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Ciampi: un «federalismo solidale» che non intacchi l´unità nazionale
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1. Ciampi: un «federalismo solidale» che non intacchi l´unità nazionale
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da La Stampa
Martedì, 3 Dicembre 2002

«DELLA SCUOLA, E DI MOLTI ALTRI PROBLEMI, SI PUO´ FARE CARICO SOLO LO STATO CENTRALE»

Ciampi: un «federalismo solidale» che non intacchi l´unità nazionale

inviato a SIENA

Il regionalismo italiano dev'essere «solidale», e non deve pregiudicare «l'unità della nazione». Nella settimana decisiva per la devoluzione, Carlo Azeglio Ciampi espone la sua visione della riforma federalista. Con le parole e i concetti di sempre, che in questa fase suonano ancora più significativi. Anche perché il presidente della Repubblica lancia due richiami espliciti: sulla scuola pubblica e sul buongoverno. Ci sono alcuni compiti che devono restare allo Stato, al governo centrale, in quanto «in una società ben governata risorse pubbliche e risorse private debbono affiancarsi»; «occorre che lo Stato faccia la sua parte» dice Ciampi, con particolare riferimento alla scuola e all'università (oggi sarà in quella di Siena al fianco del ministro Letizia Moratti). Ciampi è convinto che la scuola pubblica possa dare quella cornice di valori che tenga insieme la nazione, la memoria condivisa, la cultura comune; questo è sempre più importante in un'epoca di forte immigrazione, e difficilmente sarebbe garantito da venti scuole regionali. E i governanti devono badare all'interesse generale, consapevoli che ogni carica è temporanea, e in una democrazia dell'alternanza occorre «guardare lontano, sapere lavorare anche per chi verrà dopo». Ciampi parla dal Palazzo pubblico di Siena, accanto alla sala con l'Allegoria del Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti, accolto da fiaccole e bandiere del Palio. Non è una giornata rituale, e il presidente toscano lo dice subito: questa è la sessantesima visita in un capoluogo italiano, un'altra boa del settennato. E nel lungo viaggio in Italia, dice il presidente, «trovo ovunque una forte coscienza, forse più forte, in questa Italia del federalismo solidale, di quanto sia mai stata in passato, dell'unità della nazione, fondata su una comunione di valori, di principi, di ambizioni». Parla di buongoverno, il capo dello Stato, citando Luigi Einaudi, ma con la mente rivolta anche all'attualità politica: «Ho sempre pensato che chi ha responsabilità di pubblici uffici deve saper guardare lontano, deve saper lavorare anche per chi verrà dopo, nelle stesse cariche che oggi gli sono affidate. E non importa se il successore potrà essere di un'altra parte politica. La democrazia è l'arte di governare per il bene comune, in una giusta dialettica, protratta nel tempo, tra diverse parti e scuole di pensiero». E' il metodo che Ciampi ha applicato quand'era al governo del paese, della moneta, dell'economia, e che ora indica ai suoi successori. Con un forte accento sull'unità nazionale, valore che la devolution (cui Ciampi preferisce la parola devoluzione) non deve intaccare, accanto alla solidarietà tra regioni forti e deboli. Negli ultimi discorsi pubblici il presidente è tornato più volte sul tema del «divario intollerabile» tra il Nord e il Sud del paese. Ieri ha fatto riferimento al ruolo dello Stato. Non per esprimere contrarietà al federalismo, perché anzi «le nostre esperienze, fondate su un'antica tradizione comunale e regionale, danno un importante contributo allo sviluppo di una nuova, comune cul
tura di governo». Ma non si può pensare di lasciare ogni potere alle regioni, o ai privati. Già al Vittoriano, all'apertura dell'anno scolastico, Ciampi aveva fatto l'apologia della scuola pubblica. Ieri ha ricordato l'importanza del ruolo dello Stato per «l'ammodernamento delle strutture scolastiche e il potenziamento degli istituti universitari e dei centri di ricerca, da cui dipende la formazione civile e spirituale delle nuove generazioni, e quindi il nostro futuro, il futuro dei nostri figli». Il regionalismo solidale e unitario va poi agganciato a un quadro europeo: «L'Italia, in quanto uno dei sei paesi fondatori di quella comunità di nazioni che è oggi diventata l'Unione europea, ha e vuole avere particolari responsabilità per aprire la strada ai paesi prossimi all'adesione, e per preparare nel nostro e nel loro interesse istituzioni capaci di assicurare il buongoverno di una comunità di paesi divenuta un multiplo del nucleo iniziale». L'Italia ha una missione europea, che Ciampi inserisce nel contesto del governo della globalizzazione. Il modello europeo della globalizzazione democratica caro a Prodi, di cui l'allargamento a Est è segno, è pienamente condiviso dal Quirinale. Esiste «il pericolo della stagnazione e della decadenza economica». La risposta è «generare un nuovo "sviluppo sostenibile"»; non la rincorsa ai consumi e ai miti degli Anni Novanta, ma un nuovo modello basato su formazione, ricerca, istruzione pubblica, uguaglianza di chances. Le riforme costituzionali prossime venture non ne potranno prescindere.

Aldo Cazzullo


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Date: 04 Dec, 2002 on 14:00
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