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Il campione e il computer La sfida finisce alla pari
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1. Il campione e il computer La sfida finisce alla pari
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da La Stampa
Domenica, 20 Ottobre 2002

QUATTRO A QUATTRO NELLA «BATTAGLIA» NEL BAHRAIN

Il campione e il computer La sfida finisce alla pari
Dopo un iniziale vantaggio di Kramnik, il calcolatore si è preso la rivincita Ieri l´ultima partita, due ore e un quarto di colpi di scena e poi lo «stallo»

ROMA - Il computer è freddo e calcolatore e in tempo reale può accedere alla banca dati interna con l´universo della casistica delle mosse, scovando così la trappola elettronica. L´uomo è più abile strategicamente e «viene fuori» sulla lunga distanza, ma rischia di essere tradito dalla stanchezza, dalla distrazione e dalla fretta di chiudere. Ma chi è più forte? La sfida Vladimir Kramnik-Deep Fritz non ha emesso alcun verdetto a favore di uno degli avversari: la battaglia a colpi di mosse, giocata nel Bahrain si è conclusa con un secco pareggio: 4-4. Otto partite in due settimane, con due vittorie per parte e quattro risultati assolutamente identici. Kramnik si è aggiudicato la seconda e terza sfida e il computer ha replicato con il successo alla quinta e sesta «manche». Per il campione del mondo, ventisettenne prodigio di origini russe, alto 1,95, certamente una delle maggiori difficoltà è stata non poter scovare nel viso dell´avversario una smorfia, un battito di ciglio, il leggero tremolio di una mano, l´accenno di rossore o un filo di sudore sulla fronte. Tutti elementi che spesso costituiscono la chiave d´accesso nella mente dell´avversario per scovare la tattica e quindi anticipare una mossa, sfruttando il contropiede. Il pareggio ha significato per il giovane russo la vittoria di 700 mila dollari (se avesse vinto avrebbe conquistato un milione di dollari, mentre in caso di sconfitta 600 mila, messi in palio dal sultano). La sfida - inizialmente doveva svolgersi ad ottobre 2001, ma l´11 settembre ha rivoluzionato anche questo grande evento mediatico -, ieri, è iniziata alle 14 (ora italiana): due ore e un quarto di strategie e calcoli per un totale di 21 mosse. Vladimir Kramnik con le pedine bianche ha aperto con il pedone di donna seguito da una difesa semi slava. Una partita in gran parte «prevista» dal cervellone elettronico (è in grado di elaborare 3,5 milioni di movimenti al secondo) e ogni mossa era contenuta nella banca dati all´interno di Deep Fritz (un computer di nazionalità tedesca). La statistica racconta di 45 minuti di strategia da parte della macchina e un´ora e mezza «firmata» dall´uomo. Ma Kramnik ha un segreto: una difesa di ferro, che sfodera naturalmente soprattutto quando gioca coi neri e che neppure il computer è riuscito a scardinare. Al tavolo oltre al campione russo e al computer c´erano il padre di Deep (il programmatore Franz Morsch) e l´arbitro. Tutto attorno una platea di appassionati e tifosi, oltre a 100 giornalisti accreditati mentre on line migliaia di persone che hanno seguito mossa dopo mossa sui siti internet che hanno trasmesso in tempo reale la sfida. Il grande Match avrebbe dovuto essere in contemporanea con un altro evento spettacolo: la partita a Gerusalemme fra il maestro Karpov e un altro computer, di nazionalità israeliana, Junior, campione del mondo elettronico. Nel futuro del mondo degli scacchi il computer non sarà fra i protagonisti: fra una settimana in Slovenia le Olimpiadi vedranno la competizione a squadre (maschile e femminile) con 150 nazioni rappresentate, ma nessun giocatore elettronico. E nel 2006 queste Olimpiadi potrebbero svolgersi a Torino che si è ufficialmente candidata per ospitare l´evento. In attesa, a metà novembre, in Piemonte arriverà Kasparov per un´esibizione in simultanea. In Italia gli iscritti alla Federazione scacchi sono 20 mila, la metà dei quali partecipa a gare agonistiche; gli altri si «limitano» all´attività di club. Tantissimi gli under 16 che si avvicinano a questo mondo che è innanzitutto un esecizio di strategia e riflessione.

g. p. m.

LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DELLA GARA
Prigioniero della solitudine contro la macchina impassibile
«E´ come giocare contro il nulla e il rischio è perdere la concentrazione»

VIA Internet, milioni di appassionati anonimi seguono a distanza il duello palpitante tra l´uomo e la macchina. Ma nessuno di loro può sostenere l´unico dei due sfidanti che potrà trarne beneficio. Nonostante l´appoggio dei sostenitori, infatti, Vladimir Kramnik è disperatamente solo. Mentre la fine della partita si avvicinava, la pressione esercitata su di lui e il timore di commettere un errore fatale non hanno mai smesso di crescere. Come può un grande maestro controllare questo sforzo, sapendo che, al contrario di un match condotto tra esseri umani, il suo avversario non risente di nessuno di questi tormenti? Niente, da «Deep Fritz», arriva a controbilanciare i suoi inevitabili momenti di dubbio e di debolezza. «Una delle difficoltà principali, a livello psicologico, è stato quello di dover giocare contro il nulla», spiega uno di coloro che si può meglio calare nei panni del campione del mondo, vale a dire il maestro britannico Daniel King, che commenta le partite per il canale inglese «Einstein Tv». «Normalmente, quando giocate contro un essere umano, potete provare a leggere dentro di lui, così come lui può leggere dentro di voi. Tutti i giocatori lo fanno. A volte, però, alcuni avversari riescono a rimanere impassibili quanto i giocatori di poker. Mi è capitato una volta contro un giocatore inglese. Ho avuto molta difficoltà a indovinare che cosa provasse davvero, fino a che non mi sono reso conto che, quando si trovava in una posizione scomoda, le sue orecchie si arrossavano...». Niente di tutto ciò, ovviamente, si presenta nella sfida contro un computer, giocatore immateriale. «Deconcentra molto non avere alcuna manifestazione di umanità di fronte e, personalmente, questa situazione non mi piace affatto», continua Daniel King. «Tuttavia, quando mi sono trovato a giocare contro le macchine nei tornei, ho cercato di concentrarmi sull´operatore. In generale, è uno dei creatori del programma che ricopre questo ruolo e, anche se, almeno in parte, è nient´altro che il servo della macchina di cui riporta le mosse sulla scacchiera, lui prova una serie di emozioni durante la partita, poiché segue in ogni secondo le valutazioni del computer. Lui sa, per esempio, quando il programma crede di avere una buona o una cattiva posizione. Ho provato, così, a destabilizzare l'operatore. Di norma, gioco con tranquillità le mie mosse, senza compiere movimenti accentuati. In quell´occasione, invece, ho cominciato a farne alcuni, per esempio picchiettare sul quadrante dell´orologio. Da quel momento, l´operatore è diventato più sensibile e io ho potuto, attraverso di lui, indovinare le valutazioni del computer... In ogni caso, anche se questa tecnica non porta un gran vantaggio, è meglio concentrarsi su qualcuno piuttosto che su niente». Nonostante la sua riconosciuta inclinazione per il ruolo della psicologia nel gioco degli scacchi, erano comunque poche le probabilità che Vladimir Kramnik, apprezzato per il suo sangue freddo al punto di essere soprannominato «Iceberg» o «Iceman», abbandonasse, nello spazio dell´ultima partita, la sua impassibilità leggendaria. E così è stato. Nel 2000, durante il match che lo ha visto soffiare a Garry Kasparov la corona mondiale, aveva scelto di non alzare gli occhi sul suo esuberante avversario per non essere influenzato dalle sue smorfie, dai suoi gesti e dalla strana intensità delle sue occhiate. Allo stesso modo, durante le partite contro «Deep Fritz», Kramnik non ha smesso un attimo di fissare la scacchiera, perché sapeva che, alla fine, è su quella tavola di legno con 64 caselle che si trova l´unica verità possibile.

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L´HANDICAP DELLA STANCHEZZA, MA I NEURONI DI KRAMNIK RESTANO SUPERIORI AL SILICIO
Il cervello regge, il cuore no

E´ finita senza vincitori né vinti, 4 a 4, con due vittorie per parte e quattro pareggi. E dire che all´inizio era sembrato tutto facile per l´Uomo. Vladimir Kramnik si era portato in vantaggio per 2 a 0 dopo tre partite. Aveva applicato la più classica strategia «anti-computer»: cambiare subito le Donne, per arrivare al finale, ovvero una posizione con pochi pezzi, quindi «semplice», dove le capacità combinative della macchina non riescono ad essere esaltate. A molti, all´inizio, Kramnik ha dato l´impressione di volersi sottrarre alla lotta. Ma non era così. Avete presente gli Orazi e i Curiazi? Quando l´ultimo degli Orazi si mise a correre inseguito dai tre Curiazi, tutti pensarono che stesse fuggendo per salvarsi; invece la fuga nascondeva quella che si rivelò la strategia vincente: poter affrontare i tre avversari singolarmente e ucciderli. Così ha fatto Kramnik all´inizio e questa tecnica ha funzionato, tanto che al giro di boa era in vantaggio per 3 a 1. Ma i due giorni di riposo a metà del match hanno permesso ai programmatori di «Fritz» di studiare e trovare un antidoto alla strategia vincente di Kramnik: evitare i cambi, specialmente quello delle Donne! E il computer ha manovrato in tal senso. E in questo modo le sue potenzialità combinative sono esplose. Prendiamo la quinta partita: dopo una trentina di mosse sembrava destinata a finire patta. Kramnik doveva solo cambiare i Cavalli, arrivando a un finale con un Pedone in meno ma con le sole Donne e quindi patto. Invece, ha commesso un clamoroso errore che gli è costato il Cavallo e la partita ed ha portato il parziale del match sul 3 a 2. Ha giocato una mossa apparentemente vincente e che invece era sbagliata. Un errore dovuto forse a stanchezza, forse ad un attimo di distrazione, forse ad un momento di rilassatezza. Qui sta la vera differenza tra Uomo e macchina: il computer non si stanca, non si distrae se in sala gioco arriva una bella ragazza, non ha bisogno di alzarsi per bere o sgranchire le gambe. Il computer non si rilassa e non fa errori grossolani. E soprattutto non ha il complesso psicologico della voglia di rivalsa (tipicamente umana) che ha fatto sì che Kramnik nella partita successiva decidesse di affrontare la macchina sul suo terreno, quello tattico, forse per dimostrare a sé stesso e al mondo di essere capace di calcolare una combinazione in modo approfondito, come il computer. Kramnik è riuscito ad analizzare tutte le varianti per circa otto mosse. Ha impiegato poco più di quaranta minuti, sembrava avesse «visto» tutto. E invece, in una variante, c´era una difesa: una mossa banale di Alfiere, il cui sacrificio permetteva al Re di Fritz di sottrarsi alle mortali minacce di matto. Quando Kramnik se ne è accorto era ormai troppo tardi. Così dopo qualche mossa si è arreso. Era umanamente rassegnato alla sconfitta, ha stretto la mano al tedesco Frans Morsch, il programmatore di Fritz, e se ne è andato. Commettendo il secondo «errore» della partita: Garry Kasparov - che ai primi di dicembre a Gerusalemme affronterà un altro programma, «Junior» attuale campione del mondo tra i software - pochi minuti dopo la conclusione della partita ha infatti dimostrato che probabilmente l´Uomo poteva ancora salvarsi, arrivando ad un particolare finale in cui, come riportano i libri di teoria, la sua semplice Torre era in grado di tener testa alla potente Donna nemica. A questo punto, sul 3 a 3, dopo due sconfitte consecutive, con l´incubo di sbagliare ancora e perdere addirittura il match, Kramnik ha scelto la tattica più prudente: non rischiare nulla, mantenere l´equilibrio. «Ero in seria difficoltà dal punto di vista psicologico» ha ammesso. «Non tanto per il denaro in palio, quanto per la responsabilità che gravava sulle mie spalle». Così finisce senza vincitori né vinti, il che probabilmente lascia in tutti noi un pizzico di insoddisfazione. Anche se, all´atto pratico, le partite hanno dimostrato che Kramnik è scacchisticamente superiore al computer. Il problema, questo match lo ha confermato ancora una volta, non è la capacità scacchistica in sé ma il fattore psicologico. Il cervello umano è in grado di tener testa al cervello di silicio. La vera differenza sta nel fatto che l´uomo ha un cuore, la macchina no.

Adolivio Capece


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Date: 20 Oct, 2002 on 09:27
Il campione e il computer La sfida finisce alla pari
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