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Ciampi: anche le imprese devono investire per creare innovazione
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1. Ciampi: anche le imprese devono investire per creare innovazione
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da Il Corriere della Sera
Sabato, 4 Gennaio 2003

A NAPOLI
Ciampi: anche le imprese devono investire per creare innovazione

Visita alla «città della scienza» nella ex fabbrica di Bagnoli: «Spero in un ripensamento del professor Marino, che si creino le condizioni per farlo restare in Italia»

DAL NOSTRO INVIATO

NAPOLI - «Grazie a Dio in Italia sono più le imprese che nascono rispetto a quelle che muoiono. C’è quindi vitalità, e il trend è positivo. Ma dobbiamo sostenere e indirizzare la ricerca, soprattutto nei campi nuovi, quelli dell’innovazione. Si tratta di fare un passo avanti nella ricerca applicata, che è altrettanto importante di quella di base».
Il presidente della Repubblica visita una nuova sezione della «città della scienza», nell’ex area industriale di Bagnoli: un esempio concreto di che cosa possa produrre lo «scatto d’orgoglio» da lui stesso più volte sollecitato alla società, alla politica e soprattutto alle imprese. E’ una tappa che lo entusiasma, nel suo quasi-privato tour napoletano, e che gli fa rilanciare lo slogan su «formazione e innovazione come motori dello sviluppo». Ciampi, tuttavia, ha oggi pure qualche ragione di rammarico, legata proprio al destino di coloro che alla ricerca dedicano la vita, trovando spesso ostacoli tali da sentirsi costretti alla resa. Come nel caso del fondatore dell’Istituto per i trapianti di Palermo, Ignazio Marino, che ha annunciato con un’aspra denuncia la volontà di far ritorno negli Usa, dove si è formato. Una notizia di cui il capo dello Stato si dichiara «veramente dispiaciuto» perché ha conosciuto il medico, tre anni fa, e da allora ne ha seguìto e incoraggiato gli sforzi: «Mi auguro che si creino le condizioni per un ripensamento del professore. Spero che si apra una prospettiva che gli permetta di restare in Italia continuando a dare il suo apporto al centro siciliano, che è una grande realtà ed è nato con il progetto di farlo diventare il più grande del Mediterraneo».
Un appello a non permettere che siano sconfitti gli sforzi dei nostri migliori cervelli, dal quale Ciampi estende la riflessione al Mezzogiorno e all’intero Paese. E si spiega così: «Le imprese che operano nei settori tradizionali sono state negli anni scorsi la forza dell’Italia, ma di questi tempi è necessario uno scatto in più, puntando sulla diffusione e sull’applicazione nel settore produttivo dei risultati della ricerca. Ciò che è altrettanto importante della ricerca scientifica dei centri di ricerca e delle università». La speranza del presidente sugli investimenti in ricerca, tema su cui ha più volte esercitato la cosiddetta «strategia del pungolo», è chiara. Eppure, quella che per lui è una priorità per restare competitivi è ancora una questione aperta, come dimostrano le recenti polemiche su certi tagli della Finanziaria, sollevate ad esempio dalla conferenza dei rettori e da tanti capitani d’impresa.
La politica dovrà insomma tornarci sopra, mentre anche altre emergenze premono. La disoccupazione sopra ogni altra, che qui a Napoli resta sempre la questione numero uno. Al capo dello Stato viene girata la protesta dei no-global: contestano la privatizzazione in corso a Bagnoli e sostengono che non darà posti di lavoro né ai vecchi operai dell’Italsider né ai giovani. Lui risponde: «Il problema dei disoccupati con i capelli bianchi è la cosa più amara e difficile. Bisogna trovare la maniera di aiutarli e riconoscere tutti che dovrebbero avere una maggior attenzione sociale. Per i giovani, credo che riusciranno a trovare la loro via con le proprie forze e un minimo di sostegno. Va data loro la possibilità di creare dei nuovi mestieri, di mettersi insieme e trovare le idee da costruire».
E fra queste idee, Ciampi intende qualcosa che abbia a che fare con il turismo e il patrimonio d’arte e cultura di cui il Paese (e il Mezzogiorno in particolare) dispone. Lo ha detto anche ieri mattina, visitando la Villa dei Papiri a Ercolano. Uno dei siti archeologici più affascinanti e misteriosi del mondo, la residenza del suocero di Giulio Cesare emersa finora soltanto in piccola parte. Gli scavi iniziarono fin dal 1750, a opera dei Borboni.
Oggi c’è uno studio di fattibilità per portare alla luce quel che resta sotto metri di lava pietrificata. Serviranno nuovi studi e molti finanziamenti, dicono al capo dello Stato. «La parola "molti" non mi piace per principio», risponde. «E’ più utile cercar di definire "quanti", e reperirli. Ciò che si può fare, dato che questo è un patrimonio dell’Italia e dell’Europa intera. L’importante è restituirlo a tutti».

Marzio Breda


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Date: 04 Jan, 2003 on 09:36
Ciampi: anche le imprese devono investire per creare innovazione
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