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La Silicon Valley? Macché crisi, è l’ora del rilancio
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1. La Silicon Valley? Macché crisi, è l’ora del rilancio
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da Il Corriere della Sera
Domenica, 18 Agosto 2002

Parla il tecnologo italiano Lanza: «Con gli investimenti nella sicurezza grandi opportunità per elettronica e biotecnologie»

«La Silicon Valley? Macché crisi, è l’ora del rilancio»

PALO ALTO (California) - Alla Silicon Valley le cose non vanno male nonostante le «lacrime» dovute alla chiusura di alcune aziende, all’andamento di Wall Street e al dramma dei bilanci truccati. Ecco, in sintesi, il giudizio di uno dei personaggi più significativi di questa capitale del mondo delle ricerche e delle tecnologie: un ingegnere elettronico di origine italiana che - giunto qui da Ivrea, circa trent’anni fa - ha dapprima lavorato nel settore scientifico-tecnologico (è l’inventore del primo «chip» per telecomunicazione per i collegamenti Internet) e ora è un «Venture Capitalist», cioè il finanziatore di nascenti aziende di tecnologie avanzate. Si tratta di Lucio Lanza, tecnologo milanese di sangue siciliano, allevato nel Politecnico lombardo, alla scuola dei pionieri dell’elettronica italiana, Carassa, Biondi, Lunelli. Che cosa è cambiato e sta cambiando nella Valle del Silicio, sul piano scientifico-tecnico e di conseguenza su quello economico dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre?
«Cominciamo dal primo aspetto, il settore tecnologico. Gli attacchi terroristici a New York e a Washington e quelli continuamente minacciati hanno suscitato nuove e più cospicue opportunità di ricerca, di attività applicative. Si pensi, per esempio, alla sicurezza. Comporta un’innumerevole serie di sistemi automatici di sorveglianza, più sofisticati degli attuali; richiede nuove apparecchiature, miglioramenti e innovazioni delle tecnologie esistenti. Ma uno dei problemi fondamentali riguarda la sicurezza dei computer. Se un giorno i terroristi decidessero (avendone la capacità) di passare agli attacchi brutali e sanguinari a un’irruzione dirompente nei sistemi dei computer, l’economia e quindi la vita sociale americana ne avrebbero danni enormi. Ecco perché si stanno facendo enormi sforzi per creare nuovi mezzi elettronici, capaci di rendere difficilissime se non impossibili le intrusioni proditorie nel mondo dei calcolatori. Infine c’è tutta una serie di nuovi mezzi da creare per le difese contro i minacciati attacchi chimici e biologici. E in questo campo grandi prospettive di sviluppo e di lavoro sono evidenti per le biotecnologie. Per gli altri due aspetti della questione - quello psicologico e quello economico - nella Valle del Silicio come nel resto d’America, va detto che è cambiato il "senso della fiducia"».
Per gli scandali dei bilanci truccati di grandi aziende, per la caduta a picco di certi titoli azionari, indotta dalla bancarotta o quasi di alcune imprese di telecomunicazioni?
«Certamente anche per questi fatti. Ma si tratta di situazioni contingenti. E del resto, le misure correttive - anche stavolta - sono già state indicate. Il cambiamento del "senso della fiducia" ha cause più profonde. Qui eravamo e siamo convinti ancora che nello sviluppo dei computer risiedono il futuro dell’umanità e l’allargamento del benessere ai vari strati sociali. Purtroppo gli attacchi terroristici hanno scosso questa fiducia, obbligandoci alla difensiva, contro un nemico sfuggente».
Ma quali sono ora le prospettive delle tecnologie?
«Le prospettive sono immense soprattutto per le biotecnologie e per l’elettronica che dopo aver consentito la scoperta del genoma umano, fornisce ora un supporto impensabile alcuni anni fa. Si pensa alla creazione di modelli molecolari e cellulari già oggi in preparazione, capaci di indicare i farmaci più efficaci per ciascun individuo. Nasceranno nuove aziende e nuovi mercati, di cui si gioveranno anche le imprese esistenti in grado di riciclarsi».
Se questo è vero perché il Nasdaq va così male?
«Nonostante la debacle di certe aziende e i conseguenti licenziamenti, qui abbiamo ancor oggi il tasso più basso di disoccupazione, intorno al 6%. Certo, sono finiti i tempi troppo facili. Chi attualmente s’imbarca in nuove avventure tecnologico-industriali deve avere più stoffa imprenditoriale, più capacità di lavoro, più inventiva di prima».

Giancarlo Masini


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Date: 18 Aug, 2002 on 09:03
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