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Italia, l’emorragia dei cervelli
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1. Italia, l’emorragia dei cervelli
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da La Stampa
Sabato, 14 Dicembre 2002

DALLA FINE DEGLI ANNI 90 AUMENTA LA FUGA DEI LAUREATI ALL’ESTERO
Italia, l’emorragia dei cervelli

di Giovanni Peri

LA fuga dei laureati italiani all'estero è un fenomeno di cui spesso si discute senza l'appoggio di dati significativi. Analizzando i flussi di laureati italiani che vanno all'estero il fenomeno appare drammatico e in crescita. Mentre all'inizio degli anni ྖ meno dellƇ% dei nuovi laureati emigrava all'estero, alla fine degli anni ྖ circa il 4% dei nuovi laureati lascia l'italia. Questi dati emergono da una analisi AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero), il solo database attendibile sugli Italiani all'estero.

Usando questi dati siamo in grado di evidenziare tre fenomeni:
1. Come detto in apertura, la percentuale di laureati che lascia il paese è quadruplicata tra il 1990 e il 1999.
2. Tale tendenza all'aumento è comune a laureati che provengono dal nord e a laureati che provengono dal sud dell'Italia. In termini assoluti, tuttavia, è il nord ad avere la maggiore emorragia di laureati. Nel 1999 il 7% dei laureati del nord ha lasciato il paese contro solo il 2% dei laureati del sud.
3. Negli anni ྖ sono aumentati non soltanto i giovani laureati (età tra i 26 e i 45 anni) che lasciano il paese. Anche la percentuale di persone con età superiore a 45 anni e con laurea è più che quadruplicata tra il 1991 e il 1999. Tali dati sono analizzati in maggior dettagli e con maggiore approfondimanto nel recente lavoro How Large is the Brain Drain from Italy? (Becker, Ichino and Peri 2002).


Il quadro che ne emerge è allarmante. Le destinazioni di questi laureati sono per lo più Francia, Germania e Regno Unito all'interno dell'Europa, e gli USA. In particolare tale crescita non pare essere un flusso bilanciato da laureati di altri paesi che si trasferiscono in Italia. Paragonando la percentuale di laureati italiani che lavorano all'estero con la percentuale di laureati stranieri che lavorano in Italia l'anomalia del caso italiano è ancora più evidente. Usando dati della Inchiesta sulla Forza Lavoro nella Unione Europea (Eurostat Force Labor Survey) possiamo paragonare l'Italia alle altre grandi economie Europee.

La Tavola 1 riporta nella prima riga per l'anno 1999 il totale dei laureati italiani che lavorano all'estero in percentuale del totale dei laureati in Italia (2.3%) e il totale dei laureati stranieri che lavorano in Italia sempre in percentuale del totale laureati (0.3%). Le stesse percentuali sono poi riportate per gli altri grandi paesi dell'Unione Europea (Germania, Francia, Regno Unito, Spagna). Gli altri paesi, con eccezione della Spagna, hanno ben piu' laureati stranieri nel loro paese che laureati emigrati all'estero.

In Spagna i due valori sono simili: 0.8% laureati emigrati contro 0.5% laureati stranieri nel paese. In Italia la percentuale di laureati emigrati è sette volte maggiore di quella di laureati stranieri presenti nel nostro paese. Conseguenze Il fenomeno appare molto grave se pensiamo che vari studi mostrano che nei paesi avanzati l'aumento del «capitale umano» è responsabile di una importante fetta della crescita economica. Jones 2002 mostra che per gli USA un terzo della crescita nel reddito pro-capite dal 1950 ad oggi è dovuto alla maggiore istruzione.

L'Italia, a partire dalla metà degli anni ྖ ha perso un ingente capitale umano... Poiché dal 1996 la percentuale di laureati tra gli emigranti è maggiore di quella nella popolazione residente, il «capitale umano» pro-capite (non solo quello totale) si è ridotto a causa del flusso migratorio. I laureati sono la parte della forza lavoro che promuove ricerca, innovazione, talvolta anche imprenditoria. La crescente perdita di cervelli può avere quindi conseguenze gravi per la crescita del paese.


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Date: 14 Dec, 2002 on 07:14
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