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Destra, gli stati generali della cultura
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1. Destra, gli stati generali della cultura
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da La Stampa
Sabato, 14 Settembre 2002

FILOSOFI, STORICI, POLITOLOGI, TEOLOGI PER UN’ALTERNATIVA INTELLETTUALE ALLA SINISTRA

Destra, gli stati generali della cultura

di Aldo Cazzullo

C’È un progetto nel centrodestra per individuare reti di intellettuali, filoni di pensiero, temi di aggregazione politica.

Se durante la «traversata del deserto» dell'opposizione prevalevano i laboratori di ricerca economica, ora che gli economisti vanno al governo sono politologi, filosofi e storici a tentare di dare sistematicità e omogeneità a un pensiero di centrodestra che coniughi liberalismo e cattolicesimo, che tenga insieme i moderati delle varie confessioni, compresi centristi e liberisti che l'omogeneità dentro l'esecutivo sono lontani dal trovarla.

«La libertà francese e la libertà americana», «l'antiamericanismo in Europa», «Dimenticare Parigi»; basta scorrere in anteprima le relazioni che gli intellettuali riuniti a Trieste la prossima settimana dalla fondazione Liberal presieduta da Ferdinando Adornato, per individuare il tema forte della seconda edizione delle Giornate internazionali del pensiero filosofico: la crescente frattura tra Europa e America, interpretata non solo alla luce delle diverse letture strategiche e politiche della crisi mediorientale e della lotta al terrorismo, ma prima ancora nella chiave dei diversi fondamenti filosofici della Rivoluzione francese e quella americana, delle due diverse idee di democrazia e di libertà.

Il premio che l'anno scorso era andato ad André Glucksmann sarà assegnato al cardinale Joseph Ratzinger, che si esprimerà in sostegno della tesi, cara anche ad alcuni rappresentanti italiani nella Convenzione come Fini e Follini, della menzione delle radici cristiane dell'Europa nel testo (e nello spirito) della futura Costituzione.

La filosofia politica della nuova Costituzione europea sarà appunto il tema del dibattito tra il vicepresidente del Senato Domenico Fisichella, l'ex direttore dell'Unità Renzo Foa, Rino Fisichella rettore dell'università lateranense e il leader dell'Udc Follini.

Sono attesi interventi di Angelo Panebianco, Ernst Nolte, Angelo Maria Petroni, e anche di personaggi vicini al centrosinistra come Gianfranco Pasquino. Il superamento dell'endiade laici-cattolici è una delle premesse del progetto di Liberal, a cominciare dal superamento di un lessico che, sostiene Adornato, «appartiene in esclusiva alla politica italiana. Soltanto da noi la parola "laico" non indica semplicemente una persona che non fa parte del clero, ma è segno di un'identità politica.

E coniugare cattolicesimo e liberalismo è stato più difficile anche perché non è prevalsa la tradizione di De Gasperi e di don Sturzo, bensì quella filomarxista di Dossetti». Tra Parigi e Filadelfia, tra le due rivoluzioni e le due idee della libertà Adornato indica al centrodestra italiano la seconda.

Un'idea che ha i suoi ovvi riferimenti storici in Tocqueville e nella Arendt, e che nella dimensione più modesta dello scontro politico e culturale italiano ha trovato referenti, con toni e accenti diversi, nel pamphlet di Oriana Fallaci e negli interventi pubblici del presidente del Senato Marcello Pera.

«Dimenticare Parigi», è l'indicazione di Adornato: «Parigi sostiene, con Rousseau, che l'uomo lasciato a se stesso può diventare cattivo, e per perseguire il bene comune occorre privilegiare il collettivo sull'individuale. La volontà generale di Rousseau è il dominio della sintesi centralistica sulla libertà di movimento e sullo spazio dell'individuo. Il potere dell'Assemblea nazionale è un potere a se stante, estraneo al cittadino. Anche i rivoluzionari americani si pongono come obiettivo il bene comune, ma sulla scorta di Locke non si muovono nella sfera del potere, collegano il potere all'individuo. E il riconoscimento di un'entità superiore relativizza l'uomo, che il pensiero rivoluzionario francese, innalzando la ragione a Essere supremo, equipara a Dio. Il secolo contro Dio e contro l'uomo, il terribile Novecento europeo, da Hitler a Stalin, è la dimostrazione che in Europa ha prevalso questa seconda lettura. L'Ente supremo è divenuto di volta in volta la classe, la razza, lo Stato. Di questa lettura la sinistra italiana è ancora prigioniera. E' tempo di uscirne. Di fissare il criterio della storia e della politica nell'individuo».

Ma davvero, nonostante la tendenza degli ultimi anni con l'approdo al centrodestra di intellettuali formatisi nel Pci e nella sinistra parlamentare, nonostante i segnali dell'attualità politica e culturale con il nuovo corso della Rai e la svolta militante della Mondadori, l'egemonia culturale in Italia è ancora della sinistra?

«Non parlerei di egemonia culturale - risponde Adornato -, perché a sinistra vedo qualunquismo culturale piuttosto che cultura. Parlerei di un tic: sei intellettuale solo se sei di sinistra. Di una mitologia: centrodestra uguale incultura; una banda di selvaggi senza vocabolario che non sanno tenere la penna in mano. Non è così, e lo dimostra anche il fatto che incontri come quello di Trieste una volta li organizzava la sinistra, e ora li facciamo noi».


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Date: 14 Sep, 2002 on 06:24
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