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DOPO TRE ANNI L'ESAME DI STATO CERCA MATURITÀ
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1. DOPO TRE ANNI L'ESAME DI STATO CERCA MATURITÀ
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da Avvenire
Domenica 15 Luglio 2001

DOPO TRE ANNI L'ESAME DI STATO CERCA MATURITÀ

Giuseppe Savagnone

Pur essendo ormai giunto al suo terzo anno di vita, il nuovo esame di Stato non sembra ancora aver trovato la sua definitiva identità. Lo avevamo salutato pieni di speranza, se non altro perché veniva a sostituire una formula aberrante, com'era quella del vecchio "esame di maturità", che eravamo sicuri di non dover rimpiangere. E da questo punto di vista non possiamo che confermare la soddisfazione per i cambiamenti che si sono verificati in questi tre anni. Ormai nessuno studente può decidere a settembre di studiare solo quelle due o tre materie, su cui si farà esaminare a giugno. Con tutti i suoi limiti e i suoi difetti, la nuova formula ha almeno il vantaggio, non trascurabile, di salvaguardare la dimensione pluridisciplinare dello studio nell'ultimo anno.

Il che, però, non ci esonera dal riflettere sui problemi che questo esame presenta, e che si rivelano sempre più chiaramente, col passare del tempo e con l'accumularsi delle esperienze.

Forse la difficoltà più macroscopica è, agli orali, la sproporzione fra il tempo a disposizione e gli obiettivi dichiarati della prova . In un'ora appena - tanto può al massimo durare un colloquio, con un calendario che prevede cinque candidati al giorno - bisogna lasciare spazio al percorso liberamente elaborato dall'alunno, saggiare le sue conoscenze in una decina circa di discipline, imbastire un dialogo trasversale che gli dia modo di evidenziare la sua padronanza dei nessi tra l'una e l'altra, commentare infine le prove scritte. Troppo, francamente, in così poco tempo. Il risultato è che il tono dell'esame oscilla tra la vaghezza di una libera chiacchierata sulla tematica scelta dal candidato stesso, e il fiscalismo nozionistico di una somma di interrogazioni, condotte da ciascuno dei commissari per proprio conto.

Qualcosa del genere si verifica anche per quanto riguarda la terza prova scritta. Dovrebbe rivelare la capacità di cogliere una tematica in modo trasversale. Ma le zone di contatto tra le varie discipline spesso non sono quelle che permettono di saggiare più direttamente la competenza del candidato in ciascuna di esse. Perciò, alla fine, si preferisce rinunziare alla dimensione interdisciplinare, per puntare più semplicemente su un accertamento di tipo nozionistico, centrandolo su argomenti che non hanno nulla a che fare l'uno o con l'altro. Per non dire che, sia all'orale che allo scritto, lo stesso accertamento, ristretto nei limiti angusti di pochissimi minuti o, per la terza prova, di un solo quesito (oppure, peggio ancora, dei quiz), risulta abbastanza superficiale.

Probabilmente, se si vuole rendere più agile e dialogica la prova finale, bisogna avere il coraggio di demandare al consiglio di classe la valutazione relativa alle conoscenze dell'alunno, riservando all'esame quella che concerne la sua capacità di metterle a frutto nella trattazione interdisciplinare - sia scritta che orale - di una tematica, o almeno di farle rientrare in un quadro pluridisciplinare dove i vari saperi si presentino collegati tra di loro. Questo però significa restituire ai professori, che hanno seguito il ragazzo nell'ultimo anno, la possibilità di giudicarlo idoneo o meno a sostenere l'esame, in base alle conoscenze che possiede nelle singole discipline.

Un'altra innovazione dovrebbe riguardare la durata del colloquio. Dicevamo che attualmente non può, materialmente, superare l'ora. Di fatto si riduce spesso a una durata inferiore. Bisognerebbe forse stabilire un tetto massimo di quattro candidati al giorno, per garantire lo stile di un vero confronto a più voci, che possa spaziare - e non con una secca domandina - sull'intero panorama disciplinare.

Ma la trasformazione più urgente, per il buon funzionamento di questo esame, non si può attuare con leggi o regolamenti, perché riguarda la mentalità e lo stile di lavoro dei docenti. Lo sforzo di sintesi, che la nuova prospettiva pluridisciplinare di questo esame richiede, non costituisce una novità solo per gli studenti, ma anche per i loro professori.

Questo è vero per il corretto svolgimento della prova, che esigerebbe da parte degli esaminatori, prima ancora che dell'esaminato, la capacità di interagire costruttivamente, in una conversazione a più voci dotata di un certo spessore culturale. Ma ancora di più è vero per la preparazione remota che l'esame richiede nell'intero corso di studi. L'atteggiamento di molti insegnanti rimane legato all'immagine dell'artista solitario, che chiude dietro di sé la porta della propria classe. Ne risulta, per i ragazzi, una preparazione settoriale, avulsa da una visione d'insieme e spesso dalla vita stessa.

Oggi, invece, la cultura richiede sempre di più un lavoro di gruppo. E la scuola di domani esige che si rinunzi alla logica del solista, per indossare i panni, più umili, ma forse più realisti, di chi deve cooperare a un'impresa comune. I costruttori delle cattedrali medievali lavorarono, ciascuno con la sua competenza, a un'opera che superava il punto di vista di ciascuno di loro. E se, alla fine, non lasciarono la propria firma sull'arcata o il mosaico a cui avevano dedicato anni di fatica, questo non rende meno grande il loro contributo personale.

I nuovi esami esigono, da parte dei docenti, questo spirito di collaborazione e questo stile comunicativo. Solo così i loro alunni potranno crescere secondo una prospettiva unitaria che, senza sacrificare l'analisi, apra però alla sintesi. Per i nostri ragazzi, immersi in una società complessa e frammentaria, questa capacità di unificare idee, stati d'animo, esperienze, è diventata ancora più necessaria che per quelli di ieri. Ed è per prepararli al grande esame della vita, prima ancora che per quello di Stato, che i professori devono riuscire ad imparare dagli antichi costruttori di cattedrali l'arte di far confluire la propria opera in una progettualità che sia veramente comune.

Giuseppe Savagnone


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Date: 15 Jul, 2001 on 19:13
DOPO TRE ANNI L'ESAME DI STATO CERCA MATURITÀ
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