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Riforma della scuola primo «sì» al Senato
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1. Riforma della scuola primo «sì» al Senato
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da La Stampa
Giovedì, 14 Novembre 2002

MORATTI: LO STUDENTE ADESSO E´ AL CENTRO DELLA POLITICA EDUCATIVA
Riforma della scuola primo «sì» al Senato

ROMA - «Questo è uno dei provvedimenti più importanti e qualificanti che siano stati votati dall´aula, e la discussione è stata all´altezza del caso». E´ da poco passato mezzogiorno quando il presidente del Senato Marcello Pera, annuncia che l´assemblea da lui presieduta ha approvato la legge di riforma della scuola: sette articoli attraverso i quali si delega il governo a cambiare gli ordinamenti scolastici per vie amministrative. Il testo votato è all´incirca quello presentato dalla Moratti: tra commissione e aula le modifiche sono state meno di dieci e quasi mai sostanziali. «Voglio ringraziare la maggioranza - ha detto Letizia Moratti, raggiante nel giorno in cui raccoglie la prima grande vittoria della legislatura - per aver sostenuto una legge di svolta, che ha come finalità quella di porre lo studente al centro della politica educativa. È una legge che pone al centro del sistema dell'istruzione anche le famiglie. Il governo è impegnato a ricercare con tutte le forze politiche le migliori soluzioni per il soddisfacimento delle esigenze dei giovani». Già. «Con tutte le forze politiche». «In realtà - racconta il senatore della Margherita Gianpaolo D´Andrea, docente universitario e persona molto sensibile alle tematiche educative - il provvedimento è stato blindato. Noi avevamo proposto fin dall´inizio una via di mediazione, un accordo almeno su alcuni punti, ma non c´è stato nulla da fare e, per quel che ne so non mi pare che alla Camera ci siano i presupposti per un diverso atteggiamento». L´Ulivo aveva presentato mille emendamenti: troppi, indubbiamente, ma non ne ha visto passare neppure uno. Che cosa contestano le opposizioni? Intanto il fatto che non ci sono soldi per la scuola e quindi neppure per la riforma, poi che la divisione tra istruzione e formazione ripropone una separazione «di classe sociale» assai retrodatabile, quindi che la quota di programmi delegati alle Regioni determinerà un campanilismo territoriale caro solo alla Lega. Secondo Giuliano Amato, che ha parlato per esprimere il voto contrario dell´Ulivo, «è dimostrato che più precoce è la separazione tra percorso scolastico e formazione professionale, più è facile che la scelta del canale della formazione sia dettata solo dalla condizione sociale o dal fastidio degli insegnanti che dicono ai genitori "suo figlio non è adatto, lo metta la"». Insomma, la formazione servirebbe solo ad accogliere i "drop out", che sarebbero quindi allontanati dalla scuola». «Così si torna ai tempi in cui pochi ricchi privilegiati andavano al liceo, mentre il resto si formava alla meglio a e andava a lavorare. Questa destra non investe sul futuro dei giovani», lamenta il capogruppo dei ds Gavino Angius, a cui ha prontamente replicato il senatore di Fi Franco Asciutti: «Le parole di Angius ancora una volta cercano di stravolgere la realtà, solo per coprire i fallimenti dei passati governi ulivisti». «La scuola pubblica esce nettamente mortificata, sconcertata, indebolita da questa legge» è la critica di Fiorello Cortiana (verdi). Tutt´altro, sostiene il leader degli studenti di Forza Italia, Simone Paini: «L'approvazione della riforma da parte del Senato è il primo passo verso la rivoluzione copernicana del sistema scolastico italiano». «Gli articoli approvati cancellano la scuola della solidarietà - è l´opinione del segretario della cgil scuola, Enrico Panini - quella che investe su tutti i ragazzi e tutte le ragazze, considerandoli persone alle quali garantire il diritto a costruirsi il proprio futuro, per tornare ad un passato nel quale studiare era un privilegio riservato a pochi». In totale dissenso il responsabile scuola di An Giuseppe Valditara: «È la riforma delle opportunità per i nostri giovani. Una riforma che valorizza la persona e i suoi talenti, offrendo a tutti una prospettiva lavorativa e di realizzazione e di successo personale, e che affronta i problemi concreti senza indulgere nella retorica e nella demagogia». La prossima settimana il testo passerà alla Commissione Cultura della camera. Il governo spera di approvare definitivamente il provvedimento entro Natale.

Raffaello Masci

In classe già a cinque anni e mezzo
Lingue dalla prima e separazione tra istruzione e formazione

ROMA

Il disegno di legge approvato ieri al Senato è il risultato di un lungo dibattito sulla scuola iniziato dal ministro Moratti con la commissione presieduta dal professor Giuseppe Bertagna (estate 2001) e proseguito poi con gli stati generali della scuola (dicembre dello stesso anno). Le novità più importanti sono l´anticipo di materna ed elementare, l´introduzione delle lingue dalla prima, la separazione istruzione-formazione alle superiori e l´alternanza scuola-lavoro. Ecco i dettagli.
SCUOLA DELL'INFANZIA. Durerà tre anni. Ad essa possono iscriversi anche i bambini di due anni e mezzo a patto che ne compiano tre entro l´aprile successivo.
SCUOLA PRIMARIA. La scuola di base - detta «primo ciclo» - dura otto anni, ed è costituita dalla scuola «primaria» di cinque anni e dalla «secondaria» di tre (cioè le vecchie elementari e medie). Alla primaria si iscrivono obbligatoriamente i bambini che abbiano compiuto i sei anni e facoltativamente quelli di cinque anni e mezzo (purché che ne compiano 6 entro aprile). Già dalla prima classe verrà introdotto lo studio di una lingua straniera tra quelle europee e l'uso del computer. La scuola primaria consta di un anno introduttivo e due bienni. La valutazione verrà fatta alla fine di ogni biennio. E´ abolito l´esame di quinta.

SCUOLA SECONDARIA. Le attuali medie. Dura tre anni articolati in un biennio e un anno di orientamento. Verrà introdotto lo studio di una seconda lingua europea e verrà approfondito l'uso di tecnologie informatiche. Alla fine dell´intero ciclo primario (scuola primaria e scuola secondaria) c´è un esame di accesso alle superiori.
LICEI. Il secondo ciclo scolastico consta di un sistema parallelo di istruzione e formazione professionale. L´obbligo formativo (che non è quello scolastico) dura fino a 18 anni e si può adempiere in entrambi questi percorsi. A iniziare dal quindicesimo anno di età è possibile frequentare anche corsi di alternanza scuola-lavoro in collaborazione con le aziende. Nella fattispecie, il liceo (percorso dell´istruzione) dura cinque anni. I ragazzi potranno scegliere tra otto indirizzi: artistico, classico, delle scienze umane, economico, linguistico, musicale, scientifico e tecnologico. Sarà articolato in due bienni più un quinto anno di approfondimento disciplinare e di orientamento agli studi superiori. Si chiude con un esame di stato il cui superamento rappresenta titolo necessario per l'accesso all'università o all'istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts).
LA FORMAZIONE. Chi sceglierà la formazione professionale dovrà frequentare due bienni di corso (quattro anni in tutto) più, se lo vorrà, potrà fare un quinto anno e accedere così all´istruzione universitaria. Anche per la formazione è prevista l´alternanza scuola-lavoro a partire dal quindicesimo anno di età. I corsi di formazione sono centinaia e diversi in ciascuna regione.
E´ POSSIBILE CAMBIARE. Chi si dovesse pentire della propria scelta, può cambiare «canale» - dal liceo alla formazione o viceversa - tramite dei «laboratori» di recupero, senza bisogno di esami integrativi.

MATERIE REGIONALI. I programmi di studio saranno nazionali ma una quota (non ancora definita) spetterà alle singole regioni che potranno inserire delle tematiche legate al territorio. Questa è una delle parti più controverse della riforma, per la quale però nulla è stato ancora deciso nei dettagli.
DOCENTI. Tutti i docenti devono essere laureati, anche quelli delle elementari. Inoltre, dopo la laurea, è prevista una scuola di specializzazione biennale con iscrizioni a numero programmato sulla base delle esigenze della scuola (tanti per insegnare italiano, tanti per matematica, tanti per scienze, eccetera). La specializzazione prevede anche dei periodi di tirocinio. L´esame di abilitazione non è più richiesto e, alla fine del pecorso di studi, l´insegnante verrà immediatamente inserito nelle graduatorie per l´assegnazione della cattedra.

VALUTAZIONE. Un «Istituto nazionale per la valutazione» farà periodicamente un monitoraggio della qualità dell´istruzione e suggerirà eventuali miglioramenti sia al sistema scolastico nel suo insieme che alle singole scuole.

r. mas.


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Date: 14 Nov, 2002 on 09:56
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