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Sperimentazione: questa sconosciuta …
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da Professione Docente

Sperimentazione: questa sconosciuta …

Com’è ormai noto, il Ministro Moratti, – dopo aver “incassato” un parere parzialmente negativo e critico nel metodo, dal Cnpi – ha emanato con C.M. n. 101 del 18 settembre il “Decreto di attuazione del Progetto di sperimentazione ex art. 11 Dpr n. 275/99” relativo alla scuola primaria e dell’infanzia.

Vediamone i passaggi.

Il parere del CNPI

Dopo essere stato bocciato – per ben due volte! – in seno al Consiglio dei Ministri il disegno di legge Moratti/Bertagna il CNPI nell’adunanza del 10 settembre scorso ha espresso un giudizio sostanzialmente negativo anche sul decreto relativo alla sperimentazione pur considerandola uno “strumento di valorizzazione delle potenzialità dell’autonomia scolastica”.

Nel chiedere al Ministro il rinvio della sperimentazione medesima e nel subordinarla ad una preventiva ricognizione di fattibilità in merito alle “procedure, ai tempi di attuazioni e alle risorse finanziarie” il CNPI esprime critiche sui seguenti punti:
a) la figura del “maestro prevalente” considerata un ritorno al passato che azzera – di fatto – l’organizzazione modulare introdotta con la riforma del 1990;
b) la ristrettezza dei tempi che non ha consentito agli Organi Collegiali dei Circoli didattici coinvolti una preventiva e completa informazione al fine di pervenire ad un parere consapevole e motivato;
c) l’assoluta mancanza – nelle Indicazioni e Raccomandazioni per la Scuola dell’Infanzia – di riferimenti alla specificità culturale e pedagogica di questo segmento di scuola autorevolmente definito e rappresentato negli Orientamenti del 1991. Specificità – quest’ultima – che è profondamente intaccata ed erosa dalla sperimentazione poiché delinea un’idea di scuola fortemente gerarchizzata e – sostanzialmente – autoritaria. Nei documenti ministeriali citati, infatti, non vi è nessun accenno alle precedenti iniziative come la Sperimentazione ASCANIO, il progetto ALICE e il progetto QUASI relativo alla valutazione nella scuola dell’infanzia;
d) ultimo – ma non meno importante - elemento di criticità è rappresentato dalla mancata copertura finanziaria e dalle modalità di utilizzazione degli organici. Da quanto si apprende finora sembra che i costi della sperimentazione dovrebbero essere esclusivamente a carico delle istituzioni scolastiche e che non siano previsti né riconoscimenti giuridici né economici per i docenti che aderiranno alla sperimentazione.

Il motivo è presto detto: perché la materia è oggetto di contrattazione sindacale.


Le idee forza

Sono tre le direttrici lungo le quali si articola e si sviluppa il progetto “morattiano” che posso così sintetizzare:
1. Anticipo “facoltativo” – di sei mesi – dell’obbligo scolastico (per la scuola primaria) e di iscrizione alla scuola dell’infanzia;
2. Passaggio dal gruppo docente con pari dignità giuridica e culturale al team docente attraverso la figura – inedita per il panorama scolastico italiano – del
3. docente tutor.

Sul primo punto la mia posizione è la seguente: sì all’iscrizione anticipata alla scuola elementare (e solo a quest’ultima) a patto che si realizzino alcune pre-condizioni che un Ministro della Repubblica ha il dovere di verificare se vuole – sul serio! – ottemperare lo spirito e la lettera dell’art. 3 della Costituzione enfaticamente annunciato e ossessivamente ripetuto (ben tre volte in poche paginette) nel documento consegnato al Cnpi. Le condizioni alle quali è possibile subordinare l’anticipo alla scuola primaria potrebbero essere le seguenti:
a) obbligatorietà di almeno un anno (l’ultimo) della scuola dell’infanzia;
b) verifica che - nel corso dell’anno di frequenza obbligatoria - i minori abbiano interiorizzato senza traumi né forzature i prerequisiti didattici indispensabili al proseguimento, con profitto e senza carenze gravi, degli studi. Prerequisiti didattici che – se non sufficientemente interiorizzati e metabolizzati dal minore – portano con sé ripercussioni e carenze didattiche anche gravi e che rappresentano – in ultima analisi – il motivo principale per il quale l’anno surrettiziamente recuperato è perso strada facendo.
c) il parere finale (e determinante) per l’anticipo alla scuola primaria spetti in maniera esclusiva e definitiva al pool docente e non ai genitori.

Quest’ultimo punto mi sembra discriminante e intangibile per quelle associazioni professionali di soli insegnanti che intendono valorizzare la professione docente nella sua dimensione umana. Dalla lettura del testo formulato dal MIUR, infatti, sembra che l’ordine dei valori determinante nella scelta del futuro scolastico degli alunni sia invertito (a favore dei genitori) che conserverebbero una sorta di diritto di “prelazione” sul minore soggetto alla patria potestà per il banalissimo motivo che – a fronte di un rifiuto motivato didatticamente dall’immaturità culturale da parte della scuola – resta integra la possibilità di iscrivere il discente ad una scuola più … “compiacente” ovvero, ad una desiderosa di allargare il proprio … “portafoglio clienti”. Senza badare troppo al reale beneficio culturale – a lungo termine – dei discenti. Il tutto in un’ottica prettamente mercantile, liberista e commerciale della “merce” denominata cultura che ha in una tipica espressione inglese (customer satisfaction) la formulazione dialettica – a parer mio – più azzeccata.

In questo contesto di aziendalizzazione “spinta” alla soddisfazione sempre e comunque dell’allievo/cliente affermare il “predominio” del pool docente nella determinazione del passaggio anticipato alla scuola primaria è – a parer mio – il modo migliore (e più autorevole) per quell’assunzione di responsabilità professionale che è il passaggio fondamentale, e non più eludibile, verso il riconoscimento della professione docente. Se questo “predominio” professionale – che altro non è se non una forma, mutuata, di autorevolezza sociale - non sarà raggiunto né riconosciuto dal legislatore (e dai genitori) sarà stato compiuto un ulteriore passo (forse quello decisivo) verso la completa impiegatizzazione del/la maestro/a (e, più in generale, del docente) che vedrà progressivamente discendere il suo ruolo ed il suo status sociale dalla “benevolenza” del dirigente/datore di lavoro e dal “gradimento” dell’utente/cliente del servizio scuola.

Gruppo docente addio
Il secondo aspetto della riforma che è oggetto di sperimentazione è destinato a mutare profondamente l’assetto organizzativo della scuola elementare con l’aggravante che si cambia tutto senza aver prima cercato di verificare se l’attuale assetto didattico sia emendabile e/o migliorabile né – di conseguenza – che vi sia stato un giudizio di merito. Si cambia e basta.

La scuola elementare – in seguito alla revisione dei Programmi del 1985 alla quale ha fatto seguito la legge 148/90 che ha istituito il gruppo docente modulare – è centrato sul modulo composto da tre docenti contitolari: cioè che hanno pari dignità giuridica, didattica e professionale. Pur insegnando ambiti disciplinari diversi. Nello specifico questo significa che a tre docenti titolari – ognuno dei quali svolge con pari dignità, di orario, di compiti e di mansioni la propria disciplina didattica aggregata in ambiti disciplinari – sono affidate due classi (nella maggioranza dei casi parallele ma possono essere, anche, verticali).

Ebbene questo sistema – sicuramente emendabile e migliorabile – sta per andare in pensione a poco più di dieci anni dal suo esordio nelle scuole italiane. E ciò nonostante che il giudizio sulla funzionalità e sull’efficacia didattica di quest’opzione metodologica sia – in ultima analisi - positivo.

Al suo posto sta per esordire il … team docente. Dalla lettura attenta sia del D.M. n. 100 che della C.M. n. 101 del 18 settembre 2002 (ai quali vanno affiancati i quattro documenti pubblicati sotto forma di bozza – in data 24 luglio nel sito del MIUR – elaborati da un pool di esperti coordinati dal prof. Giuseppe Bertagna e noti come Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle scuole dell’infanzia e per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Primaria) si evince la volontà di una vera e propria disarticolazione dell’organizzazione didattica descritta – per sommi capi – in precedenza. Di più. Secondo quest’impostazione scomparirà la pari dignità giuridica, didattica e professionale del gruppo docente che sarà scisso – a seconda degli ambiti disciplinari ricoperti – in docenti con un ruolo prevalente (ai quali sarà assegnato l’insegnamento frontale di Italiano, Matematica, Storia ecc.) e docenti con un ruolo subalterno. Ai quali saranno assegnati attività laboratoriali.

Il tutor

Ma l’aspetto più controverso è rappresentato dalla figura – nuova per la scuola italiana – del coordinatore-tutor al quale affidare non solo la (…)”compilazione del portfolio delle competenze individuali degli alunni (..) ma poiché entra in contatto con gli allievi fin dal primo giorno di scuola (..) “anche la funzione di tutor dei medesimi (…)” (cfr. Indicazioni Nazionali dei Piani di studio personalizzati).
A differenza dell’insegnante come è stato finora rappresentato (e percepito nell’immaginario collettivo) che dei propri alunni cura solo l’aspetto culturale, il tutor – nell’intento riformatore – esercita la sua attività pure su altri versanti. Oltre ad assicurare “fino a 21 ore di presenza nella stessa classe” il docente-tutor, infatti, avrà delle responsabilità di natura psicologica, morale, formativa, relazionale in rapporto alle famiglie e agli enti esterni oltre a quello di coordinamento didattico del team docente e di continuità educativa fino al termine del ciclo primario.
L’affermazione di questa nuova figura determinerà – fatalmente – la fine dell’unicità del ruolo docente per passare – con tutte le complicazioni di natura giuridica e contrattuale – ad un’articolazione docente nuova. Basata su ruoli, competenze e responsabilità diversificate.

Potrebbe essere l’inizio per la formulazione di un percorso professionale differenziato a seconda dell’impegno profuso e della professionalità esplicitata. Ed è un discorso pieno di incognite e di punti oscuri.

Su questo – spinoso tema della carriera – nei prossimi mesi il confronto dialettico si farà serrato. Spero che sia – anche – sereno e scevro di valutazioni di natura ideologica.

Grazia Perrone


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Date: 27 Oct, 2002 on 09:17
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