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Parità scolastica, «rivoluzione» dalla parte dei ragazzi
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1. Parità scolastica, «rivoluzione» dalla parte dei ragazzi
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da Il Corriere della Sera
Domenica, 24 Novembre 2002

PROGETTO BIPARTISAN
Parità scolastica, «rivoluzione» dalla parte dei ragazzi

Un gruppo di lavoro «bipartisan» per tentare una riforma complessiva del sistema scolastico che regga al mutare delle maggioranze politiche. È l’obiettivo di alcuni «tecnici» del mondo della scuola vicini sia all’Ulivo sia all’attuale maggioranza. Lo scorso 22 ottobre, con un articolo sul Corriere , hanno reso pubblica l’iniziativa. Oggi il secondo contributo «bipartisan», sulla parità scolastica . ---------


La presentazione sulle colonne del Corriere dell'iniziativa del nostro «gruppo del buon senso» ha raccolto numerosi consensi, anche autorevoli. Questo ci conferma nella bontà dell'intuizione che ci ha mosso: il problema della scuola non è un problema del Polo o dell'Ulivo, ma degli italiani. Ed è una questione di architettura del sistema: è la struttura dirigistica, pensata 80 anni fa in tutt'altro contesto politico e culturale, a dover essere ridefinita.
Una riforma di sistema può essere sintetizzata in due parole: autonomia e parità. L'autonomia è la grande opera iniziata dal passato ministero. In applicazione della cosiddetta «legge Bassanini», il ministro Berlinguer ha riconosciuto a ciascun istituto soggettività giuridica e ai dirigenti scolastici responsabilità proprie. È una piccola rivoluzione copernicana: dirigenti e insegnanti, da sempre considerati esecutori di direttive centrali, diventano ora soggetti responsabili, possibili protagonisti di un progetto didattico flessibile e personalizzato. Grazie all'autonomia abbiamo assistito negli ultimi anni a tentativi sempre più numerosi di mettere il servizio scolastico al passo con i mutamenti sociali e culturali sempre più accelerati del nostro tempo.
Si tratta tuttavia di un processo ancora iniziale. L'eredità culturale e normativa di un lungo passato centralista non si cancella con un colpo di spugna. Occorre lavorare perché ciascun istituto sia sempre più in grado di assumere una propria fisionomia, in sintonia con le richieste e i bisogni del tessuto sociale, culturale, produttivo del suo territorio. E a questo proposito due ci sembrano le condizioni fondamentali: la piena autonomia finanziaria e la gestione del personale. Si potrebbe ipotizzare di arrivare a definire, sulla base di determinati parametri (numero di alunni, di classi, collocazione geografica eccetera), il fabbisogno economico di ciascuna scuola, affidando poi al dirigente e al consiglio di istituto il compito di amministrarlo nella maniera più adeguata alle proprie esigenze. In questo quadro di forte autonomia e responsabilità potrebbe essere affidata alle singole scuole anche la «chiamata» degli insegnanti, in connessione con un nuovo stato giuridico (ovviamente nazionale) e con i dati forniti dall'Istituto Nazionale per la Valutazione. Non sarà vera autonomia fino a che non si arriverà a smobilitare l'attuale farraginoso, inefficiente, costosissimo sistema di gestione del personale.
La parità degli istituti non statali che offrano un servizio pubblico, a questo punto, non è che l'altra faccia della stessa medaglia. Riconoscere, anche in termini finanziari, il ruolo pubblico della scuola non statale (come ha fatto solo in parte la legge sulla parità approvata nel 2000), permetterebbe ai cittadini di trovarsi di fronte a un'offerta realmente pluralistica, rispetto alla quale sarebbero in condizione di poter esercitare una effettiva libertà di scelta, sia rispetto alle proprie convinzioni culturali, sia rispetto agli standard di qualità proposti. La buona scuola privata, che accetti verifiche di qualità, merita di essere considerata parte di un unico e flessibile sistema, e di uscire dall'equivoca contiguità con istituti che lucrano sui fallimenti e le disfunzioni della scuola statale senza rendere un reale servizio ai cittadini.
Anche qui si tratterebbe di una rivoluzione copernicana, stavolta nella concezione del cittadino: non più fruitore passivo di un servizio, le cui modalità sono decise da altri, ma soggetto attivo, capace di influenzare con le sue scelte le direzioni di sviluppo del sistema. «Se questi genitori fossero liberi di scegliere la persona che educherà il proprio figlio come sono liberi di scegliersi il medico, il sarto... verrebbero da me? - si chiedeva Mario Lodi ne Il Paese sbagliato -. In una scuola che avesse come fine la formazione integrale e senza traumi del fanciullo, la scelta del maestro, o meglio, dell'indirizzo pedagogico, dovrebbe essere il primo argomento da discutere tra genitori e insegnanti all'atto dell'iscrizione. Invece non se ne parla nemmeno, come se la scuola fosse la proprietaria dei bambini».

Direzione Ds

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Date: 24 Nov, 2002 on 11:09
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