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1. Ma il divismo può far male alla letteratura in festival
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da Il Corriere della Sera
Lunedì, 9 Settembre 2002

KERMESSE Trentasettemila biglietti venduti per la manifestazione mantovana che si è chiusa ieri con un bilancio positivo e qualche critica

Ma il divismo può far male alla letteratura in festival

MANTOVA - Quanto si è parlato d’America al Festival di Mantova che ieri sera ha chiuso con un’elegante esibizione dello psicanalista più famoso: James Hillman. In questi cinque giorni però non si è parlato granché dell’America bersaglio del terrorismo, dell’America dell’11 settembre. Neppure gli scrittori arrivati da New York come Jonathan Lethem o Colson Whitehead hanno avuto voglia di affrontare il tema. Anzi, per pudore o per esasperazione, sono sfuggiti alle domande dei cronisti più testoni, «ma lei cosa ricorda di quel giorno?» e «dalla sua finestra chi ha visto?» chiudendosi in mutismi nervosi. Solo Pete Hamill, scrittore sì ma anche vicedirettore del New Yorker , ha accettato benevolo e comprensivo di rievocare per altri giornalisti la tragedia delle Twin Towers. L’America di cui tanto hanno parlato molti dei cento e più intellettuali presenti a Mantova è un’altra: quella della guerra in Afghanistan e dei possibili attacchi all’Iraq. E non è un caso se gli incontri che hanno infiammato il pubblico con il massimo di entusiasmo e di partecipazione sono stati quelli con due pacifisti molto critici nei confronti degli interventi statunitensi: Gino Strada, il fondatore di Emergency, e il giornalista scrittore Tiziano Terzani. Forse, come sostiene il filosofo Peter Singer, nel mondo si sta davvero delineando un nuovo Sessantotto? Di sicuro la realtà e le inquietudini contemporanee stanno diventando protagoniste anche per gli scrittori.
Ma vediamo come ha funzionato questo Festival ormai alla sua sesta edizione eppure considerato ancora un fenomeno, una specie di bimbetto prodigio, fresco, spontaneo e insieme persuasivo e vincente. Ha funzionato bene, come sempre. E il perché stavolta lasciamolo dire a Vincenzo Cerami: «È un avvenimento vero che risponde a esigenze vere. Non è inventato dal marketing, né dalle classifiche, né dagli sponsor, né dai politici, né dalla tv». Opinione da condividere anche se a questo punto si rischia di fare l’oleografia, il santino del Festival. Tutto è andato per il meglio, organizzatori intelligenti e liberi da condizionamenti, pubblico pronto a condividerne le scelte. 37 mila i biglietti venduti, appena un po’ più di quanto promesso. E infatti non bisogna dimenticare che in questo fortunato recinto l’obiettivo è contenere e non allargare il numero degli spettatori.
Però... Qualche però c’è. In concomitanza con l’afflusso di quanti sono arrivati per la mostra sui Gonzaga sabato e domenica si aveva la sensazione di sagra affollata, di congestione soffocante. E poi sono accadute piccole cose strane. Ieri pomeriggio davanti al poeta siriano Adonis, sconosciuto persino a molti librai, aspettava una coda inverosimile, un centinaio di postulanti in attesa di farsi firmare un suo libro. E ancora: un fotografo scambiato per uno scrittore noto dopo aver chiarito l’equivoco è stato sveltamente apostrofato «l’autografo ce lo dia lo stesso». Poco più in là un autore australiano, Peter Carey, rincorso come Ian McEwan, ha cercato di sottrarsi inutilmente al rito della firma chiedendo invano «ma sapete chi sono?».
Il pubblico è stato ammirevole, senza dubbio. Ordinato, paziente anche quando restava fuori dai cancelli. Eppure non tutti gli spettatori davano l’idea di aver scelto tra i vari appuntamenti in programma. Ieri un gruppetto di pensionate sfrecciava verso James Hillman al grido «è il padre della psicologia archetipa»: un quadretto che poteva mettere addosso una certa inquietudine. Si sa, il gran successo, anche se meritato, può diventare una bestiola pericolosa. A questo Festival dopo anni di contenuta attenzione la stampa ha dedicato molto spazio. Troppo? Probabilmente no. Ma il rischio che le giornate di Mantova diventino un avvenimento irrinunciabile, imperdibile, alla moda, c’è. Un eccesso, una stonatura, e tac la magia potrebbe sparire.


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Date: 09 Sep, 2002 on 07:03
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