CICLONE LETIZIA

ANGELA CORTESE

la bufera scatenata dal rapporto del ministro Moratti sugli istituti scolastici improduttivi dovrebbe avere un nome, così come lo hanno tutti i cicloni che si rispettano e che appaiono, facendo danni gravissimi, proprio nei mesi estivi. Come un vero e proprio ciclone, le ultime gesta della Moratti prendono di mira, in maniera indiscriminata, tutto ciò che trova sul loro cammino con furia devastatrice. Non ci si sofferma, neanche per un attimo, a vedere cosa si sta abbattendo: ciò che conta è la forza dei numeri. Forza, si sa, che può essere davvero implacabile. Infatti sotto la mannaia di questi numeri rischiano di cadere 206 scuole campane, considerate "rami secchi".

Sotto accusa ci sono tutte quelle scuole che non rispettano i parametri adottati da Tremonti. In particolare il parametro del rapporto alunni/docenti inferiore a 9,5. Sotto questa soglia sarebbero tagliate ben 206 scuole campane. Nella sola provincia di Napoli sono 49 le scuole sotto accusa e l'unica soluzione prospettata è quella della loro chiusura, del taglio drastico. Né a Moratti, né tanto meno a Tremonti, interessa il destino di tanti ragazzi e delle loro famiglie, né quello di tanti insegnanti di ruolo e di tutti quelli che, pur vincitori da due anni di un concorso espletato sulla base dei reali bisogni della scuola italiana, vedrebbero la prospettiva del lavoro, forse, irrimediabilmente compromessa. Peggio ancora: a nessuno importa se questo dimensionamento cancella la storia per dare spazio solo all'aritmetica. Molte delle scuole sotto accusa a Napoli, infatti, sono portatrici di indirizzi rari, come l'Istituto d'arte Filippo Palizzi, che conserva l'indirizzo della lavorazione dei metalli preziosi, o come lo storico istituto Caselli che è depositario dell'arte della ceramica di Capodimonte. Eppure questi istituti, in un'ottica di programmazione meramente "ragionieristica", come quella che anima le minacciate ristrutturazioni morattiane, rappresentano delle perle rare per l'istruzione italiana e per il territorio cittadino.
L'Unione Europea ha tracciato le linee fondamentali dell'educazione del prossimo millennio ed a quelle siamo chiamati ad adeguarci. Queste linee sono presenti nel Documento di sintesi, sulla base del Memorandum sulle politiche di life long learning, adottato a Barcellona. Lì si parla della valorizzazione della persona come "risorsa", inserita nell'economia della conoscenza; il sostegno dei contesti economici ed il dialogo con le politiche del territorio. In questo quadro non è più possibile riferirsi all'istruzione come ad una politica settoriale in cui contano solo i parametri qualitativi/quantitativi intrinseci, ma bisogna tenere conto di un sistema integrato di istruzione che abbia la capacità di collegarsi alla formazione lungo tutto l'arco della vita, misurandosi con le reali potenzialità del territorio. In questo sistema sono inserite le scuole con la loro capacità di insediamento territoriale, con la loro autonomia. Autonomia che non può significare pensare con una logica puramente aziendale.
Sarebbe davvero troppo se a questo si aggiungesse la cancellazione della riforma delle elementari e la reintroduzione del maestro unico di stampo ottocentesco. Allora sì che l'estate diventerebbe incandescente: ai danni del ciclone morattiano, si aggiungerebbe anche quelli di un incendio che innescato in estate continuerebbe ad ardere nella più fresca stagione autunnale.
Angela Cortese, Assessore alle Politiche Formative Provincia di Napoli