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Dobbiamo fare un patto con la Rete, sogno e minaccia dell’umanità
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1. Dobbiamo fare un patto con la Rete, sogno e minaccia dell’umanità
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da Il Corriere della Sera
Mercoledì, 18 Luglio 2001

L’INTERVENTO

Dobbiamo fare un patto con la Rete, sogno e minaccia dell’umanità

di KEVIN MITNICK*

La storia della globalizzazione è la storia della civilizzazione stessa. Spronato dall’innovazione tecnologica, l’uomo ha continuamente sviluppato nuove tecniche per creare e sfruttare i mercati. I fautori della globalizzazione sostengono che l’integrazione apra nuovi mercati e renda quelli già esistenti più efficienti, favorendo la nuova crescita economica e il progresso umano. Ciononostante, chi critica la globalizzazione fa notare che anche se possono essere efficienti, i mercati non sono necessariamente equi. Secondo questi gruppi, l’obiettivo del progresso economico ha messo in secondo piano il progresso umano, sfociando in un degrado ambientale, aumentando il divario tra le nazioni ricche e quelle povere e l’emarginazione di popoli e culture. Nell’ultimo decennio, Internet e altri progressi fatti dalla tecnologia per le telecomunicazioni hanno creato una comunità online unica nel suo genere e veramente globale. Moderne reti di comunicazione permettono uno scambio poco costoso e praticamente istantaneo di grandi quantità di informazioni superando confini nazionali e culturali. Queste reti sono in grado di dare più possibilità agli individui e di favorire il progresso nel campo dell’istruzione, della sanità e della crescita economica.
La tecnologia crea certamente molti vantaggi, ma allo stesso tempo rappresenta una delle più grandi minacce della globalizzazione. L’accesso alla tecnologia per le telecomunicazioni è prevalentemente limitata a quelle nazioni che sono già in una posizione di privilegio. Gli utenti Internet appartenenti al 20% più ricco delle nazioni rappresentano oltre il 90% degli utenti Internet a livello mondiale. Un accesso limitato alla tecnologia in paesi poveri significa solo che queste nazioni verranno lasciate ancora più indietro. Nell’era dell’informazione questo divario tecnologico può portare non solo all’egemonia economica, ma anche a quella culturale delle nazioni più ricche. Basti pensare che secondo una stima l’80% dei siti Internet è pubblicato in lingua inglese nonostante solo il 10% della popolazione mondiale parli l’inglese.
In un tentativo di contrastare queste incursioni culturali, alcuni paesi tra cui la Cina e alcuni stati islamici hanno preso dei provvedimenti per controllare l’accesso dei propri cittadini a siti dai contenuti discutibili. Recentemente, in Afghanistan il partito dei Talebani al potere ha emesso un vero e proprio divieto ai suoi cittadini di accedere a Internet. Il ministro degli Esteri afgano ha spiegato che questa manovra non è stata fatta contro Internet di per sé, ma piuttosto per contrastare l’accesso a materiale di tipo osceno, volgare e anti-islamico disponibile via Internet.
Nonostante che questa sembri essere una misura estrema, come molte delle politiche dei Talebani, anche alcune nazioni occidentali hanno cercato di censurare il contenuto al quale i loro cittadini avevano accesso. L’anno scorso, ad esempio, un tribunale francese ha costretto il portale di Internet Yahoo! a inibire l’accesso agli utenti francesi ai siti d’asta in cui erano messi in vendita oggetti-ricordo nazisti.
Inoltre la tecnologia ha evidenziato differenze economiche e politiche tra l’Europa e gli Stati Uniti. La direttiva sulla riservatezza dell’Unione Europea, a differenza del modello americano, prevede che le società ricevano un’autorizzazione specifica per raccogliere le informazioni personali dei consumatori creando in questo modo una struttura incompatibile per le imprese americane che cercano si entrare nel mercato europeo tramite Internet. Sebbene le due parti siano alla fine riuscite a trovare una soluzione praticabile, non sempre sarà così.
I progressi tecnologici e la globalizzazione hanno anche sollevato problemi legati alla sicurezza. La vera tecnologia che crea mercati globali più efficienti crea anche una vulnerabilità che potrebbe essere sfruttata da coloro che sono animati da intenzioni criminali. Ad esempio il crimine organizzato o i gruppi terroristici possono mascherare le loro comunicazioni, rendendole illeggibili alle autorità giudiziarie grazie a programmi di crittografia simili a quelli necessari per rendere sicure le transazioni finanziarie attraverso le reti. I database integrati della rete e i mercati finanziari sono tanto sicuri quanto i loro collegamenti più deboli. Se questi sistemi vengono messi in comunicazione senza sviluppare contemporaneamente piani integrati per eventi imprevisti, borse valori, reti di distribuzione di corrente e l’intera infrastruttura globale potrebbero cadere vittima delle minacce della guerra informatica. In questo modo la tecnologia ha reso il mondo il posto più sicuro e allo stesso tempo il posto più minaccioso.
Quando i progressi tecnologici sono veloci, come al giorno d’oggi, la loro applicazione può influire sulla capacità di istituzioni politiche e culturali di stare al passo. Sarebbe inutile, davvero repressivo, tentare di arrestare il processo di globalizzazione. Ma il processo potrebbe essere monitorato per garantire che il progresso tecnologico ed economico giovi anche al progresso umano.
(Traduzione di Claudia Ansalone)

*Kevin Mitnick è il più celebre «pirata» informatico americano. Nel gennaio del 2000 è stato rilasciato per buona condotta dopo cinque anni di carcere. Il suo caso ha diviso gli Stati Uniti. Oggi interviene a conferenze dedicate alle problematiche della tecnologia e in particolare alla sicurezza dei sistemi


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Date: 18 Jul, 2001 on 08:54
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