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NEL VERSO GIUSTO
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1. NEL VERSO GIUSTO
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da La Stampa
21 gennaio 2003

IL DESTINO DELLA POESIA NELLA SOCIETÀ MODERNA

NEL VERSO GIUSTO

SI discute, si torna a discutere, della presenza o meno della poesia, e credo che già questo sia un segnale felice. Nico Orengo osserva giustamente su ttl (11.01.03) che i giornali distribuiscono libri ai lettori, ma sono sempre e solo romanzi. Come mai? Si chiede, dov'è la poesia?, che oltre tutto è gran parte della nostra vicenda letteraria. Sebastiano Vassalli, sul Corriere della Sera (12.01.03), riferendosi anche a un mio intervento sulla Stampa del 4 gennaio, concorda con me sulla facilità con la quale i cantautori vengono insigniti del titolo di poeti, e poi conclude, a mio avviso troppo pessimisticamente, che la poesia in sostanza è assente, che «un capitolo della storia umana» si è forse «chiuso per sempre». Meno male che c'è quel «forse», visto che si parla della poesia. Mi sento in dovere, allora, di chiarire il mio pensiero, soprattutto in rapporto con le cose che accadono e di cui ho esperienza diretta. La poesia continua a esserci, con esiti espressivi non inferiori a quelli dei decenni precedenti. Quello che è cambiato è l'universo della comunicazione. La società-spettacolo non vuole cancellare la nobile funzione della poesia, perché sa che ne avrebbe un ritorno d'immagine negativo. E allora, semplicemente, e per arrivare ai grandi numeri, fa della canzone il surrogato di massa della poesia. E lo fa anche per la musica, tanto è vero che non si parla più di «musica leggera», ma di musica tout-court, magari per qualche canzonetta che un minimo di cultura musicale indurrebbe a restituire al mittente. C'è però un fatto decisivo a conferma della presenza vitale, anche se occultata dai media più forti, della poesia, e cioè la fiducia tranquilla dei giovanissimi in questo genere espressivo. Qualche anno fa pensavo: com'è possibile che un diciottenne, oggi, affidi il meglio di sé alla poesia, in un mondo che tende a nasconderla? Ebbene, i giovani che scrivono versi, ma non per raccontare le sole sciocchezze in cuore e amore, sono tanti e pienamente persuasi. Investono il meglio di sé nell'energia insostituibile e nella verità profonda della parola poetica, e non gliene importa nulla dei vip televisivi e della cultura di massa. Li seguo da tempo, sono nati negli anni Settanta e ormai anche oltre, e posso fare anche qualche bel nome: Silvia Caratti, Alberto Pellegatta, Andrea Ponso, Fabrizio Bernini, Jacopo Ricciardi, Francesca Moccia, Mario Desiati e non continuo per non fare l'elenco del telefono. Sono loro il futuro della poesia, che non cederà certo il campo ai surrogati.

Maurizio Cucchi


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Date: 21 Jan, 2003 on 08:34
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