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1. Rush finale sulla Finanziaria, arriva anche il condono?
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da La Stampa
Lunedì, 9 Dicembre 2002

DOPO IL VIA LIBERA DEFINITIVO DELLA COMMISSIONE BILANCIO DA DOMANI IL TESTO ARRIVA IN AULA

Rush finale sulla Finanziaria, arriva anche il condono?
Al Senato spuntano sgravi a favore delle scuole private ed è polemica

ROMA - Dopo il «sì» della Commissione bilancio del Senato alla Finanziaria 2003, giunto nella notte tra sabato e domenica, l´esame del pacchetto di finanza pubblica comincia domani a Palazzo Madama con la discussione generale. Rispetto al testo licenziato in Commissione, non c´è dubbio che la Finanziaria subirà molti cambiamenti, anche di rilievo: tante questioni - a cominciare dalla trasformazione del concordato fiscale in condono tombale - sono ancora sul tappeto, e soprattutto il premier Berlusconi ha già annunciato il varo di un nuovo «maxiemendamento» governativo. Vediamo prima in sintesi le modifiche introdotte dalla «Bilancio». Per i videogiochi nei locali pubblici, si torna alle giocate in moneta: il costo a partita non potrà superare i 50 centesimi e la vincita massima potrà essere pari a 10 euro. È prorogato a tutto il 2003 lo sgravio del 36% sull'Irpef per le ristrutturazioni edilizie. La programmazione negoziata per gli interventi di promozione industriale viene estesa anche ad altre zone colpite da crisi oltre a quelle già individuate. E quindi anche a quelle colpite dalla recente crisi Fiat, innanzitutto Arese e Termini Imerese. Salta la tariffa Rc-Auto unica sul territorio nazionale per gli automobilisti virtuosi prevista nel ddl concorrenza appena approvato dal Parlamento. Arrivano 40 milioni di euro per il trasporto pubblico a Roma (20) e per il Fondo Roma Capitale (20). Il concordato triennale preventivo non sarà impugnabile se il contribuente realizza un reddito inferiore, e si allenta lievemente il giro di vite per la finanza degli enti locali. Sarà istituito presso il ministero dell'Economia un fondo per incentivare l'acquisto e l'utilizzo degli strumenti informatici e digitali tra i giovani che compiono 16 anni nel 2003. Il blocco delle assunzioni pubbliche nel 2003 non riguarderà il settore della ricerca scientifica, e infine il decreto blocca-spese non agirà automaticamente sulle spese obbligatorie. Uno dei nodi ancora irrisolti - forse il principale - resta quello del condono tombale. La (flebile) resistenza opposta dal governo alla determinata volontà di molti esponenti della maggioranza di trasformare il concordato in una soluzione «definitiva» di tutte le pendenze fiscali sembra sull´orlo di svanire del tutto. Servono risorse per far quadrare i conti pubblici, oltre che per finanziare emendamenti di spesa proposti dai parlamentari (su Lsu, ricerca ed editoria, tra gli altri). E nonostante le smentite di rito del Tesoro, un provvedimento di «potenziamento» del gettito legato alle sanatorie pare ormai inevitabile. «Nel maxiemendamento che il governo presenterà in Aula ci sarà il condono fiscale», assicura il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini (Forza Italia) che però premette di «non conoscerne i termini». Che caratteristiche avrà? Al ministero di Tremonti si continua a escludere il «sì» a un condono «tombale: potrebbero essere sufficienti interventi che vanno dalla dichiarazione integrativa semplice all'estensione del concordato di massa fino all'anno d'imposta 2001. Tra le ipotesi anche la regolarizzazione delle scritture contabili e l'elevazione del tetto del valore delle liti pendenti ammesse alla chiusura agevolata. Non ci dovrebbe essere invece spazio per un ipotizzato mini-condono edilizio. L´altro tema caldo è quello delle Fondazioni bancarie. Una modifica alla riforma Tremonti è stata annunciata dal relatore di maggioranza Lamberto Grillotti, che punta ad estendere i «settori rilevanti» in cui le fondazioni possono investire. Preannunciato anche un emendamento a firma Ds che ha buone possibilità di essere appoggiato da Forza Italia e che prevede la revoca del divieto per le Fondazioni di investire in immobili. Si parlerà anche di possibili sgravi Irap per l'editoria, ulteriori aiuti a favore della carta stampata e la risoluzione della questione relativi ai lavoratori socialmente utili della scuola. Cauto il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas: «Non c'è molto margine di manovra». Sempre Vegas difende gli incentivi approvati nella notte dalla Commissione per le famiglie che decideranno di mandare i propri figli nelle scuole private, 90 milioni di euro in tre anni. «Non c'è un clericalismo di Stato - afferma Vegas ma si tratta, in parte, di un reintegro di quanto tolto con il decreto taglia-spese». Protesta invece duramente l´Ulivo. «Governo e maggioranza non trovano i soldi per la scuola pubblica, l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli edifici - attacca il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio - ma regalano un bonus di 90 milioni di euro per l'istruzione privata: mi pare una scelta davvero incredibile». Tramonta definitivamente, invece, la «porno tax» voluta da parte della maggioranza. I due emendamenti che la riproponevano in Senato (uno di An e uno della Lega) sono stati infatti bocciati in Commissione nottetempo e «non credo - dice Vegas - che l'argomento sia maturo per l'aula». Possibili, invece, nuovi sgravi per le ristrutturazioni edili, con l'estensione a tutto il 2003 dell'Iva ridotta al 10% prevista invece ora, per mancanza di fondi, solo fino a settembre.

Roberto Giovannini

«Via il decreto taglia-spese»
Buttiglione: e nel 2003 la parità scolastica

MINISTRO Buttiglione, questo governo è riuscito a scontentare sia la scuola pubblica, cui ha sottratto investimenti, che quella non statale cui ha dato solo spiccioli dopo averle tolto una bella fetta di aiuti. «La scuola, l´università e la ricerca sono una priorità assoluta dell´Italia - risponde il ministro delle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione - Esiste un nesso strettissimo e dimostrato tra qualità della scuola e competitività di un Paese, e noi rischiamo di perdere in competitività proprio perché non stiamo dando adeguate risorse al sistema formativo, nel suo complesso, a quello statale prima di tutto, ma anche a quello non statale. Nell´ambito di questa valorizzazione generale del sistema formativo, dobbiamo porci l´obiettivo di restituire alle famiglie la libertà naturale di scegliere la scuola che ritengono migliore per i loro figli. In Italia, oggi, questa libertà può essere esercitata solo da chi dispone dei mezzi economici per pagarsi una scuola differente da quella pubblica».


Le sue idee in proposito sono chiare e note. Che cosa vi impedisce di tradurle in leggi dello Stato?

«Lei sa la storiella che si raccontava nelle scuole tedesche sulla battaglia di Sedan? Chi ha vinto la battaglia di Sedan? - chiedeva il maestro ai bambini - e loro rispondevano che era stato il Kaiser. Invece no, replicava l´insegnante: è stato il maestro della scuola tedesca che ha formato i giovani, che poi sono diventati soldati, che hanno combattuto, eccetera, eccetera»

Che c´entra, ministro?

«C´entra. Perché c´è una parte dell´opposizione, politica e sindacale, che ha ancora questa idea della scuola: una fucina in cui si formano le nazioni, con bambini che appartengono allo Stato, il quale li indirizza secondo un proprio intento. Questa idea è lesiva delle libertà. I bambini crescono all´interno della famiglia e deve essere questa a scegliere per loro il percorso formativo che ritenga migliore».

Professore, questo è un discorso di principio. Venga al dunque: perché non avete fatto nemmeno una proposta di legge sulla parità scolastica, dal momento che era una delle vostre promesse in campagna elettorale?

«Non trascuri l´ottusità di una parte dell´opposizione».

Si ma ce n´è un´altra parte assai ben disposta.

«Il ministro Moratti finora non ha potuto mettere la questione all´ordine del giorno: noi l´aiuteremo a farlo. Al più presto. Lei non l´ha fatto non perché non volesse ma perché mancavano le risorse. Noi l´aiuteremo anche a reclamare queste risorse: per la scuola, per l´università, per la ricerca. E anche per la parità».

Allora la colpa è di Tremonti?

«Non si fa il ministro dell´Economia senza dire un certo numero di no. Ma noi ci batteremo perché questi no non vadano a detrimento del sistema formativo e della ricerca».

Sia concreto: che cosa farà?

«Primum non nocere», diceva la scuola salernitana di medicina. Per prima cosa non bisogna fare danni. Se i soldi non si possono trovare, almeno non devono essere tolti».

Quindi?

«Tagliare il decreto tagliaspese. I soldi che sono stati tolti alla spesa corrente della scuola, vanno ripristinati»

E poi?

«E poi questa finanziaria non può passare senza che siano state recuperate delle risorse per l´università e la ricerca: è il Paese che ne ha bisogno»

Si, ma la parità?

«Ci arrivo, e rispondo così alle osservazioni di Padre Perrone: questo tema va affrontato entro il 2003, prima della prossima finanziaria, e va affrontato nell´ambito della più generale questione delle risorse per l´istruzione nel suo complesso».

Professore, vorrei sottolineare che si è preso degli impegni pubblici: «tagliare il tagliaspese», per ora, e varare la riforma della parità scolastica entro l´anno venturo.

«Cosa pensa, che non sia capace di onorarli?»


IL PRESIDENTE DELLA FIDAE (ISTITUTI CATTOLICI) CRITICA IL GOVERNO, IL MINISTRO UDC RISPONDE

«Una mano dà, l´altra toglie»
Padre Perrone: gli impegni presi erano altri

PADRE Perrone, è contento ora che avete avuto uno sconto fiscale dal governo per le scuole non statali? «Se voleva essere un gesto di buona volontà, apprezziamo - dice padre Antonio Perrone, presidente della Fidae, la federazione delle scuole cattoliche - però, siamo seri, che senso ha dare 30 milioni l´anno di detrazioni fiscali se poi se ne tagliano 200 alle scuole materne ed elementari sempre non statali. Il governo con una mano dà e con l´altra toglie, ma dà cinque e toglie venti».


Insomma questo governo vi sta prendendo in giro?

«Non mi faccia dire questo. Io mi ricordo bene gli impegni presi in campagna elettorale sulla parità scolastica. E mi ricordo anche i molti interventi in questo senso del presidente del Consiglio, l´ultimo dei quali a giugno a Siviglia. Ma per ora gli interventi sono stati solo verbali».

Eppure c´è chi è insorto contro questo «regalo» che vi hanno fatto, per esempio la Cgil scuola.

«Bene! il governo è riuscito così a scontentare la Cgil senza accontentare noi. E comunque siamo ancora noi a fare un regalo allo Stato: il sistema delle scuole non statali dà istruzione a circa un milione di ragazzi spendendo due miliardi di euro, se domani questo milione di studenti volesse repentinamente transitare nelle scuole pubbliche, lo Stato di miliardi ne dovrebbe spendere cinque. Ho qui tutti i conti, so quello che dico».

Comunque, padre, il governo ha introdotto, sia pur timidamente, la possibilità di detrarre le spese scolastiche dall´imponibile. In linea di principio questo dovrebbe farvi piacere, o no?

«Senta, qualche cosa è sempre meglio di niente. Ma è tutto qui. In linea di principio, poi, non ci fa piacere proprio per niente, perché la libertà di scuola significa che io posso decidere di rivolgermi a qualunque sistema di istruzione alle stesse condizioni. Invece alla scuola statale vado gratis o quasi, mentre alla non statale - anche se ci fosse la piena detraibilità della spesa sostenuta - devo prima pagare e poi, se mai, mi verrà restituito qualcosa. E chi ha redditi bassi senza capienza fiscale? Da che cosa detrae le spese? No: il principio della detrazione non va».

La vostra speranza potrebbero essere le Regioni, alcune delle quali prevedono già un buono scuola.

«No. Le regioni, sia al regime attuale che in caso di devolution, avrebbero comunque delle legislazioni diversificate e questo non sarebbe positivo. La nostra speranza è lo Stato, che si faccia carico di questo problema e lo affronti. La coalizione che governa il Paese ha fatto precise promesse in questo senso, mi piacerebbe ribadirlo»

L´appello è chiaro, padre.

«Non ne faccio una questione di centrodestra o centrosinistra. Gli altri, quelli che governavano prima, per esempio, sono stati più concreti, e mi spiego: le scuole materne ed elementari non statali (che sono poi il 50% delle scuole private - ndr) percepiscono degli aiuti fin dal 1928 in quanto assolvono ad una esigenza di copertura del territorio che un tempo lo Stato non poteva assicurare. Bene: nel `97 queste scuole ricevevano 200 miliardi (ovviamente delle lire di allora), nel `98 questa somma fu integrata con altri 110 miliardi, nel `99 con altri 260, nel 2000 con altri 357 ... siamo arrivati insomma a 930 miliardi. D´ora in avanti, invece, e fino al 2005 ci daranno il corrispettivo di 98 miliardi di lire in più. E basta».

La sinistra vi ha ascoltato di più?

«La questione della parità non l´ha risolta nemmeno lei, perché - come sa - ci sono problemi costituzionali da chiarire, ma almeno il problema l´ha capito e la borsa l´ha aperta. Non dico che questa maggioranza non saprà fare altrettanto e anche di meglio, ma intanto i numeri sono i numeri, e i nostri bilanci stanno andando a capofitto».

r. mas.


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Date: 09 Dec, 2002 on 08:09
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