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Quando Topolino sconfisse il Minculpop
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1. Quando Topolino sconfisse il Minculpop
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da La Stampa
Lunedì, 30 Dicembre 2002

SETTANTANNI FA IL PERSONAGGIO DI DISNEY ARRIVO´ IN ITALIA

Quando Topolino sconfisse il Minculpop

Il fumetto americano piaceva ai figli del Duce e non fu sottoposto ai divieti che colpivano i prodotti stranieri. Lo importò uno stampatore toscano che lo vendeva a venti centesimi. Non incassava abbastanza e lo cedette a Mondadori

QUESTA è una storia che compie 70 anni giusti giusti. Dall´altra parte dell´Oceano, nel dicembre del `32, c´era l´ultimo prodigio dei cartoons americani, un topo con le orecchie troppo grandi, le mani troppo grasse, le gambe troppo sottili attaccate a due piedi tozzi, gialli e sproporzionati. Da questa parte del mare, c´era un editore spregiudicato e non troppo esperto di complicate questioni di copyright internazionale. Uno stampatore toscano cui quel topo, che in Italia si era affacciato fin dal 1930 sulle pagine del supplemento illustrato della Gazzetta del Popolo, piaceva molto, tanto da volergli dedicare un giornalino tutto suo. Così il 31 dicembre 1932 Mario Nerbini mandò in edicola il primo numero di «Topolino»: otto pagine, formato 25 per 35, al prezzo di venti centesimi. Giove Toppi aveva disegnato il personaggio per la testata, mentre Gaetano Vitelli aveva realizzato la storia pubblicata in copertina, in cui Topolino era alle prese con gli scherzi di un elefante. In prima pagina una filastrocca: «Nato è questo giornalino che si chiama Topolino». In seconda una nota dell´editore: «Ci sentiamo in dovere di ringraziare la direzione amministrativa del Consorzio Cinematografico Edizioni Artistiche Internazionali di Roma, che ha l´esclusiva per l´Italia delle graziose films Topolino di Walter Disneys per la graziosa autorizzazione di riprodurre nella testata di questa pubblicazione la figura tipica di Topolino che Disneys ha genialmente creata».
Storpiatura del cognome a parte, Nerbini ignorava che la casa cinematografica che tanto gentilmente gli aveva dato il permesso di pubblicare le strisce non aveva i titoli per farlo. Non solo l´editore neppure sapeva che da quasi tre anni esisteva una versione originale dei fumetti di Topolino. Il personaggio nei pochi mesi successivi al suo debutto, avvenuto nel `28 con il cartone animato Steampoat Willie, aveva conquistato l´America tanto da meritarsi gli applausi del Presidente Roosevelt: «Quel topo mi piace - confidò una volta a un amico - è un vero americano». «Mio marito - confermò la First Lady in una lettera a Disney del 1931 - è uno dei fedelissimi di Topolino. E ci creda le dobbiamo molte preziose serate».
Tutto questo, nell´Italia fascista del `32, non si sapeva e le stesse controversie contrattuali (che portarono la testata a usare per qualche tempo il titolo Topo Lino) si risolsero in fretta: dal numero sette, infatti, il mensile cominciò ad uscire da noi con le strisce originali distribuite dal King Features Syndicate.
Il successo convinse Nerbini ad acquistare altri personaggi del Syndicate, da Flash Gordon a Gim della Giungla, trascurando Disney per una nuova rivista: L´Avventuroso, che in breve tempo arrivò a superare le 600 mila copie di venduto. Topolino, presto, divenne un impiccio, e Nerbini lo cedette ad Arnoldo Mondadori. Un errore che fa sorridere, considerando che il settimanale di oggi, pubblicato dalla Walt Disney Italia, è l´erede diretto di quella rivista, uscita praticamente senza soste, con una sola comprensibile interruzione dal 21 dicembre 1943 al 15 dicembre 1945. Topolino superò anche gli ostacoli del Minculpop, che all´inizio del 1938 impose «l´abolizione completa di tutto il materiale di produzione straniera». «Secondo la leggenda - ha scritto Franco Fossati nella sua "Storia del topo più famoso del mondo" - , quando Ezio Maria Grey, un alto funzionario del Ministero, sottopose a Mussolini la lunga lista dei personaggi da mettere all´indice, si vide tornare il foglio con una postilla autografa: "eccetto Topolino". Il personaggio era infatti il beniamino dei suoi figli: Romano era abbonato dal `36, un disegno di Anna Maria era stato pubblicato nella piccola posta».
Da allora la corsa italiana di Topolino non si è più fermata neppure quando in America il Topo cominciava a perdere colpi. Da noi il personaggio è passato di successo in successo. Grazie ad autori come Guido Martina, Luciano Bottaro, Giovan Battista Carpi, Luciano Scarpa, Sergio Asteriti, Giorgio Cavazzano e centinaia di altri che hanno portato il fumetto disneyano made in Italy a conquistare le edicole di tutta Europa.

Guido Tiberga


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Date: 30 Dec, 2002 on 07:03
Quando Topolino sconfisse il Minculpop
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