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Gli studenti più bravi? Vivono in provincia
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1. Gli studenti più bravi? Vivono in provincia
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da Il Corriere della Sera
Domenica, 29 Settembre 2002

Ricerca sui migliori diplomati italiani: soltanto uno su dieci abita in una grande città
Gli studenti più bravi? Vivono in provincia

PISA - Abita in un paese o in una cittadina di provincia del Centro o del Sud, con poche comodità e divertimenti, il più bravo della classe, lo studente con la pagella piena di 9 e 10 o con una carriera universitaria da lode. Lo rivela uno studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il 34,4% dei migliori studenti proviene dai piccoli centri, sotto i 10 mila abitanti, e soltanto il 9,7% risiede in grandi città. Come si può spiegare il fenomeno? «Questi ragazzi non hanno una vita facile e sono maggiormente spronati a livello intellettuale», dice Riccardo Varaldo, direttore della Scuola Sant’Anna.

Ricerca del Sant’Anna di Pisa: nelle grandi città solo il 9,7% ottiene voti alti. E ci sono più talenti al Centro-Sud che al Nord

Scuola, i primi della classe vivono in provincia

Gli studenti più bravi vengono da centri con meno di 10.000 abitanti. «Sono obbligati a spostarsi e scelgono il meglio»


PISA - Abita in un paese o in una cittadina di provincia del Centro o del Sud. Ogni giorno trascorre in media due ore in treno o in pullman per raggiungere scuole superiori o università. Ha pochi divertimenti: il cinema, il bar con gli amici, una discoteca neppure troppo vicina. Ma è ripagato da una vita senza stress, dalla solidarietà, dal tempo che scorre più lentamente rispetto alla metropoli (anche nello studio) e dà maggiori possibilità di pensare, di riflettere. E di programmare il futuro con intelligente meticolosità. Vive qui, in questa sorta di «città ideale», il più bravo della classe, lo studente con la pagella zeppa di 9 e 10 o con una carriera universitaria da lode. Ce lo raccontano i primi risultati di uno studio condotto dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (istituto universitario d’eccellenza al quale si accede dopo una rigorosissima selezione), su un gruppo di studenti delle superiori. Sono i ragazzi che hanno partecipato alla scuola estiva della «Sant’Anna» sull’orientamento universitario, un appuntamento dedicato ai migliori studenti italiani con medie di voti altissime, spesso vicine al 10 assoluto.
Adesso la Sant’Anna ha deciso di sapere un po’ di più su questi «magnifici ragazzi» ed ha dato incarico a un gruppo di psicologi, statistici ed esperti in alta formazione di «disegnare» l’identikit dello studente modello. E dai primi risultati saltano fuori dati sorprendenti. Tra tutti quello della residenza. Il 34,4% dei più bravi non abita in grandi città dove lo stimolo culturale è più forte ed è più semplice studiare, ma in piccoli centri, sotto i 10 mila abitanti. Le statistiche ci dicono inoltre che il 19,4% dei talenti risiede in cittadine con meno di 20 mila abitanti, un altro 16,1% in città sotto i 50 mila abitanti, il 20,4 è residente in centri sotto i 100 mila abitanti. Soltanto il 9,7% dei bravissimi abita in grandi città. Insomma, complessivamente oltre il 90% dei ragazzi selezionati tra i più bravi studenti d’Italia vive in paesi o città di provincia, lontani dal caos delle grandi metropoli.
I «cervelloni» arrivano da Canicattì, Casale Monferrato, Anagni, Amantea, Avola, Brunico. E ancora gli studenti da lode sono nati dei dintorni di Ceva, Cerignola, Noto, Archi, Pandino.
Come spiegare un simile fenomeno? «Si può spiegare con la precarietà come motore di sviluppo e miglioramento. Questi ragazzi non hanno una vita facile e sono maggiormente spronati a livello intellettuale - dice Riccardo Varaldo, direttore della Scuola Superiore Sant’Anna ed economista -. Vivendo in piccoli centri paradossalmente hanno una maggiore possibilità di scegliere per proseguire gli studi perché non sono condizionati da università o istituti superiori vicini. Devono spostarsi per frequentare la scuola superiore e continuano con l’università cercando il massimo della possibilità secondo le proprie capacità e non seguendo la comodità del corso sotto casa. Insomma - aggiunge - hanno adottato uno stile di vita, una filosofia. Ed è l’esempio, credo, di ciò che significa essere flessibili. Questi studenti imparano a faticare, a lottare anche per migliorare se stessi e dunque cercano di ottenere il meglio impegnandosi. Per questo non sono favorevole ad un uso troppo forte del decentramento di singoli corsi di laurea che condizionano la scelta e la limitano. Un unico corso universitario in un piccolo centro può spingere tanti studenti a iscriversi ad esso soltanto per non fare qualche chilometro in più. E così ignorano le proprie propensioni e magari abbandonano gli studi».
Ma le sorprese sui «bravissimi» della Scuola Sant’Anna non finiscono qui. Il 74,2% degli studenti presi in esame, per esempio, arriva da scuole del Centro (37,1%) e del Sud (37,1%). I talenti del Nord sono soltanto il 25,8% del totale. Infine le ragazze sono più brave dei ragazzi (57,3% contro il 42,7%) con una maggiore incidenza al Centro e al Nord.
Attenzione, però. Anche i bravissimi hanno diversi problemi da affrontare. Dice Paolo Legrenzi, docente di psicologia cognitiva dell’Università di Venezia: «Spesso i ragazzi più dotati hanno difficoltà nello scegliere l’indirizzo di studi. Abbiamo così deciso di lanciare l’idea di un Osservatorio, dedicato a tutti gli studenti delle superiori, per indirizzarli al meglio nella scelta degli studi universitari. Oggi gli atenei sono cambiati e i ragazzi sono disorientati. Poi è indispensabile anche in Italia fare una politica di ricerca dei talenti. E per far questo è indispensabile aiutare i più bravi facendoli studiare in università e scuole di eccellenza, senza fare loro spendere una lira».

Marco Gasperetti


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Date: 29 Sep, 2002 on 10:24
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