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I COLOSSI DELLA DISCOGRAFIA MONDIALE TREMANO
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1. I COLOSSI DELLA DISCOGRAFIA MONDIALE TREMANO
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da La Stampa
Sabato, 4 Gennaio 2003

I COLOSSI DELLA DISCOGRAFIA MONDIALE TREMANO: IN EUROPA SONO FUORI DIRITTI, O STANNO PER FINIRVI, LE INCISIONI DI GRANDI STELLE DELLA MUSICA CLASSICA E POPOLARE

«MENO male che esistono i dischi pirata», dice Ruggero Raimondi. Proprio lui, il cantante che ricordiamo splendido interprete di Don Giovanni nel film di Joseph Losey, di dischi ne ha incisi moltissimi e dovrebbe allora difendere il diritto degli interpreti di vedere tutelate, quanto più a lungo possibile, la propria arte e le royalties che ne derivano. «Spesso le riproduzioni pirata sono più vere, più dirette e soltanto la pirateria - aggiunge con divertita perfidia - ti permette di risentire certe memorabili stecche dei tuoi colleghi, nessuno escluso. Io le compro volentieri». Un duro scontro legale e commerciale è in atto tra grandi case discografiche e piccole etichette; una battaglia che contrappone le multinazionali dell'entertainement e una miriade di imprese locali che si sono scavate una nicchia di mercato e non intendono lasciare lo spazio conquistato. Sullo sfondo, la crisi di un'industria che da qualche anno vede ridursi i volumi di vendita e chiede ora ai Dvd (digital video disc) di diventare il supporto tecnologico capace di eccitare ancora il desiderio di ascolto e di informazioni di una clientela ormai sopraffatta da un eccesso di offerta e desiderosa di novità. Il punto centrale della discordia sono gli anni Cinquanta: la legge europea tutela il diritto di cantanti, direttori, orchestre per mezzo secolo, una durata raggiunta di recente dopo che per lungo tempo il limite restava fissato in appena vent'anni. Gli Stati Uniti difendono gli artisti, e i loro eredi, per un periodo quasi doppio. Mezzo secolo significa - concretamente - che i dischi della stagione d'oro della Callas, le prime registrazioni di Karajan e le ultime di Wilhelm Furtwaengler, il jazz degli anni Cinquanta sono o stanno per diventare di «pubblico dominio»; chiunque li potrà legalmente commercializzare, e guadagnarci il dovuto. Nel 2006 noi europei potremmo produrre e vendere ovunque un disco con Heartbreak Hotel, la canzone di Elvis Presley considerata l'atto di nascita del rock and roll. Ritrovarsi senza diritti alla vigilia di una nuova rivoluzione della modalità di ascolto della musica può diventare una catastrofe per le principali case produttrici. Si tratta del quinto grande cambiamento vissuto dall'industria del consumo musicale in un secolo di vita: prima i rulli di cera, poi i 78 giri, i long-playing e i microsolchi, infine i compact-disc. Era il 1982 quando Herbert von Karajan, sotto gli occhi del presidente della Sony e di una folla di giornalisti increduli, infilò quel dischetto di undici centimetri di diametro in un lettore color argento e fece ascoltare una sinfonia di Beethoven. Un ricordo ormai quasi archeologico. «La straordinaria incisione della Tosca di Puccini con Maria Callas, Giuseppe Di Stefano, Tito Gobbi e Victor de Sabata direttore è del 1953», racconta al New York Times Mr Turkewitz, dirigente della Emi. «Da quest'anno qualsiasi etichetta europea potrà stamparlo senza problemi e poi proporlo al mercato Usa. E nel 2005 sarà la volta della Sonnambula diretta alla Scala dal giovane Leonard Bernstein. Su dieci dischi del nostro catalogo, nove sono in perdita, uno rende: se perdiamo il guadagno anche su quello, il colpo è grave». Ancora oggi, i dischi di Maria Callas rappresentano oltre il 5 per cento del fatturato della Emi: «Dovremmo ogni giorno gettare rose nelle acque dell'Egeo», commenta Turkewitz, ricordando il mare dove - come sembra - vennero in gran segreto disperse le ceneri della cantante. Nel 1997 la storica etichetta ha prodotto un cofanetto di 31 opere cantate dalla Callas, offerte a un prezzo medio e accolte benissimo dal pubblico. Non è la scarsa fantasia a rendere così vigili gli uffici legali delle compagnie americane; i dirigenti del marketing sanno bene che, con gli attuali livelli di vendita, registrare una nuova opera, sia pure con i migliori interpreti, è diventata un'impresa quasi certamente in perdita. Costi altissimi di produzione, di acquisizione dei diritti degli interpreti e delle orchestre, per poi magari sentirsi dire perfino dal melomane più insaziabile: «Un'altra Bohème! A casa ne ho già tre edizioni e due video-cassette». Si direbbe però che si chiude la stalla quando i buoi sono già scappati: proprio nel 2002, per ricordare i 25 anni dalla scomparsa della Diva, le migliori sorprese sono venute da una piccola casa come la Fono Entreprise (italianissima) che ha recuperato e ripulito numerose prime incisioni del soprano della fine degli anni Quaranta, le ha riconfezionate in un compact con fotografie, molte notizie, qualche gossip, creando un prodotto senz'altro originale. E, con la Callas, sono stati proposti i «primi dischi» di Renata Tebaldi, Giulietta Simionato, Giuseppe Di Stefano. I siti online dedicati alla musica e ai dischi sono miniere di sorprese, tranquillamente scaricabili sul computer di casa. I discografici più intraprendenti - sarebbe forzato definirli pirati - ricavano da lì intere collane di prodotti «inediti»: l'investimento iniziale è basso, se stampare ogni singolo compact-disc, compreso il libretto con le indispensabili informazioni e la pellicola di cellophan che lo protegge, non costa più di 50 centesimi di euro. E il mercato premia le iniziative meno ovvie e di migliore qualità artistica, rivelando una sorprendente disponibilità all'ascolto, testimoniata anche dal successo di tante collane allegate ai giornali. Poi ci sono i figli e i parenti dei grandi maestri, che frugando nella soffitta di casa o negli archivi delle radio europee, per molti anni il principale veicolo di diffusione della musica, trovano tesori: così ha fatto Myriam Scherchen con una collana di dischi dedicata al padre Hermann, straordinario direttore del repertorio classico e contemporaneo. Chi ama Beethoven, sa dove trovare Quarta e Ottava Sinfonia dirette e spiegate durante le sue memorabili prove, registrate da Radio Lugano. Soltanto da pochi anni l'ufficio marketing della Rai ha deciso di tutelare con maggiore attenzione il proprio patrimonio di registrazioni: prima di allora, intere collane di dischi sono state realizzate, privatamente, sfruttando quegli archivi. Un altro importante elemento di giudizio coinvolge la qualità del suono: «Le registrazioni degli anni Cinquanta e Sessanta, all'inizio della stereofonia, oggi ci sembrano più oneste, più naturali, più dirette, senza quel gusto esasperato per il montaggio, per i tagli quasi a ogni battuta, per un suono pulito e freddo che è diventata l'ossessione degli interpreti di oggi», dice Renate Kupfer, che per diversi anni ha lavorato alle migliori produzioni della Deutsche Grammophon e della Teldec. Mentre i responsabili delle major statunitensi invocano, anche in Europa, leggi più severe e ci accusano di disattenzione, Lawrence Lessig, docente all'Università di Stanford, dà voce al «diritto del pubblico di conoscere»: la battaglia tra monopolio e liberismo si può combattere anche in nome di un disco. È attesa per i prossimi giorni la sentenza della Suprema Corte degli Stati Uniti, alla quale Lessig ha chiesto di abolire la legge del 1998 che ha prolungato il copyright di altri vent'anni: «Quando le opere d'arte entrano nel pubblico dominio, la conseguenza è una straordinaria varietà di proposte, e i costi diventano più bassi. Potendo liberamente disporre delle incisioni dei grandi artisti, nasceranno certamente nuove modalità di fruizione, di diffusione». Spesso sono proprio gli artisti a offrire risorse inattese ai cacciatori di rarità fuori diritto: entra qui in gioco una variabile commerciale difficile da quantificare, ma senz'altro pesante. La vanità del divo, il piacere di farsi riascoltare, di offrire ai propri fan l'ascolto mai ancora svelato. E con il narcisismo diventa difficile firmare contratti blindati. Fra profitti e arte, fra tecnologia che libera risorse e leggi che tentano di vincolarle, la lunga guerra dell'ascolto continua. E, fra pochissimi anni, saranno libere le prime incisioni dei Beatles.

Sandro Cappelletto


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Date: 04 Jan, 2003 on 09:33
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