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LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 9, NOVEMBRE 2002
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1. LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 9, NOVEMBRE 2002
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LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 9, NOVEMBRE 2002

Notizie e commenti sul mondo della scuola
Indice
1. Una finanziaria fatta di tagli
2. Dal fronte della legge delega
3. Quando i numeri (della sperimentazione) raccontano
4. Valutazione del servizio scolastico: il progetto pilota 2
5. Ecosistema Scuola
6. Scuole sottodimensionate e piccoli comuni

1. Una finanziaria fatta di tagli
La Camera ha approvato lo scorso 7 novembre l’articolo sulla scuola: misure di razionalizzazione in materia di organizzazione scolastica. Ora è il n. 25 (consultabile sul sito http//:www.legambiente.com/canale6/scuola tra le news). Vengono confermate tutte le misure restrittive introdotte nella prima stesura (vedi Legambiente Scuola News n. 8). L’obbligatorietà alle 18 ore di insegnamento, “rispondente ad una esigenza di equità” come illustrato ai membri della Commissione Istruzione della Camera dalla Ministra Moratti il 23 ottobre scorso durante l’audizione, farà sparire tutte quelle “ore a disposizione” che vengono destinate ad attività di sostegno o recupero, ad attività alternative all’insegnamento della religione cattolica, all’assistenza a mensa, all’accoglienza ed, eventualmente, alla sostituzione dei docenti assenti (ricordiamo che la scorsa finanziaria ha portato a 16 giorni il periodo di assenza necessario per poter chiamare un supplente). Conseguentemente, per completare le cattedre dei docenti che hanno orario inferiore alle 18 ore settimanali saranno utilizzati gli spezzoni che sono ora adoperati per assemblare le cattedre-orario esterne cioè articolate su più scuole. La riorganizzazione delle cattedre, stando ai calcoli effettuati da tecnici del MIUR, comporterà la sparizione dell’equivalente di 27.000 cattedre. A queste vanno aggiunte quelle che non compariranno nella dotazione organica per l’anno scolastico 2003/04 come effetto della volontà di ridurre le spese per la scuola, nel triennio, del 15% previsto nella finanziaria 2002. Lo scorso anno furono 8500, quest’anno saranno 35.000.
Confermato poi il pesante taglio dei collaboratori scolastici (circa 13.500 nel triennio: sul sito http//:www.legambiente.com/canale6/scuola si possono ancora consultare i tagli previsti suddivisi per provincia), mentre si assegnano “per legge” ai collaboratori scolastici nuovi compiti quali quelli attinenti alle mense scolastiche, all’accoglienza e sorveglianza degli alunni, aree di intervento importanti ma pertinenti a contrattazione sindacale.
Ma è la riformulazione del paragrafo 6 riguardante l’integrazione degli alunni portatori di handicap a destare preoccupazione. Si specifica che “i destinatari delle attività di sostegno… (sono) gli alunni che presentano una minorazione fisica, psichica o sensoriale…”. Una precisazione importante se legata a quanto dichiarato dalla Sottosegretario Valentina Aprea alla Commissione Bicamerale Infanzia nella seduta del 22 ottobre: “Dall’analisi dei dati MIUR, che evidenziano un aumento continuo delle certificazioni per handicap negli ultimi 6 anni, passati dall’1,5% all’1,8% della popolazione scolastica… è emersa una “deriva del concetto di persona handicappata, da una precisa concezione di situazioni psico-fisiche o di invalidità sensoriali, verso un generico disagio sociale ovvero socio-educativo”. Per questo a certificare “l’alunno come persona handicappata provvedono le Aziende Unità Sanitarie Locali sulla base di accertamenti collegiali, con modalità e criteri definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri “…da emanare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente legge”. Come dire, punto e a capo anche per l’handicap!
E per effetto dei tagli previsti in finanziaria, che dovrebbero colpire 5.000 insegnanti collocati fuori ruolo per motivi di salute, si è attivato un gruppo di insegnanti coinvolti dalle misure governative, a cui ci si può rivolgere per mettersi in rete ed avere informazioni: fuoriruolo@libero.it

2. Dal fronte della legge delega
124 sì, 90 no, 3 astenuti: questo il voto finale con cui il Senato ha licenziato la legge delega 1306. Tutti gli emendamenti presentati dall’opposizione sono stati respinti, poche e non significative le modifiche apportate al testo licenziato dalla Commissione Cultura. Confermata l’ingegneria della riforma che prevede una scuola dell’infanzia triennale, una scuola primaria di 5 anni, una scuola secondaria di primo grado di 3 anni al termine della quale bisognerà scegliere se continuare nel canale dei licei (di 5 anni) divisi in otto indirizzi (artistico, classico, economico, linguistico, musicale e coreutica, scientifico, tecnologico, delle scienze umane) o in quello dell’istruzione e formazione professionale (di 4 anni). A tutti è assicurato il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o, almeno, fino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età. A partire dai 15 anni si potrà continuare alternando periodi di frequenza a scuola a periodi di stage lavorativi. Ma l’obbligo scolastico scende da 9 a 8 anni. Inglese ed informatica sin dalla prima elementare, una seconda lingua comunitaria dalla scuola media. Confermate le iscrizioni anticipate al primo anno di scuola materna e di scuola primaria per i bambini che compiono gli anni entro il 30 aprile dell’anno di riferimento. Per insegnare è necessaria una laurea specialistica con prevalente carattere disciplinare: la competenza disciplinare prevale sugli aspetti più professionali (didattica, pedagogia…) a conferma che l’insegnamento viene inteso di tipo trasmissivo e contenutistico. Insomma una pessima scatola, per altro vuota, visto che il ministro Tremonti continua a ripetere che non ci sono i soldi per fare nulla e le misure fino ad oggi avviate dalla Moratti sono solo quelle a costo zero.
Il disegno di legge passa ora con procedura d’urgenza, chiesta dalla maggioranza, alla Camera dove la Commissione Cultura ne comincerà la discussione il 26 novembre.

3. Quando i numeri (della sperimentazione) raccontano
“Roma, 30 settembre 2002. Parte la sperimentazione in 250 scuole. Ecco la mappa regione per regione”. Inizia così il comunicato stampa del Ministero che annuncia la partenza della sperimentazione. Da quel giorno abbiamo cercato a lungo questo elenco, sia “frequentando” il sito del MIUR (dove non lo abbiamo trovato) che delle Direzioni Scolastiche Regionali (solo pochissime regioni hanno pubblicato il loro elenco). Con fatica l’abbiamo ricostruito regione per regione (l’intero elenco è consultabile sul sito http//:www.legambiente.com/canale6/scuola tra le news).
Abbiamo trovato 245 scuole. Evidentemente, rispetto al primo elenco a cui faceva riferimento la Ministra nel comunicato stampa, qualche scuola non ha ratificato l’adesione. E’ il caso ad esempio della Toscana che al 30 settembre aveva in elenco 18 scuole che diventano 16 nel decreto del Direttore Scolastico Regionale del 15 ottobre. Abbiamo contato 175 scuole statali (su 5991, quindi hanno aderito alla sperimentazione il 3,13% delle scuole elementari statali) e 70 scuole paritarie (pari al 9,06% delle 772 scuole paritarie italiane). La sproporzione nella composizione del gruppo di ricerca è evidente se si considera che le scuole elementari paritarie rappresentano in Italia l’11,41% del totale, nel campione che aderisce alla sperimentazione rappresentano il 28,57%.
E si capisce anche perché la Ministra sia corsa ai ripari modificando la prima ipotesi numerica che prevedeva 200 scuole statali a cui aggiungere 2 scuole paritarie per regione, in tutto quindi 236 (vedi Legambiente Scuola News n. 7). Durante l’estate i numeri riferiti alle scuole “in coda” per la sperimentazione sono via via lievitati: 500… 800… 1.000 e poi… si sono sgonfiati alla “verifica di voto dei collegi docenti” . Non sono bastate le pressioni di qualche Direttore Scolastico regionale e di qualche Dirigente Scolastico. Un segno che la democrazia risiede ancora nei collegi docenti. Ma l’elenco ci fa vedere anche altro. Molte le province mancanti (Cuneo, Livorno, Imperia…) e moltissime altre presidiate solo dalle scuole paritarie (Venezia, Vercelli, Cagliari, Bologna…). Regioni come il Friuli, il Veneto, l’Emilia suddividono equamente la composizione tra scuole statali e paritarie fino ad arrivare alla Liguria che, su 10 scuole aderenti, ben 6 sono paritarie.

4. Valutazione del servizio scolastico: il Progetto Pilota 2
È stato ufficialmente ‘lanciato’ il “Progetto Pilota 2 per la valutazione del servizio scolastico”. Le caratteristiche di questo secondo progetto sono:
• partecipazione aperta a tutte le scuole che lo desiderino;
• coinvolgimento, nelle scuole partecipanti, di tutte le classi di IV elementare, I media, III superiore;
• somministrazione (per via informatica) alle scuole partecipanti di un questionario riguardante le caratteristiche organizzative e funzionali delle scuole medesime;
• somministrazione agli alunni delle suddette classi di prove di apprendimento nelle discipline italiano, matematica e scienze.
Il progetto è stato presentato ai Direttori Generali Regionali in una riunione che si è tenuta a Viale Trastevere il 31 ottobre. Come nel caso del Progetto Pilota 1, gli obiettivi sono generici e, in qualche modo, ambigui.
Generici e ambigui per molti motivi.
Si fa riferimento (per il secondo anno consecutivo) alla necessità di “testare la macchina” organizzativa, senza dire qual è la prospettiva futura rispetto alla quale questa verifica viene effettuata: rilevazioni di sistema o valutazione delle singole scuole?
Non è chiaro il meccanismo di elaborazione delle prove che verranno somministrate agli studenti. Si sa che la loro stesura è stata affidata, diversamente dallo scorso anno, non all’INValSI, ma a soggetti ad esso esterni. Niente è stato detto su una loro preventiva validazione attraverso una somministrazione di prova, che visti i tempi strettissimi è praticamente impossibile (la somministrazione delle prove è prevista per la seconda metà di febbraio). Che valore possono avere i risultati di una somministrazione realizzata con strumenti di rilevazione non validati?
La data fissata per la somministrazione si colloca a metà dell’anno scolastico. Quali conoscenze e quali competenze si intendono rilevare? Il riferimento è l’età degli studenti (come nel caso della indagine internazionale PISA, promossa dall’OCSE) o il curricolo? In questo secondo caso, quello della classe in corso o quello dell’anno precedente?
Si è detto che anche quest’anno l’adesione delle scuole è volontaria, ma nello stesso tempo i direttori regionali sono stati invitati a ‘fare pressione’ sulle scuole perché aderiscano, in nome della necessità politica di ottenere adesioni ampiamente superiori a quelle dello scorso anno (furono 2832).
Non è chiaro se l’adesione ‘volontaria’ può essere stabilita dal solo dirigente scolastico o se è necessaria una delibera del collegio dei docenti. Il precedente delle adesioni alla ‘sperimentazione’ della riforma non è dei più incoraggianti in questo senso.
Oltre alle scuole che aderiranno volontariamente al progetto, è stato selezionato un campione di scuole, statisticamente significativo, con l’intento di poter avere risultati attendibili e rappresentativi della popolazione scolastica generale (delle classi indagate). Queste scuole dovranno aderire volontariamente o per esse l’adesione sarà ‘obbligatoria’?
Anche quest’anno le prove per gli studenti non saranno accompagnate da un questionario relativo alle variabili di sfondo di tipo socio-culturale (titolo di studio dei genitori, numero di libri posseduti, familiarità con la lingua italiana….). In mancanza di informazioni su queste variabili – che in tutte le rilevazioni nazionali e internazionali finora effettuate si sono dimostrate direttamente correlate ai livelli di apprendimento degli studenti - come verranno interpretate le differenze di risultato tra gli studenti e quelle tra una scuola e l’altra? A rendimento ‘migliore’ corrisponde una scuola ‘migliore’? È evidente la pericolosità di una interpretazione di questo genere.
Insomma, anche questo secondo progetto pilota appare debole e ambiguo quanto il precedente. Il che è doppiamente colpevole. La scuola italiana ha bisogno di valutazione, c’è un bisogno forte di diffondere tra gli insegnanti una ‘cultura della valutazione’. Il rischio è che questo tipo di iniziative, scientificamente e metodologicamente approssimative, suscitino reazioni negative e veicolino una idea della valutazione assolutamente non condivisibile.

5. Ecosistema scuola
Il terremoto del Molise ha riportato in primo piano gli edifici scolastici e la loro manutenzione. E’ così divenuto di pubblico dominio che il governo non aveva preventivato alcun fondo per l’edilizia scolastica in finanziaria. Il dramma ha portato a stanziare 10 milioni di euro. Una goccia nel mare.
Già da due anni Legambiente, con l’indagine Ecosistema Scuola, ha richiamato l’attenzione sullo stato di salute degli edifici scolastici (ed è in corso di svolgimento la terza indagine). Il monitoraggio viene costruito interpellando le amministrazioni comunali dei 103 capoluoghi di provincia monitorando, nella scorsa edizione, più di 6.000 edifici scolastici. I dati ottenuti riguardano lo stato delle strutture scolastiche, la qualità dei servizi, le situazioni a rischio. Emerge che il 26,07 degli edifici necessita di manutenzione straordinaria, che il 26,49% si trova in area a rischio sismico e il 2,30% in area a rischio idrogeologico, il 3,14% è a meno di 200 metri da elettrodotti. Ma il dato che più preoccupa è relativo all’amianto. Nel 14,9% dei casi sono presenti fonti di questo materiale fuori e dentro le scuole (il dossier completo è disponibile sul sito http//:www.legambiente.com/canale6/scuola ). La sicurezza e la salubrità degli edifici scolastici sono punti su cui il governo dovrebbe porre attenzione e stanziare consistenti finanziamenti non solo in caso di eventi straordinari.

6. Scuole sottodimensionate e piccoli comuni
“Roma, 16 settembre 2002
Gent.le Dirigente,
abbiamo appreso che il Ministero dell’Istruzione ha stilato una lista, presentata in luglio ai sindacati, di 2000 Istituzioni scolastiche che risultano sottodimensionate perché il rapporto che presentano tra studenti e docenti è inferiore a 9,5.Temiamo che questa lista sia premonitrice di chiusure di sedi e di drastiche riorganizzazioni…”
Inizia così la lettera che abbiamo inviato ai Dirigenti Scolastici di quelle scuole in elenco e collocate nei piccoli comuni, allarmati dalla possibile iniziativa del Ministero, convinti come siamo che i piccoli comuni rappresentino una grande ricchezza e le scuole in essi collocate costituiscano un presidio culturale insostituibile. Molte le risposte pervenute che stiamo esaminando.
Ora ci preme segnalare la nota Prot. n. Uff.V/3244 del 30 ottobre “Operazioni sulle istituzioni scolastiche statali”. In essa si ribadisce l’opportunità di non procedere nell’immediato ad “attività incidenti sulle operazioni di dimensionamento già effettuate”. In poche parole, viene sospeso l’accorpamento degli istituti, a meno che non ci sia la richiesta formulata d’intesa tra l’Ente Locale (Comune e Provincia) e le istituzioni scolastiche coinvolte. Ma se questo pericolo è per ora accantonato, all’orizzonte se ne profila un altro: la possibile chiusura dei piccoli plessi con meno di 50 alunni, piccoli plessi in zone montane o in zone di pianura non densamente popolate. Gli alunni possono essere riassorbiti in istituti più grandi. Le Direzioni Scolastiche Regionali si stanno mettendo in moto e i Direttori, come tutti i manager di rispetto, avranno il premio di produttività proporzionale all’efficacia del loro intervento: l’indicatore è il risparmio negli organici. Conseguenza sarà l’aumento di mobilità degli alunni da comune a comune. Facile vedere, per chi lo voglia, gli effetti sul piano territoriale e sociale. Un servizio essenziale come la scuola sparirà, il tessuto di vita degli alunni si modificherà con spostamenti, inserimenti in nuovi contesti, ma anche aumenterà la tendenza ad inurbarsi per evitare il pendolarismo ai ragazzi, con il conseguente spopolamento di tanti piccoli comuni.
E’ per questo che stiamo cercando di costruire, regione per regione, la mappa dei plessi a rischio chiusura, raccogliendo informazioni che possano essere utili ad avviare concrete iniziative sia a livello regionale che nazionale. Una collaborazione di chi legge ad amplificare questa denuncia sarebbe preziosa.


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Mail: redazione@edscuola.com
Date: 25 Nov, 2002 on 08:58
LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 9, NOVEMBRE 2002
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