale del nome. Erano due personaggi che amavano scrittori e libri in modo viscerale, e che soprattutto consideravano come massima possibile sciagura l´eventualità che quelli da loro stampati non venissero letti. Il mero episodio dell´acquisto non era sufficiente, anzi era in fondo secondario. Certo non sono stati loro a inventare il «long seller», ma non sarà un caso se le case editrici che fondarono (Bompiani nel `29, Longanesi nell´immediato dopoguerra) abbiano conservato nonostante i passaggi di proprietà e l´apporto nel tempo di altri editori, alcuni grandissimi come Mario Spagnol, quell´antica impronta originale che ne fa due punti di riferimento molto importanti per capire che cosa accade nel mondo della «literary fiction», come si usa ora definire con un termine tecnico la narratva nello stesso tempo popolare e colta, lontana dal best seller ma anche dalla chiusura elitaria, quella che rappresenta la componente principale del mercato libraio, insomma la regina della libreria. Dopo un secolo in cui ha raggiunto picchi di assoluto splendore e nello stesso tempo è stato dato ripetutamente per morto, il romanzo è sempre lì, sui banconi, al posto d'onore. «Forse mancano le opere "assolute", capolavori come quelli di Joyce o Céline, ma certo il romanzo attraversa un momento di vitalità e mostra di resistere al tempo, proprio perché è un genere ibrido, duttile, capace di adattarsi, mutare e sopravvivere, tanto che ha prestato le sue tecniche ad altri generi», ci dice Luigi Brioschi, che siede al posto di comando della Longanesi oltre a presiedere la Guanda e a coordinare Corbaccio. Il pubblico non collega le sigle, ma tutte e tre fanno parte (insieme alla Salani e Ponte alle Grazie, guidate da Luigi Spagnol, e ai tascabili della Tea oltre che alle edizioni Nord) di uno dei maggiori gruppi editoriali italiani, la Longanesi appunto, acquisita dopo la morte del fondatore dalle Messaggerie italiane e ricostruita da Mario Spagnol. La «casa madre» anche in narrativa è generalista, con i libri di Isaac Bashevis Singer, con i Golding, i Guterson, i Suskind, i Kadaré e i grandi romanzi d'avventura di Wilbur Smith, oltre ai «romanzi didattici» di Jostein Gaarder e Denis Guedij, e copre un arco che va dal libro di genere a quello letterario, come Il terzo ufficiale di Giuseppe Conte. Sul versante Guanda, nobile editrice di poesia che dopo essere stata acquisita dal gruppo ha scoperto la nuova narrativa sudamericana attraverso Luís Sepúlveda, gli irlandesi passando per Roddy Doyle, gli inglesi delle ultime generazioni incontrando Nick Hornby e lo «scandaloso» Irvine Welsh, l'imperativo invece è cercare, portare alla luce talenti ancora sconosciuti, libri destinati a fare tendenza, a stupire e incuriosire. Il primo successo, nellྔ, fu quel Macellaio di Alina Reyes che svelò l'esistenza di una narrativa erotica scritta da donne, e preparò la strada per Almudena Grandes e le sue Età di Lulù. «Ricordo che lessi la Reyes nellྔ e la presi subito, senza alcun problema. Il fenomeno non era ancora stato colto, praticamente non c'era concorrenza», racconta Brioschi. Non era un romanzo sconveniente, per la casa editrice di Neruda e García Lorca? «Ci fu un po' di sorpresa, e la cosa mi divertì; ma in realtà la Reyes rappresentava qualcosa di nuovo. C'era un'idea, in quel libro». Proprio «la presenza di un'idea, di un'idea nuova di composizione è diventata la bussola della navigazione nel mare della narrativa letteraria, che può arrivare anche al grande pubblico, e questa è stata una bella scoperta», aggiunge Brioschi, indicando due opere del 2002 che sotto questo aspetto sono esemplari: Ogni cosa è illuminata del giovanissimo americano Jonathan Safran Foer, e i Soldati di Salamina dello spagnolo Javier Cercas. Sono due romanzi molto diversi, che rinnovano in modi altrettanto diversi la forma stessa del romanzo. E sono stranieri. Questo significa forse che gli italiani non hanno idee, non pensano? «Al contrario, il panorama italiano è piuttosto interessante. Però non stiamo giocando una partita Italia-resto del mondo. Sarebbe strano l'opposto: che cioè in un mondo aperto come è il nostro non ci fossero molte traduzioni». Non sarà perché è più facile pubblicare stranieri, già legittimati da un editore e da un mercato? «No, soprattutto per noi che cerchiamo il nuovo. Gli autori che ci interessano li leggiamo in manoscritto, esattamente come fanno gli editori d'origine. Siamo stati i primi nel mondo a comprare Foer, anche perché in America c'erano più editori in gara, e la scelta è andata per le lunghe». Ma non è già questa una prova dello strapotere inglese e americano? «Lo strapotere in generale c'è, ma riguarda la lingua, non solo gli autori. E non possiamo farci niente. In qualunque casa editrice del mondo c'è qualcuno che legge in inglese». E che adotta nomi inglesi per la terminologia tecnica del mestiere di editore, pena la confusione nei rapporti internazionali. Rivolgiamo le stesse domande a Elisabetta Sgarbi, che essendo l´editore di Eco è anche il massimo esportatore di «literary fiction» in tutto il mondo. Ma a parte l´Umberto nazionale, è giusto pubblicare tanti narratori stranieri? «A dire il vero la Bompiani ha un discreto numero di narratori italiani. Pensi a Sandro Veronesi, Diego Marani, Alain Elkann, Luca Canali, e tra i giovani Edoardo Nesi, Chiara Gamberale, Antonio Rezza, tanto per fare alcuni nomi. Poi c´è un'attenzione forte agli stranieri. Anzi, la casa editrice in questi anni ha voluto e ha saputo, credo, dar voce a scrittori provenienti da diverse aree culturali. Penso a autori anglo-pakistani come Hanif Kureishi, libanesi come Amin Maalouf, slavi come Dubravka Ugresic, polacchi come Andrzej Stasiuk, cinesi come Shan Sa, di cui abbiamo pubblicato recentemente uno straordinario romanzo, La giocatrice di go. La Bompiani, cioè, ha portato le voci che provengono da contesti extraeuropei o comunque "marginali" sulle "spalle dei giganti". E infatti, le proposte più interessanti sono giunte da queste aree, ricche di fermenti, idee, pulsioni vitali». Non abbiamo citato Moravia, altra colonna della casa editrice, una delle conquiste più importanti del conte Valentino. Ma proprio l´arco teso tra Moravia ed Eco ci racconta un laboratorio dove storicamente è nata la narrativa italiana «popolare» ma di qualità, insomma la buona letteratura che può sfidare in certi casi anche i grandi numeri del best seller. E' stata una scelta, nata sulla base di un progetto preciso, o il frutto delle circostanze? «La Bompiani ha una tradizione storica ben precisa, che affonda le sue radici nei primi decenni del secolo scorso. Fin dall'inizio si è puntato sulla qualità, cioè sul valore letterario delle opere pubblicate (basti pensare, oltre naturalmente a Moravia, in ambito italiano a Alvaro, Zavattini, Brancati, Piovene, Flaiano, Marotta). La narrativa di qualità vera è sempre "popolare"». Come spiega che nonostante tutti i cambiamenti sociali, politici, culturali, la narrativa continui a essere la «regina» del bancone? E´ cambiato negli anni il modo di proporla? «L'avvento dell'industria culturale ha indubbiamente modificato il modo di proporre i libri e anche il modo di "consumarli". Ad esempio, la grafica, negli ultimi venti anni, ha assunto un'importanza centrale, e i lettori mostrano di essere sensibili a "come" si presenta un libro. Quanto alla narrativa propriamente detta, è evidente che continui a catalizzare l'interesse dei lettori: c'è bisogno di storie, oggi più che mai, perché è vero che la realtà oltrepassa la finzione, ma questa agisce come una "falsariga ideale", che induce a ulteriore verifica. Ma la narrativa, dal punto di vista dell´editore, è più «rischiosa» della saggistica? «Indubbiamente, la narrativa, concernendo storie possibili, avventure dello spirito in ogni direzione, è soggetta a un margine di rischio più ampio. Quando funziona però può raggiungere cifre molto elevate di venduto. La saggistica, essendo sempre più specializzata, presuppone in genere un pubblico già formato, che sa in anticipo cosa vuole. Le cifre in numero di copie in questo caso sono sicuramente più contenute. I libri di Enrico Ghezzi e Antonio Gnoli, in quella forma particolare di scrittura saggistica con squarci nella narrativa, per fare un esempio, sono stati dei discreti successi. I confini sono fluidi, non si può generalizzare». Anche per lei la narrativa ha quindi conquistato gli altri generi, contaminandoli? «Penso soprattutto a Carmelo Bene, di cui la Bompiani ha pubblicato l'opera omnia. Qui ci troviamo di fronte a un genio puro, ("Il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può. Del genio ho sempre avuto la mancanza di talento", diceva Carmelo) le cui opere "scritte" obbligano il lettore a uscire da se stesso e a incamminarsi per sentieri impervi, per citare Juan de la Cruz». Che cosa bisogna fare per far leggere un romanzo? Basta che sia buono, o serve altro? «Una casa editrice non si limita a pubblicare un libro "perché è buono". Ognuno ha il suo target di riferimento, la sua ideologia editoriale di fondo. Ad ogni modo non credo che ci siano libri veramente validi che giacciono nei cassetti per non aver trovato un editore disponibile. Poteva forse succedere in passato, ma non oggi. Chi ha qualcosa da dire, prima o poi viene notato».

Mario Baudino


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Date: 06 Feb, 2003 on 08:50
LA TRADIZIONE DELLA NARRATIVA DA BOMPIANI A LONGANESI
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