In Fiera a Roma le aziende in cerca di visibilità. Sono 160 i titoli che escono tutti i giorni in Italia

Piccoli editori crescono: 40 in più ogni mese

Periodo di grande vivacità sul fronte delle fiere e dei festival del libro. Anche la rassegna sulla piccola e media editoria, che si apre oggi al Palazzo dei Congressi Eur (29 novembre -2 dicembre) - organizzata dall'Associazione italiana editori, in collaborazione con il Comune di Roma e con l'apporto di vari ministeri e istituzioni - promette bene, per partecipazione e interesse. Parlare di piccola e media editoria vuol dire aprirsi su un paesaggio molto composito, che praticamente ingloba la quasi totalità delle case editrici italiane (4.720), se si escludono quei 100-150 editori che fanno il 90% del mercato in tutti i canali. Naturalmente, Roma non ha solo il vantaggio di avere molte piccole e qualificate case editrici già sul posto, ma soprattutto di essere Roma: quindi di suscitare stimoli e creare opportunità come difficilmente altrove si riuscirebbero a trovare. Non è quindi perché Roma abbia più case editrici che Milano (che ne conta ben 764 tra città e provincia, oltre a essere l'area commerciale più importante del Paese), ma perché la capitale offre una serie di «passaggi» (culturali, politici, istituzionali) che già costituiscono di per sé un jolly in più per fare di una manifestazione un evento editorialmente e culturalmente significativo.
Che cosa può offrire a un piccolo editore un grande palcoscenico come Roma? Visibilità e comunicazione. Che è un problema strategico per chiunque, ma soprattutto per chi è piccolo e fa fatica, non solo a trovare spazio in libreria, ma addirittura a far sapere che esiste come editore. Non a caso, infatti, ogni tanto si viene casualmente a sapere che una casa editrice è morta senza che nessuno abbia mai saputo che era nata. L'editore c'era, magari pubblicava anche bei libri, ma non era riuscito a farsi adeguatamente conoscere.
Il primo compito di un piccolo editore è quindi quello di comunicare se stesso in quanto editore: la sua capacità di trasmettere all’esterno l'idea di un ruolo, la specificità di un lavoro, la qualità (anche grafica) di uno stile editoriale: in una parola, i contenuti e i segni che formano l'identità del suo essere editore. Da questo punto di vista, un appuntamento come questo della piccola e media editoria è sicuramente un'occasione preziosa, che ciascuno deve saper mettere adeguatamente a frutto.
Quando si parla della promozione del libro e della lettura - tema sul quale il ministero per i Beni e le attività culturali ha programmato per lunedì un apposito convegno - non si può prescindere da questo aspetto fondamentale della comunicazione. Già è difficile farsi vedere, in un Paese che conta 40 nuove case editrici al mese, naturalmente piccole (come solitamente si è quando si nasce), ma che devono pur sempre produrre una quantità di titoli sufficienti a trovare un minimo di spazio tra i circa 160 libri che ogni giorno escono in Italia.
Naturalmente, alla Fiera di Roma si affronteranno anche le problematiche specifiche, in un mercato dominato sì dai grandi, ma dove certo si stanno affacciando opportunità interessanti anche per i piccoli, per le trasformazioni della domanda e per le innovazioni tecnologiche che offrono loro possibilità e modalità d'intervento nuove.
Insomma, se alcune finestre si sono chiuse, altre si stanno di nuovo aprendo. Sembravano scomparsi, i piccoli. Invece sopravvivono. E chissà che il futuro non sia un po' anche loro.

Giuliano Vigini