La sua fabbricazione è stata possibile grazie a un circuito integrato di una superficie di quattro centimetri

Arriva dal Giappone il robot che sa giudicare
Riproduce il nostro cervello: verrà usato anche per le previsioni meteo e il controllo aereo

TOKYO - Un robot consapevole dei rischi che corre, capace di giudicare e quindi di scegliere la soluzione migliore per la propria sopravvivenza. È questa l'ultima trovata nel campo del robotica, una rivoluzionaria scoperta che giunge dal Giappone e di cui si è parlato ieri nelle pagine del quotidiano Yomiuri Shinbun. Ma di che cosa si tratta? Questa nuova facoltà che fa somigliare sempre di più un robot a un essere umano, è il risultato di un circuito integrato che dovrebbe riprodurre il nostro cervello nei complicati meccanismi che sovrintendono la "mente" del robot . Un circuito di plastica, di una superficie di 4 centimetri quadrati in cui sono racchiusi un milioni di switch. I creatori di questo sistema che consentirà al robot di giudicare tra buono e cattivo, o meglio, tra sicuro e pericoloso, sono gli scienziati del gruppo Mitsubishi Heavy Industries.

Secondo questi ricercatori, grazie a questo circuito il robot dovrebbe poter scegliere quali decisioni prendere per evitare un pericolo e per produrre il miglior risultato nell'operazione in cui è impegnato. In altre parole, il robot sarà in grado di giudicare, dopo aver elaborato dati sulla temperatura o la pressione atmosferica, la strada da seguire.

Il circuito dovrebbe diventare oggetto di produzione industriale entro cinque anni. Non solo: la Mitsubishi intende proporlo oltre che all'industria dei robot, anche per le previsioni meteorologiche e per il controllo aereo.

Ma quanto ci vorrà prima che arrivino tra di noi i robot visti nei film? Forse, non così tanto tempo. Recentemente, numerosi progetti europei di robotica stanno studiando sempre più da vicino i sistemi sensoriali di alcuni animali. L'intento dei ricercatori è quello di ispirarsi agli organismi viventi, riproducendo, per esempio, il sonar dei pipistrelli per migliorare la capacità del robot di spostarsi in un universo tridimensionale. Altri progetti stanno invece cercando di copiare il meccanismo insito nell'occhio della mosca o in quello dei peli del grillo, capace di registrare minuscole variazioni di pressione.

È di pochi mesi fa la notizia di un robot "intelligente" fuggito dal laboratorio dove era "nato". Gaak, questo è il suo nome, ha approfittato della distrazione del suo creatore (un ricercatore britannico) per dimostrare doti insperate, che hanno lasciato tutti a bocca aperta. Il piccolo Gaak, lungo una sessantina di centimetri, ha copiato l'uomo lanciandosi alla ricerca della libertà.

Il fatto si è verificato lo scorso giugno presso il Magna Science Adventure Park di Rotherham, nello Yorkshire. Gaak, assieme ad altre dieci specie di robot, rientrava in una ricerca intitolata "la sopravvivenza del più forte". Messo a riposo in un recinto, Gaak ha deciso di infilare la porta e di darsela a gambe. L'unico commento del suo "creatore" è stata: "Non so proprio come sia riuscito a trovare la porta d'uscita".

(19 agosto 2002)