MINIATURE A Bologna, Brescia e Roma tre mostre sull’illustrazione di antifonari, graduali e codici. Da Oriente a Occidente

Se il libro è prezioso come un gioiello
Un’arte che usava anche smalti e foglie d’oro, praticata in monasteri e corti

Se guardiamo al Medio Evo è curioso constatare come l'arte venisse pensata essenzialmente su due scale: quella monumentale delle cattedrali e quella del formato ridotto delle miniature. Ma mentre le prime erano opere collettive realizzate dalla e per l'intera comunità, le miniature erano imprese individuali destinate a rimanere nascoste nelle biblioteche dei monasteri o delle corti. E forse proprio perché più «segreto», il piccolo formato permetteva all’artista di esprimersi nei dettagli, infilando in un'immagine particolari eccentrici, esattamente come avvenne poi nelle incisioni dove, rispetto ai quadri, l'iconografia è sempre più audace.
Al pubblico che visita le mostre di codici miniati si richiedono dunque caratteristiche molto simili a quelle dei miniatori: altrettanta pazienza; un occhio allenato a scovare fra i girali che contornano una pagina un qualche insetto bizzarro o simbolo alchemico e una disposizione a lasciarsi trascinare nei meandri di storie suggerite da pochi centimetri di brillante colore.
Nella rassegna allestita al Museo medievale di Bologna c'è per esempio una pagina straordinaria dove in uno spazio compresso viene descritta la confusione della battaglia attraverso una serrata sequenza di braccia, gambe, elmi, spade e zoccoli di cavallo. Ogni elemento sta per conto suo e se si contassero le braccia, il loro numero non corrisponderebbe a quello delle gambe; la battaglia, inoltre, si svolge sullo sfondo di un drappo di broccato d'oro, così che l'effetto, ai nostri occhi, supera quello di qualsiasi fantasia surrealista. Nicolò di Giacomo è l'autore di quest'opera, il De bello pharsalico di Lucano, dipinto per i Gonzaga nel 1373: un gioiello che esce dalla Trivulziana di Milano e si affianca al ciclo liturgico agostiniano composto di 15 corali miniati da Nicolò di Giacomo e Stefano degli Azzi, le due firme più prestigiose della scuola bolognese del ’300 cui è dedicata la rassegna.
Anche a Brescia, il restauro del Coro delle monache, nel Monastero (adesso museo) di Santa Giulia, è occasione per una esposizione di antifonari e graduali fra gli affreschi delle pareti dipinti nel 1530, quando l'arte della miniatura diventava sempre più rara, scavalcata dall'invenzione di Gutemberg.
Ma l'appuntamento da non perdere per i bibliofili si tiene a Roma dove l'Accademia dei Lincei ha selezionato dalla propria biblioteca 150 manoscritti illustrati (con miniature ma anche disegni), alcuni dei quali lasciano senza parole come l'edizione fiorentina quattrocentesca dei Trionfi del Petrarca da cui prende il titolo l’intera mostra: Il trionfo sul tempo .
Uno degli aspetti più affascinanti dell’appuntamento romano è l’esposizione di alcuni manoscritti orientali di cui la biblioteca dei Lincei possiede diversi fondi incrementati soprattutto nel secolo scorso da Leone Caetani, nobile, conoscitore del turco, dell’arabo e del persiano, morto esule in Canada per l’avversione al fascismo. Acquistò molti volumi di eccellente qualità artistica come la sessantina di manoscritti persiani: in mostra si può ammirare la Khamsa di Nizami (un’opera in versi scritta nel X secolo) in un esemplare con frontespizi miniati «a tappeto» nel ’500. Il gusto per le figure piatte, l’esecuzione minuta di piccoli fiori o intrecci geometrici, la mancanza di prospettiva e l’uso dell’oro fanno pensare a certe nostre miniature gotiche, quando il mondo e i suoi accidenti venivano ancora contemplati attraverso l’esercizio dell’astrazione metafisica.

I corali di San Giacomo, Museo civico medievale, Bologna, sino al 31 marzo. Tel. 051/204111.

Cori e corali a Brescia, Museo di Santa Giulia, Brescia, sino al 29 giugno. Tel. 030/2977834

Il trionfo sul tempo, Palazzo Fontana di Trevi, Roma, sino al 26 gennaio. Tel. 06/ 692050205

Francesca Bonazzoli