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INTERVISTA / IL LEADER MICROSOFT
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1. INTERVISTA / IL LEADER MICROSOFT
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da Il Corriere della Sera
1 febbraio 2003

INTERVISTA / IL LEADER MICROSOFT

Bill Gates: «Vi racconto

Bill Gates, il padre della rivoluzione tecnologica che ha cambiato il mondo, descrive in una intervista al Corriere quella che sarà la vita digitale quotidiana: «La tecnologia in casa non sarà solo un monitor e una tastiera. Ma io vedo i tablets, video che accettano la calligrafia per prendere appunti e domani anche comandi scanditi a voce».

«La nuova era digitale è cominciata avremo il mondo a portata di mano»

Bill Gates: i computer saranno in grado di rispondere ai nostri comandi vocali Radio e tv dialogheranno senza fili, al lavoro e in casa saremo sempre in Rete

E' possibile che sia timidezza? E' possibile che dietro gli occhi azzurri e le lenti da miope, Bill Gates, l'uomo più ricco della nostra generazione, il Creso più opulento della storia, sia rimasto lo studente fuori corso dell'università di Harvard, perplesso, un po' a disagio? Così sembra: non c'è arroganza nelle sue parole, se mai la fatica di questi anni incredibili della rivoluzione informatica, di Internet, dello scontro ciclopico contro il governo degli Stati Uniti, che accusava la sua azienda, Microsoft, di violazione della legge antitrust. E' più rotondo Gates, meglio vestito che negli anni ruggenti, la camicia a scacchi farebbe ancora inorridire il gentleman Marinella di Napoli, ma mette a proprio agio i programmisti software e ha le cifre ricamate sul cuore. Ogni volta che accendete un computer, usate un sistema operativo made in Bill Gates, tranne che non siate un artista ligio ad Apple o un pioniere del programma aperto Linux. Signor Gates, lei ha parlato della prossima scomparsa del computer: che cosa significa?
«Il personal computer, grande e grosso, siede sulle nostre scrivanie da parecchi anni. Ma la tecnologia nel soggiorno di casa nostra non sarà solo un monitor e una tastiera. Sono affezionato al computer, è una macchina capace di fare delle cose straordinarie. Ma io vedo i tablet, video che accettano la calligrafia per prendere appunti e domani anche comandi scanditi a voce.
«Coniugare immagini, suoni e testi, anche testi schizzati con una penna durante una riunione, è già un'applicazione vicina. Il sistema elettronico di una casa avrà presto Internet per scaricare e riprodurre musica. Le macchine lavoreranno insieme, sarà una vita digitale. Immagino sensori capaci di distinguere chi c'è nella stanza in quel momento, così da collegare il televisore con il programma prediletto da quel particolare membro della famiglia. Non è futurologia, il tablet che ho con me». Gates mostra fiero un video grande quanto un dizionario, che permette di scrivere con una penna di plastica, riprodurre immagini e ordinare appuntamenti, letture, programmi «è una pietra miliare della tecnologia. Le due difficoltà con le quali abbiamo combattuto per un decennio, come riprodurre dei testi senza affaticarsi a leggere, e come prendere appunti, per esempio durante una riunione, senza ricorrere a una tastiera, mi sembrano risolti. Scompare, o si eclissa, il computer e nasce la vita quotidiana digitale che ci accompagna dal lavoro alla vita domestica».
Addio per sempre alla tastiera, al mouse, al video croce e delizia da vent'anni? Gates oscilla il busto avanti e indietro con determinazione, concentrato, gli dispiace sancire la fine della macchina che l'ha mutato per miracolo da studente «nerd», appassionato di tecnologia, a capitano di industria: «Magari la tastiera resiste. Per compilare la dichiarazione dei redditi online è forse lo strumento più adatto. Ma è tutto il sistema wireless, senza fili, che mi affascina, penso a uno sfondo di musica, segnalazioni, notizie che ci circonda. In casa ogni strumento sarà collegato, potremo vedere l'album delle foto di famiglia sulla televisione, o programmare le canzoni preferite, dalla radio e dal computer, senza sosta».
L'Europa sarà protagonista di questa rivoluzione? Vivremo al traino dell'intelligenza elettronica americana? Per ora nessuna delle aziende europee sembra in vantaggio sulle frontiera della microelettronica.
Gates raccoglie le idee. Ha attorno al tavolo Umberto Paolucci e Mauro Meanti, dirigenti di Microsoft per l'Europa, risposte delicate. «Sono in Europa da qualche giorno. Sono stato a Davos - dice Gates e intanto riflette dietro i suoi occhiali rotondi - ho visitato Bruxelles, Monaco, Parigi e a Roma. Veda... - e detta la risposta che ogni governo europeo farebbe bene a meditare - ...ci sono due modi di rapportarsi alla tecnologia, usarla o crearla. In Europa vedo tanti clienti all'avanguardia nell'uso dell'informatica. Alcune loro applicazioni sono assai più avanti di quanto noi non siamo capaci di fare in America. Gli europei però sono indietro nell'uso delle tecnologie, dal computer a Internet nelle scuole e nelle case, nella vita di ogni giorno. L'industria del chip, il microprocessore, non è mai veramente decollata qui da voi e, finché questo non accadrà, sarà difficile che il gap si chiuda. I vostri governi dovrebbero impegnarsi e investire fondi per la ricerca, perché senza collaborazione tra centri di studio, istituzioni e aziende è difficile arrivare alla commercializzazione di un prodotto innovativo. Negli Stati Uniti la ricerca comune tra aziende e facoltà universitarie ha avuto un enorme successo ed è per questo che gli Stati Uniti sono ancora leader».
Tradotto dalla diplomatica cortesia il giudizio è pesante: gli europei sono consumatori, sia pur raffinati, di tecnologia progettata e disegnata negli Stati Uniti.
Siamo alla vigilia di una guerra sanguinosa, la globalizzazione è sotto processo, il movimento ostile al mercato globale è nato proprio nella sua città, Seattle, e il «digital divide», la barriera tra i Paesi ricchi che godono del sapere elettronico e i Paesi poveri che ne sono orfani, sembra allargarsi. E' fallito il mito della tecnologia che unifica il pianeta? «Io non ho mai sposato quell'entusiasmo eccessivo - Gates mette le mani avanti, punta il mento e si anima -. Chi rilegge i miei libri se ne accorge, non ho mai contribuito a creare la bolla della new economy.
«Per cinque anni c'è stata un sacco di euforia, un'atmosfera da corsa all'oro, ma noi della Microsoft ne siamo rimasti estranei. Abbiamo puntato su roba che magari qualcuno allora trovava noiosa, la ricerca a lungo termine, investendo miliardi di dollari per creare infrastrutture, non miracoli. Resto persuaso che il progresso continui, che la globalizzazione contribuisca al progresso. Quanto al popolo dei contestatori uh...».
Gates alza gli occhi al soffitto, sospira, certo i no global non possono persuadere il leader dell'azienda globale: «Ho visto un periodo di ottimismo maniacale e oggi scontiamo la depressione opposta. Non ero d'accordo allora e non sono d'accordo oggi.
«Nell'ultimo decennio la sola cosa che è peggiorata sul pianeta è l'epidemia di Aids. Per il resto vedo nuove invenzioni» e Gates, uomo di marketing, indica ancora il tablet multicolore, «e standard di vita che migliorano. Non era il caso di sognare ieri, non è il caso di deprimersi oggi».
C'è un'aria diversa nel Bill Gates 2003, la grinta che lo spingeva a lanciare Microsoft con aggressività, è temperata, davanti a ogni riflessione si vede lo sforzo di giudicare con l'occhio al mondo. E' stata la lunga battaglia con il governo nel processo antitrust che l'ha cambiata, signor Gates? La risposta è lucidata da mille, troppe, interviste: «La discussione di Microsoft con il governo americano a proposito di antitrust è cominciata tredici anni or sono...». Dice proprio così, «discussione», liquidando con eleganza da vincitore, la feroce diatriba con gli avvocati dello Stato, giorni e giorni di riunioni ansiose, milioni di dollari in parcelle, «ancora oggi due Stati continuano nella loro azione legale. Microsoft è maturata e io con lei. E' stato un periodo difficile, ma se torno indietro con la memoria vedo anche la nascita e il progresso di Windows, la rivoluzione di Internet che ci ha costretto a rivalutare le nostre strategie, la bolla della new economy, la fine delle follie, le ricerche. Siamo cittadini che operano in tantissimi Paesi, i miei collaboratori ne devono accettare e condividere i valori. Siamo impegnati nella scuola, tra gli anziani. Sono fiero di loro. Tanti hanno scritto che Microsoft era alle corde, finita...». Gates alza la testa, gli occhi timidi dello studente fuori corso lampeggiano in un sorriso sicuro ed ecco la determinazione dell'uomo che ha imposto un codice unico ai computer, amato come un pioniere, detestato come un colonialista, «e dove sono oggi? Noi lavoriamo con metodo, abbiamo fatto degli errori, li abbiamo riconosciuti, stiamo migliorando. Dialoghiamo con i clienti, siamo partner dei governi».
Ha mai incontrato il commissario europeo Mario Monti? Ha l'aplomb dei suoi ex professori ad Harvard. Prevede nuovi problemi antitrust? Ieri è stata annunciata la decisione di Microsoft di accettare gli standard Ue sui dati della privacy, con cambi radicali nel sistema .Net. «.Net? Cambi radicali?». Gates afferra la copia dell'«Herald Tribune», legge le prime righe dell'articolo, e si rilassa: "Indipendentemente dalle tematiche che discuteremo con gli europei, il nostro dialogo con l'Unione è in corso e andrà avanti. Non posso farle alcuna previsione, se non che siamo impegnati in una fruttuosa conversazione».
Ieri al Senato un gruppo di Verdi ha contestato la visita di Bill Gates, in nome di Linux, il software gratuito, senza codice di proprietà, fonte aperta a tutti. La preoccupa l'ascesa di Linux e del mondo «open source»? Gates qui ha l'aria di un produttore di automobili cui chiedano se si senta intimidito dalle automobiline a pedali: «Tutti i gusti sono gusti. Certi programmi open source cresceranno, altri no, ci saranno tanti sapori. Anche il nostro sistema Windows sfida la concorrenza. Siamo in attività da tanti anni, vedremo come il sistema web offrirà scelte diverse, sempre più ricche». Nel corso dell'intervista, Gates passa dalla freschezza immediata, l'entusiasmo nel dare il primo quadro del futuro digitale, alla concentrazione tenace del guerriero, dieci anni di battaglia con gli avvocati federali e adesso con gli gnomi che detestano l'idea della proprietà privata nei programmi e credono che l'informatica possa essere un Eden egualitario.
Porgo a Bill Gates un articolo ritagliato dal settimanale americano di sinistra The Nation. E' firmato da suo padre, Bill Gates senior, che dirige la fondazione umanitaria sponsorizzata da Microsoft. Gates padre inveisce contro la proposta del presidente Bush di abolire la tassa di successione, la trova un modo indegno di sottrarre risorse alla comunità e anche di impigrire le generazioni, di non stimolare a fare meglio dei genitori, arricchendosi alle loro spalle, come nel mondo feudale. «Sono del tutto d'accordo con mio padre. Sono contrario a cancellare la tassa sull’eredità». Anche i suoi figli son contrari? «Ne ho tre, la maggiore ha 6 anni, il minore pochi mesi. Non gliel'ho ancora chiesto».
Ora ride apertamente e mostra ai collaboratori l'articolo del papà. Di guerra non parlerà. Non ha enfatizzato la stagione eroica dell'informatica, non si unisce al pessimismo su una stagione cupa del pianeta. «Speravamo in realtà che non si sono realizzate, la tv intelligente, per esempio. Non abbiamo anticipato Internet. Ma se siamo i primi vuol dire che la maggior parte delle nostre previsioni si sono realizzate». Un bilancio modesto per l'uomo che ha un patrimonio personale di 62 miliardi di dollari e che ne ha già devoluti 24 in beneficenza. Una volta ha detto che la religione non si adattava al suo calendario. Oggi si considera «diverso, maturo, non ho rimorsi, ho gettato i dadi e non posso che essere felice del risultato ottenuto».

gianni.riotta@rcsnewyork.com

GIRO D’ONORE
Per «Magic Bill» anche contestazioni e una cena segreta

Gli incontri con Ciampi e Berlusconi. Il re del software dona un «tablet pc» al presidente del Senato, Marcello Pera, e insegna a usarlo

ROMA - Giro d’onore per Bill Gates. L’uomo più ricco del mondo, fondatore e presidente di Microsoft, ieri è stato ricevuto dal capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi; ha tenuto una lezione sul prossimo decennio digitale, ospite del presidente del Senato, Marcello Pera; ha pranzato con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Malgrado i recenti grattacapi procuratigli dal virus «Sql Hell» che ha mandato in «tilt» i computer di tutto il mondo, evidenziando una certa vulnerabilità del sistema, il «magico Bill», come lo ha chiamato il premier, dichiara di pensare «positivo». «Ottimista» circa il futuro dell’informatica, destinata a un decennio di definitivo consolidamento, Gates pensa che l’economia sia avviata a una «crescita sostenuta». Incravattato per l’occasione (ma l’accostamento di colori non era proprio ortodosso), il quarantottenne «re Mida», ha riconosciuto nel gruppo di giovani travestiti da pinguini, che lo hanno accolto davanti a Palazzo Giustiniani, reclamando la libertà della proprietà intellettuale, le insegne del temibile avversario: il software gratuito Linux. «Hi». Ciao. Un sorriso e via. Gates non si è perso in chiacchiere nemmeno davanti all’ovattata platea del Senato, cui il presidente Pera ha offerto citazioni di Francis Bacon e Bertrand Russell. In prima fila il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, i ministri Maurizio Gasparri (Comunicazioni) e Lucio Stanca (Innovazione). A seguire, il premio Nobel, Rita Levi Montalcini, il presidente dell’Iri Piero Gnudi e di Hdp, Franco Tatò.
L’occhialuto miliardario si è detto «entusiasta» del progresso scientifico, «orgoglioso» del contributo fornito al genere umano, «contento» delle nuove «sfide» che si profilano sul mercato delle tecnologie. «Sogno» è stata la parola più pronunciata, per due obiettivi diversi e apparentemente distanti. Primo: sviluppare l’informatica delle emozioni, grazie a una tecnologia capace di riprodurre il parlato. Secondo: «restituire ricchezza alla società», rendendo disponibili le medicine nelle aree geografiche più povere. E «complimenti all’Italia, uno dei pochi Paesi che ha aumentato i propri contributi» al Terzo Mondo.
L’accostamento tra business e filantropia è soffuso di un certo candore. Parlare semplice, farsi capire, offrire una soluzione sembra la cifra di Gates. Così, davanti a ministri e senatori, tira fuori il nuovo tablet-pc, una tavoletta-computer con penna digitale. Ne illustra le funzioni, con lo stile del più bravo venditore. Il tablet va in dono a Pera per un soldo, la copia della prima moneta recante la parola «Italia». Ma c’è da scommettere che il computer-orologio, di prossimo lancio, finirà al polso di Silvio Berlusconi, appassionato del genere e ammiratore di Gates di cui ha detto: «Come uomo di successo, è l’unico a farmi ombra».
Ieri l’umbratile programmatore ha concluso la giornata ufficiale con un giro di conferenze su Internet: «Uso molto la Rete per fare shopping, leggere giornali ma non per comprare azioni». «Internet - ha concluso - sarà il futuro. Le aziende che ci hanno perso hanno sbagliato tempi e piani». Lui invece, cambiato l’abito, è giunto puntuale all’ultimo appuntamento: una misteriosa cena in una villa sull’Appia Antica.

Antonella Baccaro


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Date: 01 Feb, 2003 on 09:27
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