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Chi ha paura della Rete? Chattare sì, ma con prudenza
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1. Chi ha paura della Rete? Chattare sì, ma con prudenza
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da La Stampa
Domenica 1 Settembre 2002

LA VOGLIA DI CONOSCERE PERSONE NUOVE SPESSO NASCONDE PERICOLI
Chi ha paura della Rete? Chattare sì, ma con prudenza

SECONDO indiscrezioni, Nadia Meneghini potrebbe avere conosciuto il suo assassino via Internet, perché «chattava» regolarmente, cioè «chiacchierava virtualmente» volentieri, passando diverse ore al computer collegata a Internet, al rientro dai turni in fabbrica. La sua storia ricorda quella di Ofir Rahum, il sedicenne israeliano che credeva di essere in procinto di conoscere una coetanea palestinese di cui si era invaghito, e invece è stato massacrato da militanti che gli hanno teso una trappola mortale mediante messaggi via Internet. Subito dopo l´assassinio, che un anno e mezzo fa ha sconvolto Israele, decine di giovani hacker (i pirati del computer) israeliani amici di Rahum si sono gettati alla caccia della ragazza-lucciola che aveva convinto il loro amico a raggiungerla. Scandagliando i numeri di codice personale «Icq» (è uno dei programmi di chat più popolari, inventato in Israele e diffuso in tutto il mondo, l´acronimo inglese significa «I seek you» cioè «io ti cerco»), molto diffusi fra gli adolescenti che frequentano le chat, sono riusciti a identificarla e a farla arrestare. Oppure ancora la storia di «Valentina», la dodicenne che aveva cercato amici via Internet e dopo un legame virtuale con uno sconosciuto durato ben due anni - due lunghi anni di conversazioni solitarie online chiusa a chiave in camera - è finita stuprata a Roma in una camera d´albergo da un commercialista di Bari di 45 anni e da una complice sarda. Solo dopo il fattaccio, i genitori si sono rivolti ai carabinieri. Ci sono voluti 20 giorni di indagini da parte del nucleo operativo specializzato a lavorare su Internet per arrivare ai due computer e risalire all´IP (Internet Protocol), l´identificativo del computer della persona che si collega a Internet. Allora, ai genitori della piccola il comandante dei carabinieri consigliò: «Controllate le autostrade telematiche percorse dai vostri figli, piene di insidie, nè più nè meno che una strada periferica cittadina». Nadia aveva 20 anni ed è difficile controllare le strade - virtuali o reali - che percorre una maggiorenne. Si sa, a noi italiani piace tanto chiacchierare. Ma non è tutto cybersesso, se sono vere le statistiche secondo cui gli italiani in questo campo sono il fanalino di coda d´Europa, con una media performance di 36,5 minuti al mese online, contro i tedeschi che ne fanno per ben 59,2 minuti. Eppure, secondo le ultime stime, sono ben quattro milioni e mezzo gli italiani che fanno ricorso abitualmente a quei canali di comunicazione virtuale che si chiamano chatline. E´ a loro che è stato dedicato lo scorso maggio a Cattolica il primo Chatterfest (www.chatterfest.it), un festival dedicato al popolo italiano delle chat. Scopo principale del raduno? Conoscersi finalmente di persona. «I chatter si rivolgono alla Rete per tre motivi fondamentali» spiega Antonio Roversi, professore di Sociologia della comunicazione all´università di Bologna e autore del libro «Chatline. Luoghi ed esperienze della vita in Rete»: «Per elaborare un lutto, ovvero per compensare una perdita simbolica o reale, per allargare i propri orizzonti di vita e uscire dalla routine, e per conoscere persone nuove con le quali alla fine incontrarsi veramente». E´ proprio per questo ultimo motivo che le chat, iniziate come fenomeno di nicchia, hanno conquistato un pubblico sempre più vasto, diventando un canale di comunicazione alla stessa stregua del telefonino, con i suoi popolarissimi sms. Secondo un recentissimo studio estivo sul sesso elettronico e le relazioni virtuali, condotto dal centro studi dell´australiano «College of Social and Health Sciences» dell'Università di West Sidney, chattare e flirtare online rischia nella maggioranza dei casi di compromettere una relazione che si ha nel mondo fisico, «offline». E più di un terzo degli oltre 1.100 partecipanti ha ammesso che il chattare erotico online è un atto che spesso conduce a scambiare nomi, foto e altri dettagli personali. Eppure, gli avvertimenti a non rinunciare mai alla privacy sono pubblicati dappertutto. Persino il cosiddetto «Portale del Cittadino» (www.italia.gov.it), da poco inaugurato dal governo italiano, ha dedicato un´intera sezione al tema «Chi ha paura della Rete?». Sotto la voce «chat lines» offre parole di buon senso, che vale la pena ricordare: «Sempre più persone si incontrano, si conoscono e comunicano sulla rete, grazie alle chat-lines. In qualsiasi ora del giorno e della notte, a qualsiasi latitudine, un utente può entrare in una chat e scambiare informazioni con chiunque. Questa è un'altra delle grandi opportunità offerte dalla rete. Ma anche in questo caso bisogna adottare delle precauzioni. E' entusiasmante conoscere gente nuova e diversa, ma bisogna sempre tenere presente che non sappiamo con chi veramente stiamo comunicando. La mancanza di una identità certa negli utenti delle chat è un aspetto da non sottovalutare. Proprio per questo è consigliabile una certa prudenza nel parlare di sé o dei fatti più intimi della propria vita. Così come nella realtà di tutti i giorni, nella chat si possono incontrare persone di tutti i tipi, brava gente, ma anche malintenzionati, cui l'anonimato garantisce libertà di azione e movimento. Spesso non si valutano abbastanza attentamente i rischi che possono derivare da una navigazione poco consapevole. Il computer ci appare come uno schermo protettivo fra noi e il mondo, tra noi e quelli che fuori possono riservarci brutte sorprese». Ma è solo uno schermo.

anna.masera@lastampa.it


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Date: 01 Sep, 2002 on 10:42
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