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Scuole francesi sconvolte dalla violenza
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1. Scuole francesi sconvolte dalla violenza
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da Il Corriere della Sera
Domenica, 8 Dicembre 2002

Per i figli il ministro sceglie istituti privati, 81 mila aggressioni in un anno
Scuole francesi sconvolte dalla violenza

di MASSIMO NAVA

PARIGI - Forse una terapia possibile è quella di Régis Debray, quando riscopre l’utilità della cultura religiosa nelle scuole. Non è l’ora di religione, né la rottura del principio francese della laicità, ma la convinzione che la dimensione spirituale, di tutte le religioni, possa favorire tolleranza e civismo fra gli scolari. Lo scrittore marxista, impegnato in un percorso di riflessione interiore, era stato incaricato dal precedente governo della gauche di analizzare origini della violenza nelle scuole e disparità di livello fra istituti pubblici laici e istituti privati, per lo più cattolici e protestanti. Forse la terapia più efficace è invece quella muscolare del ministro delegato all’insegnamento, Xavier Darcos.
Darcos pensa di affidarsi alla tecnologia per avere scuole più sicure: videocamere, registri elettronici delle presenze, porte di sicurezza e cancellate, documenti magnetici d’accesso, classi differenziate per i violenti, espulsione degli irrecuperabili. «La scuola deve tornare a essere un santuario», ha detto, non nel senso della spiritualità proposta da Debray ma del bunker, con misure che richiamano piani anticrimine dei ministri di Giustizia e Interni, i quali, fra l’altro, hanno previsto il carcere anche per i minori. Più ecumenico il premier Raffarin: «No al bunker, sì alla legalità repubblicana».
Fra Dio e tecnologia, Luc Ferry, filosofo laico e ministro dell’Educazione nazionale, ha preferito iscrivere i suoi tre figli in una scuola privata e cattolica, attirandosi polemiche e qualche critica anche in seno al governo. Una decisione che è apparsa come una resa di fronte alla gravità di un’infezione che, in dieci anni, ha vanificato i piani di cinque ministri, le energie profuse da schiere di esperti e l’illusione che il sistema scolastico possa stare al riparo da fenomeni di criminalità che attraversano la società francese.
La scuola è violenta perché la criminalità è soprattutto giovanile. E il problema, già gravissimo nelle periferie di vecchia e nuova immigrazione, ha travolto steccati sociali e invaso il sistema educativo. In un anno, sono stati registrati 81 mila incidenti gravi: aggressioni esterne, risse, pestaggi, sparatorie, violenze sessuali e fenomeni di racket organizzato da bande di quartiere.
«La scuola è diventata terreno per il regolamento di conti fra bande rivali», ha detto il ministro Darcos dopo gli ultimi episodi di violenza. In un liceo di Fresnes (Val-de-Marne), due individui mascherati penetrano in una classe durante la lezione e sparano proiettili di gomma, ferendo un allievo a un occhio. Ad Asnières (cintura parigina), quattro adolescenti lanciano un ordigno in una classe per «commemorare» l’11 settembre: 14 compagni finiscono all’ospedale. A Evry, nell’Essone, un corso di ginnastica è preso in ostaggio da una banda del quartiere decisa a far rispettare «il proprio dominio territoriale». In ottobre, al liceo Bergson di Parigi, una ragazza è stata aggredita nei bagni e ustionata con acido. Un cellulare, un videogioco, una merenda sono la scintilla, il trofeo. La domanda di sicurezza che sale nel Paese e il consenso alla linea dura del governo condizionano l’atteggiamento degli studenti, i primi a invocare misure di controllo. Il clima di paura annacqua atteggiamenti di ribellione e anticonformismo: la nuova generazione chiede ordine e autorità.
Su 467 istituti della regione di Parigi, 220 hanno chiesto l’installazione di sistemi di sicurezza. Il consiglio regionale ha stanziato 7,6 milioni di euro per cancellate e videocamere. Centinaia di allievi dell’istituto «Jean-Perrin» hanno manifestato davanti alla direzione per chiedere l’aumento degli addetti alla sorveglianza. Studenti, direzione scolastica e genitori di Evry, nell’Essone, hanno promosso uno scambio di esperienze fra personale scolastico e poliziotti.
Dal «proibito proibire» della generazione ’68 siamo al «per favore, proibite», lo slogan nella testa di molti genitori. La sicurezza, oltre che un’esigenza, sta diventando un’industria in espansione, alimentata da minacce quotidiane e psicosi terroristica.
La domanda di sistemi di sorveglianza nelle scuole riproduce un modello di casa, quartiere e strada sicuri che si sta affermando in molte zone della Francia. Molti municipi si sono dotati di videocamere. Alcuni hanno istituito il coprifuoco notturno per i minori. Aumenta il giro d’affari di gruppi immobiliari specializzati nel fornire, chiavi in mano, residences «sécurisées ».
Il personale della scuola e le associazioni dei genitori hanno promosso per oggi una protesta nazionale. Al centro delle rivendicazioni salari, precarietà, riforme dei programmi e sicurezza. I sindacati contestano al governo di aver deciso, per ragioni di bilancio, il taglio di diverse migliaia di posti di assistente sociale e addetto alla sorveglianza degli istituti. Cifre contestate dal governo. Ma, in ogni caso, un controsenso, nel momento in cui la sorveglianza delle scuole è considerata una priorità.
Fra l’occhio di Dio e l’occhio del sorvegliante precario, la scuola francese, laica e moderna, sceglie la videocamera.


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Date: 08 Dec, 2002 on 10:39
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