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1. Internet, e l´altra Africa torna a sperare
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da La Stampa
Martedì, 24 Dicembre 2002

OGGI NEL CONTINENTE CI SONO 5 MILIONI DI INTERNAUTI: NEL 2005 SARANNO DA VENTI A TRENTA MILIONI

Internet, e l´altra Africa torna a sperare
Dalle nuove tecnologie una leva per battere la miseria

LE statistiche in Africa sono da maneggiare con cura. Spesso servono per annacquare i disastri, anestetizzare l´orrore, confondere le idee, irrobustire i pregiudizi. Ma anche tenendo a bada isterici ottimismi, i numeri sono impressionanti. Nel 2005, quando in Tunisia si riunirà il vertice mondiale della Società informatica, ci saranno nel continente da venti a trenta milioni di internauti. Oggi sono cinque milioni. Nell´Africa che arranca rosicchiata dalle carestie, straziata da eserciti di mercenari bambini, lobotomizzata da leader astuti e avidi, a sorpresa spunta un lembo, grande, di modernità. E´ stato il successore di Mandela, Thabo Mbeki, battagliero capofila di una nuova africanità polemica e disincantata, a sottolineare, per primo, quanto era in gioco: «La mancanza di accesso alla rivoluzione di internet può aggravare la povertà». Da Rabat al Capo, lottando contro l´handicap della mancanza di infrastrutture, l´Africa online, invece, si batte e guadagna posizioni. Spuntano nomi e luoghi nuovi: Gauteng in Sud Africa, El-Ghazala in Tunisia, il Technopark di Casablanca in Marocco. Geografia di un continente che verrà, dove si raggruppano istituti di ricerca, dove arrivano investimenti e non elemosina, gli imprenditori rassodano i muscoli, i cervelli non fuggono in America e in Europa. E´ l´altra Africa che non piange, che rifiuta la carità internazionale, chiede soltanto capitali e tecnologie per fare da se. In qualche Paese già sembra insinuarsi la frattura, nuova, moderna tra i giovani che si muovono nel cyberspazio e gli anziani collegati solo alla società tradizionale. Se il numero di coloro che dispongono di un acceso a internet si ferma a un milione e mezzo, coloro che, per esempio nei cybercafè che hanno cambiato la geografia sociale di molte metropoli africane, li utilizzano sono cinque milioni. L´Occidente, quello diplomatico e economico, spesso lo dimentica o finge di non saperlo, perchè è più facile vivacchiare e fare affari con burocrazie corrotte e inefficienti. Non è il caso del gruppo «Cerfe», una joint venture senza fini di lucro con sede a Roma. Da vent´anni lavora a progetti di ricerca, formazione e sperimentazione anche in Africa: ha costituito un comitato permanente che deve studiare i fenomeni «di lungo periodo» che sotto la crosta del quotidiano trasformano, definiscono, sconvolgono. Da questa esperienza è nata «African Societies» (www.africansocieties.org), un e-magazine bimestrale redatto in tre lingue (inglese francese e italiano) e diretta dal sociologo ivoriano Honorè Yao Assouman. L´effervescenza, economica culturale sociologica, delle società del continente ha bisogno infatti di una vetrina dove conoscere e farsi conoscere, discutere, dare contorni a se stessa. Il nemico dichiarato, esplicito è uno solo: il pregiudizio. Perchè attraverso ad esempio un forum di dialogo (mailto: forum@fricansocieties.org) ma anche e-conferences e seminari, deve parlare l´Africa delle imprese, delle università, dei sindacati (un protagonista finora rachitico, clientelare ma che comincia a far sentire la sua voce), di una classe media affamata di novità e ansiosa di riguadagnare il tempo perduto liberandosi di burocrazie, parassiti, intermediari che nidificano nell´immobilità. E naturalmente del no profit e delle organizzazioni internazionali. Alfonso Alfonsi, sociologo, è il vice presidente del gruppo «Cerfe»: «Dal punto di vista di un imprenditore l´Africa costituisce una grande occasione, una chance ancor più interessante perchè grande è il ritardo da colmare. Soprattutto nel campo delle nuove tecnologie. Basta confrontare i dati dello sviluppo lento della telefonia fissa nel continente, con quelli, straordinari esplosivi di quella mobile». Oggi gli abbonati sono ventitrè milioni, cinque anni fa erano meno di quelli della sola città di Tokyo. E sullo sfondo avanza la grande scommessa: davanti a internet dovranno capitolare prima o poi anche i coriacei, nerboruti sgherri dell´Africa dei dittatori.

Domenico Quirico


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Date: 24 Dec, 2002 on 07:42
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