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Popper, innovare conservando
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1. Popper, innovare conservando
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da La Stampa
Domenica, 6 ottobre 2002

IL CENTENARIO DEL FILOSOFO E LA TRADIZIONE LIBERALE
Popper, innovare conservando

di Marcello Pera

A prima vista, il tema del convegno sembra invitarci a cercare di collocare la cultura liberale tra due poli opposti: la destra e la sinistra. Tuttavia, credo che tutti gli illustri relatori presenti al convegno siano perfettamente consapevoli di quanto ingenuo sia il tentativo di definire le idee e i programmi politici tramite un’immagine presa a prestito dalla segnaletica stradale.

Questa immagine urbanistica della politica non è una soluzione, ma al contrario è essa stessa parte integrante dei problemi che dobbiamo oggi affrontare. Anni fa, parlo del 1994, Norberto Bobbio segnalò, in un libretto che ebbe un grande successo editoriale, un problema che era nell’aria: i concetti di destra e di sinistra avevano ormai perso il loro significato.

Tuttavia, Bobbio giustamente sottolineava la grande carica emotiva ad essi associata, e suggeriva che di essi la politica non poteva fare a meno. Bisognava, piuttosto, ridefinirli. Come si ricorderà, la soluzione di Bobbio si incentrava sul concetto di uguaglianza distributiva.

A parere di Bobbio, dovremmo oggi dividere anche la cultura liberale in una destra e una sinistra e, ad esempio, collocare Rawls a sinistra e Hayek a destra, seguendo come criterio la loro maggiore o minore sensibilità nei confronti del problema della disuguaglianza sociale. Non discuto il pregevole tentativo di Bobbio. Osservo però che questa distinzione non cattura del tutto la complessa evoluzione storica del pensiero liberale e, in generale, del pensiero politico.

Ad esempio, nel secolo diciannovesimo i cosiddetti liberisti, o fautori del laissez faire, erano considerati di sinistra, mentre oggi, seguendo le indicazioni di Bobbio, dovrebbero essere considerati di destra. Desidero perciò suggerire che i concetti di «innovazione» e di «conservazione» potrebbero meglio aiutarci nel nostro compito. L’occasione di questo convegno nasce dalla celebrazione del centenario della nascita di un autore a cui devo molto: Karl Popper.

Negli ultimi anni della sua vita, Popper mostrò una chiara simpatia verso il Partito Conservatore inglese. Ciò ha causato lo sconcerto di molti suoi ammiratori. Come può il conservatorismo conciliarsi con la difesa di una società aperta all’innovazione e alla continua sperimentazione sociale? La scienza, a cui il Popper politico si è sempre ispirato, non è forse caratterizzata da continue innovazioni concettuali? In realtà, queste obiezioni sono frutto di un malinteso.

Per Popper non c’è affatto contraddizione tra l’essere conservatori per quanto riguarda le attività della politica ed essere fortemente innovativi nelle scelte di vita individuali. Il compito della politica è quello di conservare la tradizione critica che è propria della scienza. Questa tradizione non è un qualcosa di ovvio e di scontato, ma qualcosa che dobbiamo proteggere. Popper ha dedicato saggi stupendi allo studio della nascita della tradizione scientifica.

La conservazione di questa tradizione è un bene prezioso e dovrebbe sicuramente far parte dei programmi politici che il primo Popper, quello della Società Aperta, avrebbe definito «protezionistici». Quanto detto per la scienza può essere esteso a tutte le tradizioni di cui, spesso inconsapevolmente, godiamo oggi nelle società occidentali, inclusa quella del mercato economico.

Le tradizioni, per Popper come per Hayek, non sono qualcosa di garantito dalla religione o dalla natura umana o da una saggezza sovraindividuale. Il mercato, ad esempio, non è garantito da una serie di valori o di diritti naturali di proprietà. Queste tradizioni, piuttosto, sono preziose perché rappresentano il metodo corretto che consente l'emergere del nuovo.

È questa una forma di conservatorismo liberale, che concilia l’innovazione con la conservazione, che vorrei difendere. Non ha molto senso chiedersi, in linea di principio, se esso sia di destra o di sinistra. Queste etichette sono storicamente contingenti, anche perché, come sostenne anche Bobbio, «destra» e «sinistra» ricevono in parte il loro significato dalle idee a cui vogliono contrapporsi. Sono persuaso che molti tra i presenti preferiscono analisi ed opzioni politiche diverse. Ma ciò è un bene.

Ciò che ci ha insegnato Popper, oggi quasi un luogo comune, è che la discussione critica è indispensabile, sia per il progresso sia per un esercizio non meramente formale della libertà. Ricordarlo a cospetto della realtà odierna non è rituale. È un richiamo che assume, invece, un forte e chiaro significato politico.


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Date: 06 Oct, 2002 on 10:06
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