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Fuga di cervelli: l´appello di Ciampi
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1. Fuga di cervelli: l´appello di Ciampi
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da La Stampa
Sabato, 4 Gennaio 2003

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DURANTE LA VISITA A NAPOLI

Fuga di cervelli: l´appello di Ciampi
Il dispiacere del Capo dello Stato per la scelta del prof. Marino di lasciare l´Italia «Occorre sostenere con maggiore convinzione la ricerca scientifica di base»

NAPOLI - Da ieri il presidente Ciampi ha un cruccio in più, e non lo nasconde mentre visita i nuovi padiglioni della «Città della Scienza», un lembo di futuro possibile fra i ruderi di vecchie fabbriche abbandonate da decenni. Si trova in questo piccolo paradiso dell'alta tecnologia, un monumento alla ricerca innovativa, eppure è costretto a parlare della piaga tutta italiana della fuga dei cervelli. Il suo pensiero va a Ignazio Marino, il mago dei trapianti che tre anni fa ha abbandonato gli Stati Uniti e una folgorante carriera per organizzare a Palermo l'Ismett (Istituto Mediterraneo per i Trapianti e le Terapie ad alta specializzazione). Il chirurgo ha gettato la spugna, se ne è tornato all'Università Thomas Jefferson di Philadelphia, messo in fuga dal Moloch della burocrazia, del «piccolo interesse privato di chi è attento solo a coltivare il proprio orticello», della malagestione degli ospedali dove «si creano reparti per fare primari, si lottizzano i posti letto e si parcellizzano le responsabilità in modo che tutti comandino e nessuno sia responsabile». L'allievo ed erede di Thomas Starzl, l'inventore del trapianto di fegato, è stufo di tutto questo. E Ciampi, anche se non entra nel merito delle motivazioni che hanno spinto Marino a lasciare, non nasconde la sua amarezza: «Mi spiace per questa decisione e mi auguro che si creino le condizioni per un ripensamento». Ricorda, il presidente, quando incontrò il chirurgo emigrato in America ancor giovane e rientrato in patria per dare vita all'Ismett: una scommessa che, se vinta, avrebbe portato il paese all'avanguardia nel campo dei trapianti: «L'ho conosciuto tre anni fa, quando si accingeva a quest'impresa, e lo incoraggiai: spero si creino nuove prospettive che permettano a Marino di rimanere in Italia, nel Centro trapianti di Palermo, una grande realtà che può diventare un punto di riferimento per tutto il Mediterraneo». Immediata è stata la risposta di Marino dagli Stati Uniti: «Ringrazio il presidente Ciampi - ha detto Marino - per le parole di stima nei miei confronti. L'Italia è il mio paese e, anche se lontano, sarò sempre orgoglioso e disponibile a poter dare il mio contributo». Il Capo dello Stato guarda al futuro, e il futuro è soprattutto ricerca il cui sviluppo, però, non può esistere senza adeguati finanziamenti. E proprio su questo tema, ammette Ciampi, esiste un problema. «Occorre sostenere con maggiore convinzione la ricerca scientifica di base nei laboratori e nelle università», dice, ma aggiunge che non basta: occorre fare un passo avanti per trasferire i risultati di questa attività nei processi produttivi, cioè nelle imprese. Indicando i padiglioni della moderna «Città della Scienza», nel quartiere ex operaio di Bagnoli dove «bisogna coniugare il turismo con l'industria non inquinante», il presidente spiega che «questo è un esempio e un invito a tutto il Paese a impegnarsi di più nella diffusione della ricerca applicata, per far nascere nuove imprese basate sull'innovazione e sui risultati della ricerca di base». Anche a questo deve mirare lo «scatto d'orgoglio» sollecitato recentemente agli imprenditori proprio da Ciampi. «Grazie a Dio in Italia le imprese che nascono sono più numerose di quelle che muoiono - prosegue il Capo dello Stato -: un andamento demografico positivo, questo, che negli anni passati ha registrato la nascita di innumerevoli imprese nei settori tradizionali». Ma, ripete Ciampi, bisogna anche pensare al futuro. Oggi, dice, questa vitalità spontanea non basta più, «occorre sostenerla e indirizzarla verso l'innovazione». Come? Diffondendo e applicando la ricerca scientifica di base e soprattutto «rendendosi conto che il trasferimento dell'innovazione nei processi produttivi è determinante», ma anche «puntando molto sui giovani e sulle loro capacità imprenditoriali». Anche così, sembra voler dire Ciampi, si combatte la disoccupazione, un flagello che non colpisce soltanto i giovani. Il presidente pensa anche ai senza-lavoro più anziani, quelli che ormai hanno i capelli bianchi: «E' il problema che più amareggia perché è più difficile da risolvere: bisogna trovare il modo di aiutarli». Per i giovani il discorso cambia: «Sono convinto che riusciranno con le loro forze a trovare la strada giusta. Basta che si mettano due, tre o quattro di loro e trovino delle idee: questo è ciò che serve».

Fulvio Milone


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Date: 04 Jan, 2003 on 09:34
Fuga di cervelli: l´appello di Ciampi
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