IN LIBRERIA

Libri di testo più cari, spesso oltre il tetto fissato del 2,7%

Ma c’è anche qualche ribasso. «Adeguamenti fatti a gennaio, troppo tardi per protestare»

MILANO - L’aumento è inversamente proporzionale al prezzo. Vale a dire: l’incremento è più alto per i libri che costano meno. E viceversa. Due esempi? Eccoli: «L’età medievale e moderna» di Guarracino, Mondadori, l’anno scorso costava 23,24 euro; quest’anno 24,75. Uguale: più 6,49 per cento. Il dizionario della lingua italiana Zingarelli (Zanichelli) nel 2001 costava 74,37. L’edizione aggiornata in vendita adesso costa 76,60 euro. Tre per cento in più. E allora, i libri sono più cari, come dicono i consumatori, o sono mediamente più costosi, come si difendono gli editori?
Naturalmente l’esempio riportato non può valere come regola. Gli stessi rivenditori ammettono che l’incremento quest’anno non è stato diverso dalle stagioni passate. Anzi. Si tratterebbe più che altro di arrotondamenti legati all’euro.
L’impressione che si ha, però, curiosando tra i banconi delle librerie, è che il costo adeguato alla nuova valuta europea induca a minimizzare l’effettivo aumento dei prezzi, che in molti casi risulta ben al di sopra del 2,7 per cento fissato un anno fa dal ministero della Pubblica istruzione.
Così se un «Physica 2000» (più cd), volume I, Le Monnier, costa 25,45 euro - e l’anno scorso 24,38 - verrebbe da dire: «È poco più di un euro». Che tradotto in percentuale, però, diventa »4,38 per cento. Stesso discorso per la «Storia della filosofia» di Reale e Antiseri, La Scuola: costa 26 euro, costava 24,53. Neanche un euro e mezzo in più? Significa »5,99 per cento.
A onor del vero ci sono anche testi «al ribasso». Il caso (unico nella nostra piccola indagine) riguarda il manuale di matematica per le medie edito da La Spiga: costava 16,47 euro; costa 16. Meno 2,8 per cento. Ma è, appunto, isolato dagli altri.
Infine, una riflessione, arriva da Roberto Sanzogni, amministratore dei cinque negozi milanesi del Libraccio. «Della questione libri si parla sempre a settembre - dice -. Ma l’adeguamento dei listini viene fatta a gennaio. Inutile parlarne quando non si può modificare».

Elvira Serra