da Il Corriere della Sera
Venerdì, 20 Settembre 2002 LA STORIA / In Colorado gli studenti devono «affrontare» almeno 25 libri all’anno per disintossicarsi dal linguaggio della tv
Il compito: un milione di parole da leggere
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - Un milione di parole in un anno, da leggere a scuola, a casa, o magari in palestra, fra un salto e l’altro. Basteranno, come medicina d’urto, per liberare un bambino dalle intossicazioni di certe melasse televisive; per arricchire il suo vocabolario, aprire la sua mente, imbottirla di fantasia e curiosità, vaccinarla contro i balbettii metallici dei videogames o il mare anonimo di Internet. Questo, almeno, sperano maestri e presidi delle scuole pubbliche di Denver, capitale dello stato del Colorado: il programma che hanno appena lanciato si chiama appunto «Un milione di parole», ed è ancora in fase sperimentale, ma se andrà bene già si pensa di proporlo a tutta l’America. Qualche buon collaudo parziale si è già avuto anche negli stati di New York e del Texas. (Però nel West, un’idea così colpisce ancora di più: perché è proprio nel West - per esempio nel Montana, o nell’Oregon - che già si propone di chiudere centinaia di piccole biblioteche pubbliche, giudicate superate da Internet, o comunque troppo costose per le tasche dei contribuenti locali).
A scuola, invece, da oggi si marcerà nel senso contrario. Il milione di parole è già stato affidato - o imposto, secondo i punti di vista - a migliaia di bambini, in maggioranza fra gli 8 e i 10 anni: in quella fascia di età, dicono i dirigenti scolastici americani, corrisponde a 25 libri. Romanzi e racconti di viaggi, biografie o racconti comici, libri di storia o raccolte di poesie: tutto va bene, è stato deciso, purché naturalmente ci sia l’approvazione dell’insegnante. E anche del genitore, chiamato anzi ad agire in prima persona. In alcuni casi, il successo è stato superiore alle previsione: vi sono scuole elementari di Denver dove da luglio ad oggi sono state già «assegnate» e lette oltre otto milioni di parole. E si citano bambini entusiasti che hanno divorato anche un libro al giorno.
«Per noi - spiega al telefono Frank Gonzales, direttore didattico della scuola elementare Castro di Denver - è stata una scoperta straordinaria. Ogni giorno abbiamo sei ore di lezione, e di queste ne dedichiamo tre alla lettura indipendente, come la chiamiamo noi. Troppo? No. I bambini leggono da soli o in coppia, se hanno lo stesso testo. Discutono i personaggi, la trama. E per quanto possa sembrare strano, non si distraggono quasi mai. Sono ore davvero ben spese». A scegliere il testo è l’insegnante tutore della classe, d’accordo con i genitori: ogni alunno ha la sua «borsa di lettura» - si chiama proprio così - che tiene con sé finché non ha divorato il suo milione di parole (ma se vuole, può continuare anche oltre). E non si legge solo in inglese, ma anche in spagnolo, lingua che da quelle parti è altrettanto se non più diffusa.
Alla scuola Castro studiano 630 ragazzi dai 4 agli 11 anni, che parlano l’inglese, lo spagnolo, e anche altre lingue delle minoranze etniche. «Come in tutte le altre scuole - spiega ancora Gonzales - lo scopo della lettura è soprattutto accademico: cioè arricchire il vocabolario, fortificare le radici della lingua. Quello che si dice alla televisione, i linguaggi delle videocassette o di Internet? Bè, noi non diciamo a priori che sia tutta robaccia, o sintomi di ignoranza. Diciamo però che istruzione, e cultura, significano qualcosa in più di quello che senti sullo schermo, della televisione e spesso anche del computer».
Luigi Offeddu
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