Scoperto il centro delle esperienze extrasensoriali
«Viaggi» fuori dal corpo Il segreto è nel cervello

MILANO - I racconti delle persone uscite dal coma in cui si descrivono esperienze al di fuori della propria realtà e talvolta oltre i confini della morte - la cosiddetta percezione del corpo astrale -, ora hanno un’origine precisa, in un angolo del cervello. Lo hanno scoperto gli scienziati degli ospedali universitari svizzeri di Ginevra e Losanna studiando, in particolare, una signora di 43 anni sofferente di epilessia. «Ho visto il mio corpo sollevarsi dal letto e sostare nell’aria», ha riferito la paziente ad Olaf Blanke, il medico che ha descritto i risultati dei suoi esperimenti sulla rivista britannica Nature . I ricercatori svizzeri hanno identificato una zona della corteccia cerebrale detta «giroangolare», come il logo dove questi fenomeni hanno origine. «Proprio qui - aggiunge Blanke - nascono le esperienze che noi chiamiamo «fuori-del-corpo» e che siamo riusciti anche a riprodurre stimolando la stessa area con degli elettrodi».
«La zona indagata - spiega Alberto Oliverio direttore dell’Istituto di psicobiologia del Cnr - è legata alla percezione della posizione del corpo. Per noi osservare il nostro braccio dove si trova è ovviamente normale ma ci sono alcune condizioni patologiche, come la schizofrenia, dove negli stati di delirio si arriva a vedere il proprio corpo distaccato, lontano. Altrettanto accade con l’epilessia o nel momento in cui si cade o si emerge da un come profondo».
«Ecco perché - aggiunge Oliverio - alcune persone raccontano di aver vissuto esperienze oltre la morte. In realtà si tratta solo del ricordo della percezione alterata vissuta in quei particolari momenti che sono brevissimi ma che appaiono, a chi li vive, prolungati nel tempo».
In passato, il neurochirurgo canadese Penfield aveva tentato ricerche simili stimolando la corteccia sensoriale in aree vicine a quelle della visione. Allora le persone spiegavano addirittura di aver rivisto scene della propria infanzia, ma secondo gli studiosi si trattava di ricostruzioni di sensazioni più che di autentiche «visioni».
Quando il nostro cervello soffre, ad esempio per traumi o per mancanza di ossigeno, si viene a trovare in uno «stato di confine», come dicono gli specialisti, nel quale la percezione è gravemente modificata. E’ allora che si manifestano sensazioni di sdoppiamento e visioni distorte della propria realtà corporea.
«Finora non si sapeva dove tutto ciò accedesse nel cervello - precisa Oliverio - e l’averlo scoperto aiuta a completare quella mappa delle funzioni cerebrali che lentamente si va costruendo soprattutto negli ultimi anni grazie alle nuove tecnologie di indagine di cui oggi possiamo disporre. In secondo luogo ciò consente di decifrare meglio i meccanismi della mente e soprattutto gli effetti provocati dall’interazione con l’ambiente».
«Però le indagini ora completate - ha sottolineato Olaf Blanke - se hanno chiarito l’origine di alcune esperienze extrasensoriali fuori-del-corpo non hanno tuttavia fornito prove sufficienti per poter dire che siano le stesse provate negli ultimi momenti dell’esistenza o appena la morte ci ha tolto definitivamente la vita».

Giovanni Caprara