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da Il Corriere della Sera
Domenica, 25 Agosto 2002

La sperimentazione richiesta da 400 scuole

Materne ed elementari: adesioni soprattutto in Lombardia e Veneto. Il ministero: ne arriveranno altre. La prossima settimana la scelta

ROMA - Parte nell’incertezza la sperimentazione della Riforma Moratti. Il ministero guarda con ottimismo le circa 400 richieste arrivate, soprattutto al Nord, alle direzioni scolastiche regionali da parte di scuole ed enti locali. E conta di arrivare ad averne almeno il doppio prima di iniziare, nella prossima settimana, lo screening degli istituti che potranno per primi vedere gli effetti sulle materne ed elementari delle «innovazioni» pensate dal governo, e ancora al vaglio del Parlamento: prime fra tutte l’ingresso anticipato a scuola e l’addio al «pool» di maestre. Ma i dubbi dei capi di istituto e dei docenti si accentrano sui tempi troppo stretti per mettere in atto questa pre-riforma e sulle risorse disponibili. Il sindacato denuncia il caos: «Questa non è sperimentazione, ma una improvvisazione senza capo né coda - accusa Enrico Panini della Cgilscuola -. Ci sono scuole che risultano aderire quando sono ancora chiuse. E i collegi dei docenti saranno chiamati a dare l’ok definitivo all’adesione i primi giorni di settembre: cioè prima che il ministro firmi il decreto di avvio della sperimentazione». E, da sinistra, già arrivano le prime bordate polemiche: «La Moratti ha sbagliato tutto - dichiara Enzo Carra della Margherita - sono a rischio i fondi, le cattedre e i calendari».

LE NOVITA’ - Alle scuole sperimentali verranno ammessi i bambini che compiranno 3 e 6 anni entro il 28 febbraio 2003. All’attuale assetto, di tre insegnati che collaborano alla didattica di due classi, subentrerà quello di un maestro cosiddetto prevalente che passerà con la classe tra le 18 e le 21 ore settimanali. L’inglese diventerà materia di insegnamento anche in prima elementare e già dai primi giorni di scuola si comincerà a sperimentare l’uso dei computer.

LA CORSA CONTRO IL TEMPO - Al termine del duro scontro estivo con i centristi, contrari alla partenza frettolosa della riforma, Letizia Moratti il 6 agosto è riuscita a ottenere che la sperimentazione partisse in 200 istituti «pilota»: due per ogni provincia scelti tra scuole statali e paritarie. La caccia alle adesioni, sulla base del decreto ancora in bozza, è scattata subito. Ma il Consiglio nazionale della Pubblica istruzione darà un parere sulla questione solo dopo il 10 settembre. Anche se al ministero già ipotizzano un parere «parzialmente favorevole». Ogni singola scuola che vedrà confermata la sua candidatura alla sperimentazione dovrà, inoltre, avvertire i genitori. E riuscire a inserire nelle classi i nuovi alunni. Il tutto prima dell’avvio dell’anno scolastico: già fissato, in gran parte d’Italia, tra il 10 e il 20 settembre.

LE ADESIONI - «Tutte le domande sono ancora da confermare. Ma ce la faremo - assicurano al ministero -. La richiesta delle famiglie è alta. E pensiamo che alla fine un 30% dei 3207 circoli scolastici si candidi alla sperimentazione». I direttori generali regionali dell’Istruzione già tornati dalle ferie, una minoranza, stanno raccogliendo disponibilità. Arrivano soprattutto dal Nord, spiegano al ministero, gran parte da Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Lazio. Numeri ufficiali però non ce ne sono. Un po’ perché la Moratti vorrebbe portarli direttamente al Consiglio dei ministri, prendendosi una rivincita sugli scettici. Ma molto di più perché dovranno essere confermate dai collegi dei docenti e dai singoli Comuni. E ancora non c’è stato l’incontro chiarificatore chiesto ad agosto dal presidente dell’Anci al ministro, sulla copertura economica del personale e delle strutture richieste dalla sperimentazione.

CONTRARI - Il responsabile Cultura della Margherita, Enzo Carra, va all’attacco: «L’insieme dei nostri figli e di chi ha la missione della loro formazione - dichiara - è nel caos e nell’incertezza». Il sindacato è ancora più duro: «I Comuni sono contrari - ricorda Panini della Cgilscuola -. I capi d’istituto non hanno fondi e direttive. Insomma la voglia di sperimentazione della Moratti è dettata da ragioni solo politiche: vuole far vedere che comunque, nonostante tutto, si va avanti. Mentre i tempi, i diritti della scuola e dei bambini non contano».

SICILIA - La decisione dell’assessore siciliano alla Pubblica istruzione, Fabio Granata, di posticipare la prima campanella al 30 settembre concede più tempo alle scuole che aspirano alla sperimentazione. Ieri il sottosegretario all’Interno, Antonio D’Alì, è tornato sulla vicenda e ha definito «opportuno e saggio» il provvedimento e «tristi perché pretestuose» le polemiche.

Virginia Piccolillo

E’ stato il tormentone dell’estate. «E’ un’occasione da non perdere». «No, lasciamolo divertire ancora un po’»

I genitori dei bambini del ’97: lo iscrivo o non lo iscrivo un anno prima?
Mogli e mariti si dividono Gli insegnanti vengono tempestati di domande

MILANO - L’ultimo rebus della scuola è diventato l’incubo dei genitori del ’97. Sono le mamme e i papà che, nell’anno in cui Hong Kong veniva restituita alla Cina e Dario Fo riceveva il Nobel per la letteratura, si arrabattavano fra biberon e pannolini, vaccinazioni e notti insonni. Si erano illusi che i loro problemi fossero finiti quando i figli hanno preso confidenza con la forchetta, hanno imparato a vestirsi (quasi) da soli e si sono rassegnati ad abbandonare il lettone. Invece no. I genitori del ’97 hanno trascorso l’estate parlando solo di un argomento: la riforma Moratti. Sotto l’ombrellone e durante la passeggiata al rifugio. Nelle più o meno lunghe telefonate a casa. Da giugno in qua, non si sta discutendo d’altro. E adesso siamo alle battute decisive. Il ministro Letizia Moratti ha garantito che in settembre, fra meno di venti giorni insomma, parte la sperimentazione: questo significa che potranno essere iscritti in prima elementare anche i bimbi nati dal 1° gennaio al 28 febbraio del ’97.
Eccolo, il bivio: insistere con l’ultimo anno di scuola materna, o tentare il salto alla primaria? I genitori del ’97 guardano i loro bimbi e si chiedono se sia meglio lasciarli ancora un anno a giocare sereni, o se valga la pena di far guadagnare un anno «che non si sa mai un domani come andranno le cose». Negli schieramenti in riva al mare, di solito, i papà sono più decisi. Davide Garatti, ad esempio, non vede l’ora di firmare il modulo di iscrizione: «E’ un’occasione da non perdere. Si comincia prima e avrai sempre un anno di vantaggio sui coetanei». La moglie accetta ma non condivide: «Io ’sta bimba non me la vedo proprio, inchiodata a un banco per tutta la giornata». E Sandra Zucchetti, che ha già Federico alle elementari e che potrebbe iscrivere in prima Raffaele, nato il 24 febbraio ’97, dà man forte all’amica e insiste con lo slogan: «Lasciamoli vivere».
E siamo soltanto alla teoria. Perché poi c’è la pratica, cioè il caos. Capita infatti che fino all’ultimo nessuno saprà se la scuola scelta per il proprio figlio sarà tra quelle che ospiteranno la riforma. E dunque: chi vorrebbe anticipare potrebbe non essere in condizioni di farlo. Al contrario, l’occasione potrebbe venire offerta a chi non ha nessun interesse di sfruttarla. Alla fine, c’è da scommettere, saranno tutti scontenti. Anche perché, come fa notare Filippo Maraffi, papà di Giorgio (classe ’96), «Se arriva la sperimentazione, mio figlio, oltre a trovarsi in classe bambini nati un anno dopo di lui, dovrà seguire una programmazione diversa da quella su cui io e mia moglie contavamo».
Intanto, il tempo stringe. I genitori del ’97 mendicano informazioni ovunque. C’è quello con l’amico in segreteria del Provveditore e quella senza pudore che fa squillare il cellulare della direttrice anche il 20 agosto. Le insegnanti vengono tempestate di domande e ci si collega al sito del ministero alla ricerca di novità. Inutilmente. Senza contare che anche i bambini del ’97, come i loro genitori, sono un po’ confusi: e la piccola, ansiosa di comprarsi lo zaino di Barbie per andare in prima, come la prenderà quando le diranno che la sua scuola non è stata scelta dalla riforma?

Elisabetta Soglio

Mario Dutto, dirigente scolastico: «Nessun finanziamento, partiranno soltanto gli istituti già pronti»

«Le famiglie non potranno chiedere trasferimenti all’ultimo momento»

MILANO - Le vacanze del dirigente scolastico lombardo, il professor Mario Dutto, sono finite in anticipo. E anche nei pochi giorni di tregua, il suo telefonino è sempre rimasto acceso. «Sono in tanti a chiederci informazioni. I genitori, e soprattutto insegnanti e direttrici. Ma bisogna stare tranquilli: la sperimentazione interesserà comunque un bacino molto ridotto di utenti e questa innovazione nulla toglierà al livello di tutte le altre scuole». Professor Dutto, quando conosceremo gli istituti che ospiteranno la sperimentazione della riforma?
«Per quanto riguarda la Lombardia, stiamo già esaminando le situazioni di molte scuole che ci hanno anticipato la loro disponibilità. Diciamo che abbiamo già una cinquantina di segnalazioni che devono però essere formalizzate dall’assenso del collegio docenti. Nostro obiettivo è avere un quadro completo all’inizio di settembre».
Come verranno scelte le scuole?
«L’esperimento riguarderà 25-30 istituti in Lombardia, soprattutto statali, ma anche privati paritari. I requisiti che chiediamo sono anzitutto di carattere strutturale: la scuola deve avere a disposizione gli spazi e gli strumenti per garantire le innovazioni previste dalla riforma, come l’insegnamento della lingua inglese e l’uso dei computer. C’è poi una questione più strettamente didattica, per cui punteremo su istituti che hanno alle spalle esperienze già consolidate nella direzione verso cui si muove la riforma: come il ricorso ai laboratori e la centralità di un insegnante sugli altri».
Se un genitore sceglie l’anticipo, può all’ultimo momento passare in una delle scuole prescelte?
«In assoluto direi che non si potranno gestire trasferimenti dell’ultima ora».
Questo significa che ci saranno disparità nelle possibilità offerte ai bambini e che si rischia di creare la scuola di serie A e di serie B.
«Stiamo parlando di una riforma e, come sempre avviene in questi casi, bisogna prevedere cicli medio-lunghi per arrivare a una situazione definitiva e uguale per tutti. Nostro compito è garantire a tutti gli studenti un livello di alta qualità di servizio».
Ci saranno finanziamenti per queste scuole?
«Non sono previsti, altrimenti avremmo sì creato delle isole di eccellenza. Ci sarà un’attività di supporto formativo, ma i budget rimarranno quelli che erano: proprio per questo ci orienteremo verso le scuole che hanno già propri mezzi o in quelle di provincia dove l’ente locale ha dichiarato il proprio appoggio all’eventuale esperimento».
Professor Dutto, lei teme che dobbiamo prepararci a un anno di caos?
«Noi stiamo lavorando proprio perché non sia così. Certo, prevediamo che ci saranno genitori scontenti o tensioni sindacali. Ma continueremo a lavorare nell’interesse delle scuole. Di tutte le scuole».

E. So.


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Date: 25 Aug, 2002 on 13:00
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